Thomas Stearns Eliot, Cristianità n. 97 (1983)
Appunti per una definizione della cultura, trad. it. diversa, 2a ed., Bompiani, Milano 1967, pp. 47-49. Titolo redazionale.
La famiglia e la trasmissione della cultura
Il principale veicolo di trasmissione della cultura è la famiglia: nessuno sfugge interamente al tipo di cultura, o oltrepassa il grado di cultura, che acquistò dal suo primo ambiente. Ciò non vuol dire che questo possa essere l’unico veicolo di trasmissione: in qualsiasi società, più o meno complessa, l’opera della famiglia è assistita e continuata da altri mezzi di trasmissione. È così anche in società relativamente primitive. Nelle comunità più civilizzate, che conoscessero la specializzazione dei compiti, e in cui non tutti i figli seguissero l’occupazione del padre, il discepolo (idealmente almeno) non serviva semplicemente il suo maestro, né imparava da lui come uno farebbe in una scuola tecnica: egli veniva accolto in un modo di vivere che s’accompagnava a quel particolare mestiere o arte; e forse il segreto perduto dell’arte è questo, che non semplicemente un’abilità veniva trasmessa, ma tutto un modo di vivere. E cultura – da non confondersi con la conoscenza di essa – era quella che veniva trasmessa dalle più vecchie università: se ne sono avvantaggiati giovanotti che pur sono stati studenti senza profitto, che non hanno acquistato alcun gusto per lo studio o per l‘architettura gotica degli edifici universitari o per la ritualità e le forme della vita di collegio. […] Ma la via di gran lunga più importante per la trasmissione della cultura resta la famiglia, e quando la vita famigliare manca a tale compito, dobbiamo attenderci una decadenza nella nostra cultura. La famiglia è una istituzione di cui quasi tutti parlano bene: ma è opportuno tener presente che è termine che può variare di estensione. Oggi come oggi, essa significa poco più che i membri viventi di essa. È rara eccezione che un avviso pubblicitario raffiguri una famiglia numerosa o di tre generazioni. La famiglia tipo dei manifesti pubblicitari consiste dei due genitori e di uno o due figli. Quel che si offre all’ammirazione non è la devozione ad una famiglia ma l’affetto personale tra i membri di essa, e quanto più piccola è la famiglia tanto più sarà facile sentimentalizzare questo affetto personale. Ma quando parlo della famiglia penso ad un legame che abbraccia un più lungo periodo di tempo che non questo: una pietà per i morti, per quanto oscuri, ed una sollecitudine per i non nati, per quanto remoti: se questa devozione per il passato e per il futuro non è coltivata nella famiglia, nella comunità essa non potrà essere altro che una convenzione verbale. Un tale interesse per il passato è cosa diversa dalle vanità e dalle pretese della genealogia; una tale responsabilità verso il futuro è cosa diversa da quella degli ideatori di programmi sociali.
Thomas Stearns Eliot