Jesse Helms, Cristianità n. 155 (1988)
Un drammatico scenario descritto il 15 dicembre 1987, davanti al Senato degli Stati Uniti, da Jesse Helms, repubblicano del North Carolina.
Con il titolo The Pearl Harbor Summit: International Strategic Considerations il discorso è comparso in Congressional Record, vol. 133, n. 199, 15-12-1987, pp. S 18145-S 18150. La traduzione è redazionale.
Dopo il vertice di Washington
Comunismo e mondialismo. Considerazioni di politica internazionale
Signor Presidente, lo scorso giovedì, 10 dicembre, ho trattato in questa Camera di alcuni parallelismi storici fra l’attacco giapponese contro Pearl Harbor, del 1941, e la visita a Washington di Mikhail Gorbaciov, della scorsa settimana (*).
Oggi credo si debba considerare l’impatto della visita di Gorbaciov sul futuro della nostra società e sui nostri futuri rapporti con altre nazioni. Anzitutto, il mio commento odierno sarà dedicato alle considerazioni di strategia internazionale, usando il termine «strategia» in senso lato, cioè non solo in senso militare, ma anche in senso culturale, economico e sociale.
Signor Presidente, non è ancora il momento per un esame accurato del trattato INF [Intermediate Range Nuclear Forces, «Forze Nucleari a Medio Raggio»] in sé; questo dovrà avvenire dopo attento studio e intenso esame interrogando i negoziatori e altri esperti. Io oggi sono più interessato agli effetti collaterali — i mutamenti a catena che sono stati provocati dal trattato — che ai problemi del trattato stesso. Dobbiamo chiederci se la condotta tenuta durante questo vertice non possa presentare evidenti rischi non solo per il nostro paese ma per il mondo libero.
Lo scopo principale del vertice, ci è stato detto, era il trattato INF. Nella realtà dei fatti il vertice è stato una gara di pubbliche relazioni. A mano a mano che il tempo passa e cala l’euforia del momento, potremmo proprio ritrovarci con conseguenze distruttive che non erano state previste.
Signor Presidente, dobbiamo anche riflettere se le conseguenze di questo vertice possano condurre allo smantellamento del mondo libero, anzi, all’eclissi della leadership degli Stati Uniti. A dispetto delle ben orchestrate voci ufficiali, questo vertice avrà come risultato la disintegrazione dell’Organizzazione del Trattato Nord-Atlantico [NATO] e la disintegrazione del Trattato di Rio? Ci troveremo isolati come nazione in un mondo ostile dominato dall’impero sovietico? In tali condizioni il nostro modo di vita — l’ordine e i valori affermati dalla nostra Costituzione — può rimanere sicuro?
Strategia sovietica e distruzione della NATO
Secondo la mia opinione, Signor Presidente, proprio i negoziati per il trattato INF, quali che siano gli esiti tecnici del documento finale, possono a ragione significare l’inizio della fine dell’alleanza NATO. Mikhail Gorbaciov è impegnato in un inganno strategico del tipo più completo, e il nostro dipartimento di Stato non ha risparmiato alcuno sforzo per condurre il nostro presidente in una trappola sul controllo degli armamenti. Altre pressioni comprendono l’opera delle principali banche degli Stati Uniti e delle società multinazionali, che quasi sempre cercano di affermare i loro ristretti interessi particolari a spese della sicurezza del loro paese, espandendo le relazioni commerciali con il blocco sovietico.
Fin dalla sua costituzione, l’alleanza NATO è stata un bersaglio primario dell’unione Sovietica. Mosca ha compiuto ogni sforzo per distruggere la NATO attraverso la sovversione psicologica e politica. Nella strategia sovietica la distruzione della NATO permetterebbe la finlandizzazione dell’Europa Occidentale. Con un’Europa Occidentale finlandizzata, l’Unione Sovietica ha maggiormente mano libera per procedere contro gli Stati Uniti, che il Cremlino definisce il suo «principale nemico».
Signor Presidente, i principali obbiettivi dell’attuale strategia globale sovietica sono:
1. l’accerchiamento strategico dell’Europa Occidentale e lo smembramento dell’alleanza NATO;
2. l’accerchiamento strategico della Penisola Arabica;
3. l’accerchiamento strategico dell’Africa Meridionale;
4. l’accerchiamento strategico della Cina, mentre si discute un riavvicinamento fra Mosca e Pechino;
5. l’isolamento strategico dell’emisfero occidentale e lo smembramento del Trattato di Rio;
6 . l’accerchiamento strategico degli Stati Uniti.
Signor Presidente, perfino una rassegna breve della sistematica aggressione ed espansione sovietica negli anni recenti dimostra la strategia progettata con cura dal Cremlino. L’Unione Sovietica, come il mondo ha visto, ha collocato al potere con successo regimi marxisti-leninisti in Mozambico, Angola, Etiopia, Yemen del Sud, Afghanistan e Nicaragua, per non menzionare i paesi del Patto di Varsavia.
E dove i regimi non sono apertamente marxisti-leninisti i sovietici hanno raggiunto una rimarchevole penetrazione per ottenere i loro scopi. Eccone degli esempi.
La penetrazione sovietica nel regime di Assad in Siria minaccia Libano, Israele, Giordania, Turchia e Iraq.
La penetrazione sovietica nel regime di Khomeini in Iran è significativa e minaccia il Golfo Persico compresi l’Arabia Saudita e il Kuwait; anzi, il regime di Khomeini minaccia l’intero mondo musulmano.
La penetrazione sovietica nell’India minaccia il Pakistan, il Bangladesh e l’intero subcontinente, con le sue nazioni oppresse, come la sikh, la kashmir, la tamil, l’assamese e la bengalese. La brutale occupazione delle terre dell’etnia tamil nello Sri Lanka da parte dell’esercito indiano sta costando le vite innocenti di migliaia di uomini, donne e bambini. Naturalmente il reale obbiettivo dell’esercito indiano è il controllo del porto strategico di Trincomalee a vantaggio dei suoi padroni sovietici. Trincomalee è l’unico porto veramente strategico nell’oceano Indiano. Il protendersi della potenza navale sovietica dal Vietnam nel Mare Cinese Meridionale e nel Pacifico Occidentale minaccia i paesi liberi della sponda del Pacifico e il futuro del commercio internazionale.
La penetrazione sovietica nelle Filippine minaccia non solo le prospettive di libertà in quel paese e nei paesi vicini come l’Indonesia e la Malaysia, minaccia anche la posizione strategica degli Stati Uniti nel Pacifico e quindi la capacità degli Stati Uniti di agire come una forza di pace e di progresso nel bacino del Pacifico.
Guerra psicologica contro il popolo americano
Signor Presidente, chi può negare che il popolo americano e il Congresso siano soggetti a una campagna senza precedenti da parte dei principali mezzi di informazione americani, volta a dipingere Mikhail Gorbaciov come un benigno riformatore i cui unici desideri sono la trasparenza e la ristrutturazione degli affari interni e normali relazioni con gli Stati Uniti? Quanto spesso abbiamo sentito parlare di glasnost e di perestroika?
Perché dovremmo plaudire a una ristrutturazione che si prefigge di far funzionare il comunismo? Perché dovremmo rallegrarci di una ristrutturazione che si prefigge di costruire un GULag migliore?
Signor Presidente, avendo sentito la parola glasnost così spesso alla televisione statunitense e avendo letto tanto su di essa sulla stampa statunitense, ho chiesto al mio staff di cercare la parola in un dizionario Russo-Inglese. I mezzi di informazione ci dicono che la parola significa trasparenza, il che ci induce a credere che vi sia un rilassamento dei controlli all’interno dell’unione Sovietica e un nuovo atteggiamento amichevole verso l’Occidente.
La Biblioteca del Congresso mi ha trasmesso una pagina dal dizionario Russo-Inglese compilato dal prof. A.I. Smirnitsky e pubblicato a Mosca. Il dizionario, sotto glas, fornisce come traduzione voce. Il dizionario, sotto glasnost, fornisce come traduzione pubblicità. Diversi esperti dell’Unione Sovietica, di madrelingua russa, ci hanno detto che il significato corrente è un po’ più forte della semplice pubblicità. Questi specialisti dicono che glasnost nell’uso corrente significa propaganda.
Signor Presidente, vi è una bella distanza da quanto i mezzi di informazione vorrebbero farci credere. Ma questa distorsione del significato di parole, questa guerra nel campo della semantica, è tipica della dieta dei media con cui il popolo americano viene nutrito ora dopo ora, giorno dopo giorno, pagina dopo pagina, programma dopo programma. Questa distorsione del significato delle parole è tipica degli standard etici dei giornalisti americani che operano oggi. Questi giornalisti, intenzionalmente o no, non riportano i fatti reali, le notizie effettive. Sono, piuttosto, impegnati in discussioni e in propaganda per una guerra alla cultura e ai valori tradizionali americani.
Questa campagna contro il popolo americano — contro la cultura e i valori tradizionali americani — è una guerra psicologica sistematica. Essa è orchestrata da un vasto spiegamento di interessi che non comprende solo l’establishment della Costa Orientale ma anche la sinistra radicale. In questo gruppo troviamo il dipartimento di Stato, il ministero del Commercio, le principali banche d’affari e le società multinazionali, i mezzi d’informazione, l’apparato educativo, l’industria dello spettacolo e le grandi fondazioni esenti da tasse.
Signor Presidente, un esame accurato di quanto sta avve- nendo dietro le quinte rivela che tutti questi interessi stanno operando di concerto con i padroni del Cremlino allo scopo di creare quello a cui qualcuno allude come a un nuovo ordine mondiale. Organizzazioni private come il Council on Foreign Relations, il Royal Institute of International Affairs, la Trilateral Commission, la Dartmouth Conference, l’Aspen Institute for Humanistic Studies, l’Atlantic Institute e il Bilderberg Group servono a diffondere e a coordinare i piani per questo cosiddetto nuovo ordine mondiale all’interno di potenti circoli d’affari, finanziari, accademici e statali.
L’attuale campagna psicologica contro il popolo americano sta promuovendo l’inizio di un nuovo tentativo di distensione che deriva da un’illusione di controllo degli armamenti. Ci si aspetta che il vertice INF segni l’inizio di una nuova fase nelle relazioni sovietico-americane. Questa fase si prefigge di produrre, alla fine, una convergenza fra i due sistemi.
Il mondialismo dell’establishment della Costa Orientale.
Distensione e profitti
La campagna psicologica che sto descrivendo, come ho detto, è l’opera di gruppi nell’establishment della Costa Orientale, quell’amalgama amorfo di ricchezza e di relazioni sociali il cui potere risiede nel suo controllo sul nostro sistema finanziario e su una vasta porzione del nostro settore industriale. Il principale strumento di questo controllo sull’economia e sulla moneta americana è il Federal Reserve System. Le politiche dei settori industriali, in primo luogo delle società multinazionali, sono influenzate dalle principali banche d’affari attraverso il finanziamento del debito e la grande massa azionaria controllata dai loro uffici di credito. Chiunque abbia familiarità con la storia americana, e in particolare con la storia economica americana, non può fare a meno di notare il controllo che sembra esercitare Wall Street sul dipartimento di Stato e sulla Central Intelligence Agency [CIA]. La recente caduta del mercato azionario e la generale aspettativa nel mondo dei cambi che i prezzi dei titoli dovessero condizionare la politica, conferma questa impressione. L’influenza degli iniziati dell’establishment sulla politica estera è divenuta una realtà nella vita di oggi. Questa influenza invadente va in senso contrario alla vera sicurezza della nostra nazione in una prospettiva di lungo termine. È un’influenza che, se non arrestata, può alla fine sovvertire il nostro ordine costituzionale.
Il punto di vista dell’establishment oggi si chiama mondialismo. Non molto tempo fa questo punto di vista veniva indicato dai suoi critici come la prospettiva di un one-world [«mondo unificato»]. L’espressione non è più di moda fra le persone raffinate: tuttavia l’espressione one-world è ancora adatta, perché nulla è cambiato nei giudizi e nelle azioni di quanti promuovono politiche conformi con i suoi dogmi fondamentali.
Signor Presidente, dal punto di vista mondialista gli Stati nazionali e le frontiere nazionali non contano affatto. Le filosofie politiche e i principi politici sembrano divenire semplicemente relativi. Anzi, perfino le Costituzioni sono irrilevanti per l’esercizio del potere. Libertà e tirannia sono considerate come non necessariamente buone o cattive, e certamente non una componente della politica.
In questa prospettiva, le attività delle forze finanziarie e industriali internazionali sarebbero orientate a mettere in atto questo progetto di one-world con una convergenza dei sistemi sovietico e americano come suo punto nodale.
La visione del mondo del circolo degli iniziati è de facto ateistica e materialistica. A questo circolo importa esclusivamente la massimizzazione dei profitti risultanti dalla pratica di quanto può essere descritto come capitalismo finanziario, un sistema che si fonda sulla coppia di pilastri costituita dal credito e dal monopolio. Questo non è vero capitalismo. È la via verso la concentrazione economica e verso la schiavitù politica.
Per vero capitalismo io intendo la libera impresa basata su un capitalismo di produzione. Il libero mercato, non sovraccaricato dal debito e dalle complesse concentrazioni di potere, è la sola strada verso l’abbondanza e verso la libertà politica. È la sola strada verso la prosperità e verso l’indipendenza nazionali.
Per il circolo degli iniziati il capitalismo di produzione — la vera libera impresa — è tanto irrilevante quanto ingenuo. Esso non entra nei loro piani per la concentrazione e il controllo del profitto e del potere politico.
Signor Presidente, non dovrebbe sorprenderci che membri di questo circolo di iniziati stiano facendo l’impossibile per mettere assieme qualsiasi tipo di joint venture e di rapporti d’affari con i padroni del Cremlino, che hanno pure loro una visione ateistica e materialistica del mondo. Il disegno nascosto è la costruzione di un condominio politico mondiale fra i finanzieri degli Stati Uniti e il Cremlino. Wall Street massimizza i suoi profitti e il Partito Comunista dell’unione Sovietica mantiene la sua dittatura.
In breve, lo scopo dell’attuale offensiva a favore della distensione è duplice. In primo luogo è un mezzo per promuovere un ampio ventaglio di relazioni finanziarie e commerciali fra le aziende americane e il Cremlino che terrà a galla l’impero sovietico. Le nostre principali banche d’affari e le società multinazionali intendono espandere i loro interessi mediante, letteralmente, migliaia di progetti e di transazioni benedette dal dipartimento di Stato e dal ministero del Commercio degli Stati Uniti. Naturalmente, questo finanziamento del comunismo serve solo a edificare il complesso militare-industriale sovietico e a mantenere al potere il partito comunista.
In secondo luogo — questo è l’aspetto più importante — dobbiamo considerare se questa distensione sia o no un mezzo per promuovere un cambiamento culturale negli Stati Uniti, per mutare il nostro modo di vita tradizionale a tal punto che possa avvenire una convergenza o una fusione dei sistemi americano e sovietico. L’alterazione del nostro tradizionale modo di vita può derivare soltanto da un processo nel quale la sensazione di minaccia rappresentata dal comunismo internazionale è ridotta al punto che il popolo americano non si oppone oltre al programma di collettivizzazione a lungo termine qui, a casa nostra.
Chi è Gorbaciov?
Signor Presidente, non è mai facile penetrare all’interno della vita politica sovietica, e chi parla non rivendica una conoscenza particolare della politica del Cremlino. Possiamo comunque tentare di descrivere sommariamente alcuni aspetti della carriera di Mikhail Gorbaciov. Non vi può essere dubbio alcuno che Mikhail Gorbaciov sia un leader tenace e un avversario formidabile. Sua moglie, che si riferisce essere in possesso di una laurea in filosofia marxista-leninista, sembra essere un membro calcolatore e determinato del suo staff.
Da documenti di dominio pubblico ricaviamo che Gorbaciov è nato il 2 marzo 1931 in una zona vicina a Stavropol, nelle terre cosacche. Sembra che suo padre fosse un lavoratore agricolo che sostenne la politica agraria di Stalin, la quale prese di mira gli agricoltori più benestanti, chiamati kulak, con una distruzione in massa. Stalin intraprese la distruzione dei contadini più benestanti come classe al fine di evitare che prendessero il controllo dei consigli locali, o soviet. Gli agricoltori benestanti rappresentavano un pericolo politico mortale per il regime comunista e per la dittatura del partito comunista. Essi furono perciò distrutti per ragioni politiche.
L’assassinio di massa dei kulak da parte di Stalin dilagò attraverso l’Ucraina, ma fu rallentato quando incontrò la tenace resistenza dei cosacchi, che fin dai tempi antichi avevano fieramente combattuto per mantenere la loro condizione di nazione libera e indipendente nelle loro terre. Nelle terre cosacche non vi fu mai servitù. I cosacchi erano proprietari terrieri, tanto agricoltori produttivi quanto formidabili soldati.
Si riferisce che i familiari di Gorbaciov fossero membri del partito comunista. Di conseguenza accolsero bene la campagna di Stalin contro i kulak, che ebbe come risultato la morte di diversi milioni di cosacchi come loro, uomini, donne e bambini. Alcuni storici ritengono che siano morti più cosacchi che ucraini, nella campagna di Stalin contro i kulak. Essi indicano la cifra dei morti cosacchi in circa sei milioni, per massacro diretto, fame, malattia e deportazione.
Se Mikhail Gorbaciov è così interessato alla trasparenza, perché non restaura la democrazia nella terra dei suoi antenati? Fra il 1917 e il 1921 la nazione cosacca ebbe la propria Costituzione. Perfino Lenin diede alla nazione cosacca lo status di repubblica, ma questo fu a essa tolto nel maggio del 1923. Perché, allora, Mikhail Gorbaciov non garantisce oggi lo status di repubblica alle terre cosacche? Sicuramente questo sarebbe un segnale di buona fede e del suo impegno per la trasparenza e per la democrazia.
Gorbaciov ha avuto, nella sua ascesa al potere, una serie di potenti protettori. E difficile descrivere questi protettori come moderati e aperti. Di fatto essi rappresentano alcuni degli elementi ideologicamente più impegnati e legati alla linea dura, con i più stretti legami con il KGB. Gorbaciov entrò a far parte del Partito Comunista dell’unione Sovietica nel 1952. Studiò all’università di Mosca, dalla quale ottenne nel 1955 una laurea in legge. Legge sovietica, ben inteso. Divenne attivo nell’organizzazione giovanile del partito comunista, il Komsomol. Gli specialisti mettono in evidenza che a questo stadio della sua carriera i suoi protettori determinanti erano Suslov, la cui base politica era a Stavropol, e Scelepin, che era il capo dell’organizzazione giovanile comunista Komsomol.
Dopo la laurea all’università di Mosca Gorbaciov tornò a Stavropol, divenendo un attivista nell’apparato locale e regionale del partito comunista. Si specializzò in agricoltura, che è un settore per quelli che sono prudenti e vogliono aspettare il loro momento evitando il conflitto politico in settori di discussione più in vista. Kulakov divenne il suo protettore.
Stando in provincia e costruendo con cura la propria base politica, alla fine Gorbaciov fu in grado di ritornare al centro, Mosca, nel 1971. In quest’anno divenne membro effettivo del potente Comitato Centrale del Partito Comunista dell’unione Sovietica.
Gorbaciov salì alla posizione di segretario all’Agricoltura del Comitato Centrale. Durante il 1979 e il 1980 fu elevato al rango di candidato al Politburo. Poi, nel 1980, fu nominato membro effettivo del Politburo.
Gli specialisti mettono in risalto che Gorbaciov durante il 1981 e il 1982 dirigeva la sezione degli organi amministrativi della segreteria del partito comunista. Questa è la sezione che ha la direzione del KGB, del GRU [il servizio segreto militare] e degli altri servizi di sicurezza sovietici. È una posizione estremamente potente, e indica che Andropov — il capo del KGB poi diventato segretario generale — potrebbe benissimo essere stato il protettore più potente e più importante di Gorbaciov. Che Gorbaciov occupasse questa posizione, così critica per il mantenimento della dittatura del Partito Comunista dell’unione Sovietica, indica la stretta alleanza che egli ha con i servizi di sicurezza dello Stato come il KGB.
Coloro che, per qualunque ragione, promuovono un’immagine moderata e riformista di Gorbaciov, ignorano le sue dichiarazioni programmatiche davanti ai più importanti corpi ufficiali dell’unione Sovietica. Il 2 novembre scorso, in un importante discorso, Gorbaciov ha riaffermato il suo impegno per un leninismo ortodosso. Di particolare interesse è stato il suo sottolineare l’importanza della logica e del pensiero dialettici come un’arma della rivoluzione. La logica dialettica è nel cuore dei modi di ragionare comunisti, ed è completamente differente dalla logica tradizionale e dai modi di ragionare occidentali. Gorbaciov sottolineava che è impegnato nella rivoluzione comunista e nel suo modo di pensare. Ha così rassicurato i suoi compagni che non vi sarebbe mai stata una convergenza di opinioni con il mondo libero.
Conseguenze di un trattato INF
Signor Presidente, come ho detto all’inizio delle mie considerazioni, la questione centrale è se il trattato INF significhi o meno, in termini pratici, la fine dell’alleanza NATO. Il trattato INF, inoltre, può accelerare il disfacimento della struttura della sicurezza del mondo libero. Il trattato INF può accelerare la disgregazione dell’unità dell’emisfero così come delineata nella Dottrina Monroe e come realizzata nel Trattato di Rio. I senatori ricorderanno che il 17 settembre di quest’anno il Senato ha riaffermato la Dottrina Monroe con novanta voti contro due.
Vi sono profonde e inevitabili conseguenze geopolitiche del trattato INF che noi, nella nostra fretta di sostenerlo, possiamo trascurare di considerare. La mancata considerazione delle conseguenze a lungo termine del trattato INF influirà negativamente sulla sicurezza a lungo termine degli Stati Uniti.
Signor Presidente, qualcuno ha detto che chi si oppone al trattato INF crede che la guerra sia inevitabile. Nulla potrebbe essere più lontano dal vero. Nessuna affermazione potrebbe essere meno informata. Il trattato INF, eliminando il missile Pershing dall’arsenale NATO — eliminando cioè il nostro miglior sistema deterrente — riduce la stabilità e crea le condizioni per la guerra.
Si può negare che il principale sistema d’arma deterrente nella NATO sia il missile Pershing? Considerata la schiacciante superiorità sovietica negli armamenti convenzionali, il Pershing non è essenziale per la deterrenza? Vi è qualcosa che lo sostituisca?
Il missile Pershing non è il solo sistema che rappresenti una fondamentale sfida agli obbiettivi militari chiave posti in profondità nel territorio sovietico? Il missile Pershing è un sistema estremamente efficace e rapido, che può raggiungere i suoi obbiettivi in pochi minuti.
Sappiamo che il missile Pershing, mettendo a rischio obbiettivi sovietici critici, costituisce la dimensione essenziale del sistema di deterrenza in Europa.
Il missile Pershing, fornendo un deterrente credibile, è una risorsa fondamentale per mantenere la pace.
Signor Presidente, se il missile Pershing venisse rimosso dall’Europa, se venisse rimosso dall’Europa questo che è il sistema deterrente centrale dell’alleanza NATO, allora l’alleanza NATO esisterebbe solo nominalmente. A questo punto potremmo benissimo portare a casa tutte le nostre truppe e piantare tutto, perché la NATO cesserà di essere un deterrente credibile contro un’aggressione sovietica. Le nostre truppe e le loro famiglie saranno nella posizione di ostaggi, in caso di ostilità.
Signor Presidente, in queste circostanze è immorale e disonesto per gli Stati Uniti mantenere le nostre truppe in Europa Occidentale.
Con i missili Pershing rimossi dal territorio della Germania Occidentale, il pericolo è che la Germania Occidentale possa essere de facto finlandizzata. Mosca sta offrendo il potente incentivo della riunificazione della Germania a condizione che la Germania Occidentale esca dalla NATO e diventi neutrale.
La carota è costituita dai profitti che potrebbero derivare da relazioni commerciali estese in modo impressionante con il blocco sovietico. L’Austria è un modello. Questa proposta sovietica esercita un richiamo potente sui gruppi finanziari e industriali tedeschi politicamente influenti, che furono la forza motrice dietro la Ostpolitik di Willy Brandt, che aprì al blocco sovietico negli anni Sessanta. In realtà questi interessi affaristici per quasi un secolo sono stati associati con i disegni politici, finanziari e strategici pangermanici, che hanno puntato in maniera coerente all’espansione dell’influenza della Germania nell’Europa Orientale e in Russia. Questi interessi portarono l’imperialismo del Kaiser [Guglielmo II], il nazismo e il comunismo sulla scena mondiale. Il mondo deve ancora riprendersi dalla devastazione scatenata da queste forze nel corso di questo secolo, il secolo più sanguinoso della storia umana.
Non fa meraviglia, allora, che stimate figure del mondo militare francese come il generale Gallois abbiano parlato recentemente in modo così chiaro. Esse riconoscono i pericoli dell’accordo INF e le sue conseguenze in Europa. Esse riconoscono la minaccia alla Francia rappresentata dal Patto di Varsavia, resti o meno la Germania Occidentale come parte di una struttura di alleanza occidentale.
Signor Presidente, con l’Europa Occidentale fuori dall’alleanza NATO e militarmente neutralizzata, vi è solo un piccolo passo perché l’Europa Occidentale si ponga come una cosiddetta «terza forza» fra Est e Ovest. Questa è la cosiddetta concezione «paneuropea», che comporta la trasformazione dell’Europa Occidentale in un superstato, dopo la distruzione della sovranità nazionale e della cultura tradizionale di ognuno degli Stati che la costituiscono. Certi interessi finanziari e industriali sperano di trarre profitto da questo programma, che, naturalmente, comporta una diminuzione dell’influenza economica e politica mondiale degli Stati Uniti.
In questo disegno l’Europa Occidentale dovrebbe controbilanciare l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti. Come parte del disegno, questi circoli intendono aumentare le loro relazioni economiche con l’Europa Orientale e l’Unione Sovietica in una grande manovra per tenere l’America sotto scacco attraverso il potere sovietico.
Sul fronte culturale, dovremmo aspettarci un’intensificata trasformazione nell’ambito della cultura e dei valori occidentali in Europa e negli Stati Uniti, sulla scia del vertice con Gorbaciov e del trattato INF. La politica scaturisce dalla cultura. L’Europa Occidentale ha perso la sua identità e la sua missione di bastione della civiltà occidentale. Come risultato, politiche basate sui valori tradizionali hanno lasciato il passo a politiche basate sul marxismo nelle sue molte forme.
L‘Europa Occidentale è diventata quasi un deserto dal punto di vista della cultura e dei valori tradizionali che scaturiscono dall’esperienza storica delle nazioni del Vecchio Mondo come dal punto di vista della nostra comune eredità ebraico-cristiana.
L’Europa Occidentale viene giorno dopo giorno trasformata dalle sofisticate tecniche di sovversione culturale escogitate da Antonio Gramsci, un fondatore del Partito Comunista Italiano. Pornografia, droga, secolarismo e immoralità sono aumentati per decenni, lasciando i paesi dell’Europa Occidentale svuotati della loro forza, della loro dignità e della loro risolutezza.
Nell’Europa Occidentale il crollo della cultura e dei valori tradizionali ha facilitato la penetrazione del marxismo nelle sue molte forme. Marxismo, marxismo-leninismo e socialismo fabiano di ispirazione inglese — il battello che marcia a velocità lenta verso il comunismo — sono penetrati profondamente nella mentalità dei circoli intellettuali, politici e commerciali europei. Questa disintegrazione culturale facilita i disegni di coloro che aspirano al potere politico mediante un superstato socialista nell’Europa Occidentale.
La distruzione dell’unità del nostro emisfero
Signor Presidente, quando gli Stati Uniti, senza necessità e imprudentemente, presero le parti dell’Inghilterra durante la guerra delle Malvine nel 1982, io avvertii che ciò avrebbe polarizzato l’emisfero e ci avrebbe alienato i nostri tradizionali amici e vicini a sud. Si scatenarono, infatti, in tutta l’America Latina forze antiamericane, le quali hanno contribuito all’ascesa di regimi di sinistra violentemente anti-americani.
Un’analisi spassionata mostrerà che il dipartimento di Stato e la CIA hanno compiuto ogni sforzo per instaurare regimi di sinistra in tutto l’emisfero. Per loro il socialismo è l’ondata del futuro. Come risultato, l’unità del nostro emisfero è minacciata dall’espansione di ideologie extra-continentali basate su concetti marxisti e marxisti-leninisti.
Mentre a Washington è di moda parlare della diffusione della democrazia in America Latina, niente potrebbe essere più lontano dalla verità. Ciò a cui in realtà ci troviamo di fronte in America Latina è la diffusione del marxismo in una varietà di fogge che oscillano dalla cosiddetta socialdemocrazia al marxismo-leninismo aperto.
Come risultato della diffusione del socialismo, il quadro economico dell’America Latina è più desolato che in qualsiasi altro periodo negli ultimi tre decenni. Il debito statale sta salendo e la base produttiva si sta disgregando. Non passerà molto tempo prima che l’America Meridionale assomigli a quel rottame tropicale che è il Centro America.
Signor Presidente, non è un segreto che i banchieri internazionali approfittano dei debiti dei governi. Le banche di New York hanno trovato importanti fonti di profitto nel fare prestiti a paesi immersi nei debiti da regimi socialisti. Sotto i regimi socialisti i paesi sprofondano sempre più nei debiti perché il socialismo come sistema economico non funziona. I banchieri internazionali sono sufficientemente raffinati per capire questo fenomeno, e sufficientemente raffinati per approfittarne.
Siccome il debito pubblico è un debito governativo, i banchieri hanno calcolato che essi saranno sempre in grado di riscuotere. Se sul versante del credito ai privati vi è troppo rischio, è facile indurre i governi socialisti a nazionalizzare banche, imprese industriali e compagnie agricole. In questo modo il debito privato è convertito in debito governativo, che i banchieri hanno creduto fosse sempre riscuotibile.
Le banche di New York sanno che i profitti derivanti dagli interessi su questi debiti governativi sono critici per i loro bilanci. Fino a un’epoca molto recente questo è stato un gioco sostanzialmente privo di rischio per le banche perché il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale sono stati pronti a offrire garanzie alle banche con il denaro dei nostri contribuenti. Nelle condizioni odierne, comunque, il problema del debito ha raggiunto dimensioni pressoché ingestibili. Senza dubbio al contribuente americano si chiederà, in un modo o nell’altro, di pagare le garanzie necessarie alle banche.
L’instabilità e la disgregazione economica in America Latina non sono nell’interesse di lungo termine degli Stati Uniti. Al contrario, lo sviluppo economico in America Latina, basato su un investimento produttivo e un equo scambio commerciale con gli Stati Uniti, costituisce un interesse fondamentale, perché contribuisce alla pace generale e alla prosperità di questo emisfero, il Nuovo Mondo.
Il mondo comunista, comunque, non vuole assistere inattivo al progresso economico in America Latina. Questo è uno dei principali fattori dietro l’aggressione comunista in questo emisfero.
Questo è il motivo per cui il Cremlino sta facendo ogni sforzo per destabilizzare il Cile. Il Cile, impegnandosi in un capitalismo di produzione, ha registrato il più significativo progresso economico in America Latina. L’Unione Sovietica non vuole che il Cile diventi un modello per lo sviluppo economico in America Latina e in altre aree in via di sviluppo.
Naturalmente i sovietici vogliono anche espandere geograficamente il loro impero. Essi vogliono prosciugare i paesi del Terzo Mondo dalla loro produzione mineraria, agricola e dall’industria della pesca. Nella situazione successiva all’episodio delle Malvine, noi troviamo nell’America Meridionale ingenti flottiglie pescherecce sovietiche che divorano le risorse del mare fuori dalle acque territoriali argentine, cilene e peruviane.
Infatti l’Argentina, come il Perù, ha negoziato con l’Unione Sovietica un importante, e da un punto di vista nazionale svantaggioso, accordo di pesca. Gli aerei della sovietica Aeroflot vanno e vengono regolarmente dall’Argentina e dal Perù al servizio delle grandi flottiglie pescherecce che fanno la spola fra le acque dell’Atlantico Meridionale e quelle del Pacifico Meridionale. Queste grandi flottiglie, composte da centinaia di navi e da decine di migliaia di pescatori, sono sotto il comando diretto della Marina sovietica. L’Aeroflot, la compagnia aerea sovietica, è una nota appendice del GRU, il servizio segreto militare sovietico.
Signor Presidente, vi è in azione un disegno, in America Latina, per isolare diplomaticamente e politicamente gli Stati Uniti nell’emisfero. L’incontro di otto paesi ad Acapulco, il giorno della nostra festa del Ringraziamento, è stato un importante passo avanti di questo disegno. Nelle dichiarazioni rilasciate dalla conferenza, i partecipanti raccomandavano l’ammissione di Cuba nell’Organizzazione degli Stati Americani. Fonti bene informate in America Latina mi hanno detto che gli attori chiave dietro questo schema sono i ministri degli Esteri di Argentina e di Uruguay. Si riferisce che il ministro degli Esteri dell’Argentina sia profondamente influenzato da circoli radicali e comunisti francesi, compreso quello di Regis Debray. Si dice che il ministro degli Esteri dell’Uruguay stia sollecitando il sostegno sovietico per una carica di primo piano in un’organizzazione internazionale come potrebbero essere le Nazioni Unite.
A livello nascosto, i partiti comunisti di Argentina e di Uruguay sono notoriamente attivi nel disegno di indebolire gli Stati Uniti che ho descritto. L’attuale capo del partito comunista argentino è conosciuto come un esperto di guerriglia rivoluzionaria. Il vicecapo del partito comunista uruguaiano è nato in Italia ed è uno specialista nelle strategie sovversive di Antonio Gramsci, che fu, come ho messo in rilievo precedentemente, un fondatore del Partito Comunista Italiano e il principale teorico delle strategie di sovversione culturale.
Il partito comunista dell’Uruguay e il partito comunista dell’Argentina si sono indubbiamente compiaciuti della recente, e senza precedenti, visita del ministro degli Esteri sovietico in Brasile, Uruguay e Argentina. Lo scopo di questa visita era di preparare la strada per una visita ufficiale in questi paesi del segretario generale Gorbaciov nel 1988. E assai chiaro che i sovietici si stanno muovendo per consolidare ed espandere in questo emisfero i vantaggi che ha loro conferito la conquista comunista del potere di Cuba e del Nicaragua.
Disintegrazione dell’emisfero
Signor Presidente, la dinamica della situazione a sud del Rio Grande non è nell’interesse di lungo termine degli Stati Uniti. Il nostro emisfero è in profonda difficoltà. Abbiamo il progresso del marxismo e del marxismo-leninismo. Abbiamo le virulente attività di coloro che, nella Chiesa cattolica e nelle confessioni protestanti, stanno promuovendo la cosiddetta «teologia della liberazione».
La teologia della liberazione non è né teologia né liberazione. È marxismo-leninismo con una lieve vernice di frasario biblico. È fondata sulla metodologia marxista e sul pensiero dialettico. I sostenitori di questa ideologia stanno distruggendo le fondamenta del cristianesimo nell’emisfero. I sostenitori di questa ideologia stanno operando in collegamento stretto con i movimenti terroristici e guerriglieri sponsorizzati dai sovietici, che stanno spargendo morte e devastazione in tutto il Nuovo Mondo.
Il Messico è in un processo di disintegrazione e di radicalizzazione. Come risultato, il Messico ha inondato il nostro paese di oltre dieci milioni — secondo alcune stime — di immigrati stranieri illegali. Per molti anni di seguito le nostre pattuglie di frontiera arrestavano circa centomila immigrati stranieri illegali al mese, alla nostra frontiera meridionale.
L’America Centrale si sta sgretolando sotto il governo di regimi socialisti e marxisti-leninisti. Il terrorismo comunista imperversa nell’America Centrale. La percorribilità a lungo termine del Canale di Panama è minacciata.
La Colombia è nelle mani dei trafficanti di droga.
Il Brasile, senza una mano ferma alla guida, si sta rapidamente disintegrando.
In Brasile il crimine sta lussureggiando nelle aree urbane e le campagne si stanno radicalizzando per gli sforzi del clero che sostiene la teologia della liberazione comunista.
L’Argentina è diventata radicalmente marxista sotto il regime antiamericano di Alfonsin.
il Perù è nel caos prodotto dal suo regime socialista e dal terrorismo sanguinario dei guerriglieri di Sendero Luminoso.
Per il momento Ecuador e Paraguay mantengono le proprie posizioni.
Il Cile è stato sulla difficile strada della ripresa dal caos e dalla devastazione economica prodotti dal regime comunista di Allende. Sembra che il Cile riuscirà a mettere in atto una transizione a un governo rappresentativo sotto una Costituzione approvata dal popolo cileno in un plebiscito nazionale. Non dovremmo mai dimenticare che è il Cile a stare di guardia sulle rotte marittime attorno a Capo Horn attraverso lo Stretto di Drake.
Al nostro nord, troviamo i nostri vicini canadesi sottoposti a un massiccio tentativo di spostare il loro sistema politico verso l’estrema sinistra. I1 cosiddetto New Democratic Party in Canada non è né nuovo né democratico. il New Democratic Party è semplicemente marxista ed estraneo alle radici storiche e alla cultura del Canada. È motivo di qualche preoccupazione il fatto che questo partito politico distruttivo stia guadagnando terreno in Canada. È triste guardare verso nord a un paese che ha, come il nostro stesso paese, figure politiche così eminenti come Algernon Sidney, John Hampden e John Locke nella parte inglese della sua eredità, e che sta gettando via il senso comune per Karl Marx.
Signor Presidente, le tendenze culturali, economiche e sociali nel Nuovo Mondo, nel nostro emisfero, sono motivo di profonda preoccupazione. Questa è la terra che abitiamo. Questo è il nostro vicinato. Non possiamo mantenere il nostro modo di vita e il nostro ordine costituzionale, nel lungo periodo, con l’America Latina nel caos. Il dipartimento di Stato e la CIA stanno consegnando l’America Latina al Socialismo e al comunismo. Il Cremlino è senza dubbio sopraffatto dalla gioia per l’ingenuità dei nostri servizi diplomatici e di informazione. I nostri amici e vicini latini certamente meritano una sorte migliore.
Il commercio con il blocco sovietico e la distruzione delle economie latinoamericane
Signor Presidente, come ho messo in rilievo il 13 ottobre di quest’anno discutendo la nomina di C. William Verity alla carica di segretario al Commercio, ogni espansione delle relazioni finanziarie e commerciali con l’Unione Sovietica sarà a spese dei nostri vicini dell’America Latina. Non è un segreto che le relazioni economiche abbiano costituito una parte del vertice con Gorbaciov. Non è un segreto che numerosi influenti uomini d’affari associati all’United States-USSR Trade and Economic Council [USTEC] di siano incontrati con Gorbaciov e il suo entourage.
Il trasferimento di beni e di tecnologia verso l’Unione Sovietica contribuisce direttamente o indirettamente alle capacità militari sovietiche. Le installazioni di progetti «chiavi in mano», joint venture industriali e altri progetti privano di occupazione i lavoratori americani e danneggiano i nostri mercati di esportazione in paesi terzi, per i beni a basso costo prodotti da questi impianti manifatturieri.
L’espansione delle relazioni commerciali con l’Unione Sovietica danneggerà inevitabilmente lo sviluppo economico in America Latina. Invece di fabbriche e di altri progetti realizzati in questo emisfero, vedremo joint venture fra ditte americane e il governo sovietico, e fra ditte americane e altri paesi del blocco sovietico. L’America Latina, di conseguenza, sarà privata di capitali e farà esperienza di problemi sempre maggiori nella capacità di far fronte ai pagamenti del debito, per non parlare della capacità di provvedere alla creazione di posti di lavoro.
Nella misura in cui gli Stati Uniti abbandoneranno l’America Latina, vi penetreranno l’unione Sovietica e i suoi satelliti. Ho già fatto rilevare il viaggio senza precedenti del ministro degli Esteri sovietico per preparare una visita ufficiale del segretario generale Gorbaciov in Brasile, in Uruguay e in Argentina l’anno prossimo. Nella misura in cui l’Unione Sovietica si muoverà ulteriormente in questo emisfero, la nostra unità sarà demolita e la nostra cultura e i nostri valori tradizionali saranno distrutti.
Signor Presidente, come risultato di questo vertice, negli anni a venire ci potremmo proprio trovare isolati e senza alleati in un mondo dominato dall’impero sovietico. Io spero sinceramente che questo non accada, ma non possiamo escludere questa possibilità. La NATO può diventare insignificante. Il Trattato di Rio può diventare insignificante. La forza morale, politica, diplomatica, economica e militare degli Stati Uniti potrebbe corrodersi pericolosamente. In queste condizioni sarebbe a rischio la nostra libertà, si abbasserebbe il nostro livello di vita, la nostra situazione interna sarebbe polarizzata e instabile e la nostra sicurezza nazionale sarebbe messa a repentaglio.
Signor Presidente, è ora che la nostra nazione abbia una politica estera adatta a proteggere i nostri vitali interessi nazionali nel mondo. È ora che la nostra nazione abbia una politica estera intenzionata a rafforzare le nostre relazioni con amici e con alleati. È ora che la nostra nazione abbia una politica estera che serva a proteggere il popolo americano, il nostro modo di vita e il nostro ordine costituzionale dai pericoli dell’espansione mondiale sovietica e da altre minacce meno visibili.
Jesse Helms
Nota:
(*) Cfr. JESSE HELMS, The Pearl Harbor Summit: Historical Considerations, in Congressional Record, vol. 133, n. 196, 10-12-1987, pp. S 17742-S 17751 (ndr).