Riceviamo e pubblichiamo volentieri questa bella lettera scritta al Capo dello Stato da un’associazione che da decenni si batte per i diritti delle famiglie numerose.
Brescia, 3 gennaio 2020
Ill.mo Presidente Mattarella,
abbiamo ascoltato con attenzione il suo messaggio di fine anno. Lei ha ben espresso diversi concetti che condividiamo in quanto cittadini italiani. Ci ritroviamo in particolare nel riconoscere le tante virtù di cui possiamo andare orgogliosi: una su tutte la capacità di essere solidali, di lavorare spesso silenziosamente per il bene comune. E il riconoscimento che queste sono le virtù che si apprendono essenzialmente in famiglia, per estenderle poi nella vita lavorativa e sociale.
Abbiamo apprezzato anche che Lei abbia ricordato che “sulle famiglie grava il peso maggiore degli squilibri sociali” e che “fornire sostegno alle famiglie significa far in modo che possano realizzare il loro progetto di vita”. Belle parole ma, scusi la franchezza Presidente, perché l’Italia continua ad essere
nella soglia di povertà? Perché il sistema fiscale ignora quasi totalmente i carichi familiari? Perché una famiglia numerosa è costretta – nel 2020 nella nostra Italia – a RINUNCIARE ALLE CURE MEDICHE perché il sistema dei ticket non fa differenza tra chi ha 36.000 euro di reddito ed è single e chi invece con lo stesso reddito deve mantenere 6 o più persone? Presidente, Lei sa bene che la Corte Costituzionale ha già scritto nero su bianco che il sistema fiscale italiano non rispetta l’articolo 53 della Costituzione, invitando per ben due volte il Parlamento a porvi rimedio, prima nel 1976 e poi nel 1995. E che questi appelli così gravi non sono mai stati presi in considerazione.
E ancora: solo pochi giorni fa l’ISTAT ha pubblicato l’Annuario del 2019, dove c’è l’ennesimo grido di allarme: un Paese sempre più vecchio e pieno di solitudine, le nascite più ridotte della storia dall’Unità d’Italia ad oggi, i single in vertiginoso aumento. Un calo demografico arrivato ormai da tempo ad un punto di non-ritorno, che porterà – a detta di demografi ed economisti – al crollo del sistema di Welfare come lo conosciamo oggi. E già se ne vedono le avvisaglie. Presidente, ci perdoni, ma per quale ragione nel Suo discorso non ne ha nemmeno fatto cenno? Questo è IL problema dell’Italia, perché mette a rischio la stessa sopravvivenza della Nazione, il suo livello di benessere. Perché ricorda la questione dei mutamenti climatici, che hanno certo la loro rilevanza, e non dice nemmeno una parola sul dramma delle “culle vuote” e non chiede al mondo politico di mettere la massima priorità nella creazione – finalmente – in Italia di un sistema di politiche familiari di livello europeo? Il Suo silenzio – anche quest’anno – è stato per noi una grande delusione. Forse anche per Lei i figli sono un bene privato e chi ne ha più di due (il tasso medio per donna per mantenere in piedi una nazione è appunto di 2, mentre in Italia siamo al 1,32 in costante discesa) è un irresponsabile, come ci ha detto chiaro in faccia qualche politico. Presidente, ma lo sa che ci sono DONNE CHE RICORRONO ALL’ABORTO solo perché sanno che quel figlio in più porterà la famiglia alla povertà? Questo in un Paese civile non è accettabile!
Noi siamo ormai stanchi di dire queste cose: parliamo da anni con Ministri, con parlamentari: in genere tutti d’accordo, tante belle parole, tante promesse, poi al dunque ci sono sempre – e sottolineiamo SEMPRE – altre priorità. Alla Conferenza della Famiglia del 2017 il premier Paolo Gentiloni si sperticò in un appassionato discorso su quanto le famiglie italiane fungessero da “ammortizzatore sociale”: una vera beffa, dal momento che in una dinamica di vera sussidiarietà dovrebbe accadere il contrario, cioè lo Stato dovrebbe “ammortizzare” le crisi delle famiglie. E invece come sempre le famiglie, anche coi loro risparmi privati, tengono in piedi uno Stato che si disinteressa a loro, salvo poi dover correre ai ripari con politiche assistenziali.
E poi, si parla tanto di “pari opportunità”, c’è persino il Ministero: ma le pare giusto che a una donna non sia data la libertà di scegliere se lavorare o prendersi cura della famiglia? O che non le sia data la possibilità di conciliare lavoro e famiglia? Le sembra giusto che – ai fini pensionistici – una donna che ha avuto 4 o anche più figli sia trattata allo stesso modo di chi non ha avuto figli?
Presidente, noi padri e madri di famiglie numerose siamo ottimisti per natura, siamo felici e orgogliosi dei nostri figli e del clima vitale in cui siamo immersi ogni giorno. Chi è credente ringrazia Dio ogni giorno per
questo bellissimo dono. Siamo quindi fiduciosi anche nei Suoi confronti: ancora una volta vogliamo sperare che questo nostro appello – franco e accorato – sia da Lei accolto e porti ad una Sua presa di posizione ferma nei confronti del Parlamento. Perché, se è vero che siamo ormai dei “panda” e quindi portiamo pochi voti e questo spiega l’indifferenza dei partiti verso di noi, tuttavia Lei capisce che stiamo parlando di due questioni fondamentali: da un lato una grave ingiustizia e una carenza della Repubblica, che ha dimenticato l’articolo 31 della sua Costituzione; dall’altro, e soprattutto, il futuro del nostro Paese: perché “senza figli non c’è futuro” e se c’è è nerissimo.
Restiamo a Sua completa disposizione, sperando in un gradito incontro per presentarLe le nostre istanze, se lo riterrà opportuno.
Grati dell’attenzione e di quanto vorrà fare, inviamo i nostri più rispettosi e cordiali saluti,
Mario e Egle Sberna
Presidente ANFN