Giovanni Cantoni, Cristianità n. 16 (1976)
Da domenica 22 febbraio giovani militanti di Alleanza Cattolica hanno iniziato la diffusione di un pieghevole intitolato l’aborto è omicidio, allo scopo di rendere sempre più consapevoli i cattolici – e con loro gli uomini di buona volontà tout court – in tema di aborto, e di metterli in allarme a proposito dell’iter parlamentare seguito fino a oggi dalla normativa che dovrebbe sostituire quella vigente.
Proprio sulla base dell’”avventura” della proposta di legge – detta “unificata”, ma in sostanza quella comunista – nel pieghevole si fa notare come la Democrazia Cristiana non abbia inteso utilizzare la maggioranza antiabortista esistente in parlamento, e quindi nelle commissioni parlamentari. (A conferma della non episodicità di quanto accaduto in commissione congiunta Giustizia e Sanità, i deputati democristiani hanno tenuto comportamento identico al momento dell’inizio della discussione alla Camera, a proposito di una eccezione di incostituzionalità del testo da esaminare, sollevata dalla Destra Nazionale.)
Il pieghevole riporta anche l’elenco dei deputati democristiani membri delle commissioni Giustizia e Sanità, insieme ai nomi del segretario nazionale e del presidente del gruppo parlamentare della Democrazia Cristiana, nonché quello del presidente del consiglio, appartenente allo stesso partito.
L’operazione propagandistica – fatta in spirito di servizio all’opinione pubblica nazionale e in particolare a quella cattolica – ha suscitato reazioni disparate, da quella responsabile dell’on. De Maria, a quella scomposta dell’on. Mazzola.
In sede di riunione del gruppo parlamentare democristiano, infatti, l’on. Mazzola ha detto testualmente: “Solo cattolici che mi permetto di definire “ottusi”, quali i dirigenti della sedicente “Alleanza. Cattolica” […] possono identificare la battaglia della DC in difesa del diritto alla vita con la battaglia, estremamente diversa nelle sue motivazioni etiche ed ideologiche, del MSI-DN, affermando l’esistenza di una maggioranza anti-abortista alla Camera dei deputati: una affermazione di questo tipo non solo appare infondata sotto il profilo ideologico e politico, ma tende a presentare, nella ipotesi del referendum, uno schieramento nel paese che tradirebbe le identità democratiche ed antifasciste della Democrazia Cristiana, ne svilirebbe il ruolo di forza democratica e popolare e determinerebbe il suo emarginamento in una posizione assurda, sulla destra dello schieramento politico, tradendo l’origine e la storia del movimento cattolico democratico e ripetendo l’errore storico commesso nella vicenda del referendum sul divorzio” (1).
Le affermazioni del deputato democristiano di Cuneo sono troppo precise e importanti per essere sottovalutate o interpretate semplicemente come uno sfogo dettato dal dispetto di dover rendere conto all’elettorato “ignorante” di un comportamento “illuminato”. Bisogna piuttosto essere grati all’on. Mazzola di tutto quanto ha rivelato di inconsueto per chi non sia “iniziato”‚ – da fedele o da cultore della materia – alla setta democristiana.
Accetto di buon grado la qualifica di cattolico “ottuso” – forse è la versione contemporanea dei cattolici di volta in volta “zelanti”, poi “integrali”, quindi “tradizionalisti”, ecc. – e passo all’esame delle “furbizie” democristiane.
Dunque, in parlamento non esisterebbe una maggioranza anti-abortista. La dichiarazione è troppo forte e urta contro il senso comune, quindi viene resa “esoterica”, occulta, con l’aggiunta secondo cui la reale maggioranza numerica è “infondata. sotto il profilo ideologico e politico“. Che cosa può voler dire che non esiste una maggioranza fondata ideologicamente e politicamente? Che non esistono in parlamento avversari dell’aborto in numero sufficiente da impedire l’approvazione della nuova normativa? Non è vero, e i numeri lo smentiscono. Oppure che gli avversari dell’aborto non li sono per le stesse ragioni, o che le motivazioni anti-abortiste di alcuni non sono adeguatamente fondate? Può darsi, ma è un processo alle intenzioni improponibile – almeno una tantum – sul piano della prassi parlamentare. Improponibile e certamente improposto, se è vero, come scrive Alberto Predieri, che “Le opposizioni […] di destra non esistono, sono in sostanza appendici della maggioranza che ogni tanto attinge a queste riserve di voti” (3). Le prove? “Possiamo ricordare, nella V legislatura, che il PLI ha fatto parte della maggioranza nell’83,1 per cento dei casi, il MSI nel 79 per cento, le sinistre non al governo nel 53,8 per cento” (3).
In queste condizioni, come si può rifiutare una convergenza in un caso specifico, se non c’è una specifica volontà di rifiutarla? Ma se questa volontà di rifiutarla è evidente – almeno nelle dichiarazioni dell’on. Mazzola -, come è possibile parlare di una “battaglia nella DC in difesa del diritto alla vita“? I dati citati, infatti, parlano chiaro e autorizzano ad affermare che non esiste una preclusione all’appoggio del MSI-DN, almeno di fatto, e che quindi il rifiuto della convergenza in tema di aborto denuncia volontà di non combattere una battaglia in tesi vinta, alla ricerca di altre convergenze!
Sorge a questo punto un dubbio: non sarà che, almeno per l’on. Mazzola, “le identità democratiche e antifasciste della Democrazia Cristiana“, il suo “ruolo di forza democratica e popolare“, il timore di tradire “l’origine e la storia del movimento cattolico democratico” e di ripetere “l’errore storico commesso nella vicenda del referendum sul divorzio“, la paura di essere emarginati “in una posizione assurda, sulla destra dello schieramento politico“, hanno avuto la meglio sulla difesa della vita, che è scelta morale e quindi scelta di civiltà?
Da quanto esposto, mi pare evidente l’inevitabile condanna morale di chi rifiuta di vincere le battaglie che può vincere, per favorire al limite la propria sconfitta. (Le dichiarazioni dell’on. Mazzola sono, tra l’altro, illuminanti per capire come mai è stato perso il referendum sul divorzio, e cioè attraverso l’assenteismo dimissionario nel paese, non solo nel segreto delle commissioni parlamentari!)
Ma il discorso merita di essere continuato perché il linguaggio del parlamentare democristiano, già estremamente significativo, sbocca in una alternativa.
“Mi pare – così ha concluso l’on. Mazzola l’intervento che sto esaminando – che su questo drammatico problema del referendum sull’aborto si ponga in modo chiaro la scelta fra una Democrazia Cristiana espressione dei cattolici democratici, erede della tradizione di Sturzo e di De Gasperi, ed una Democrazia Cristiana espressione dell’integralismo cattolico, destinata in questa seconda ipotesi ad una progressiva riduzione del suo ruolo politico, con grave scompenso dell’equilibrio democratico, già così instabile, del nostro paese” (4).
Finalmente! Ringrazio nuovamente il deputato democristiano di Cuneo per la sua franchezza – non so se volontaria o da ira -, ma la setta democristiana è svelata!
Dunque, esistono due possibili Democrazie Cristiane, una espressione dei “cattolici democratici”, l’altra dell’integralismo cattolico; una per cui “bisogna ritrovare la fermezza di Alcide De Gasperi nel dire no alle gerarchie ecclesiastiche” (5), l’altra evidentemente propensa a seguire le direttive della Chiesa circa la fede e i costumi.
Quando, correntemente, si parla di una rifondazione della Democrazia Cristiana, a quale delle due si intende ridare vita? Ma la seconda è mai esistita fuori dell’elettorato? Si intende cioè proporre una ipotetica Democrazia Cristiana costituita dai cattolici che preferiscono per l’Italia il regime democratico; o una Democrazia Cristiana dominata dalla setta dei “cattolici democratici”, e salda nella “tradizione di Sturzo e di De Gasperi“, “nel dire no alle gerarchie ecclesiastiche“, anche in tema di aborto?
Mi pare rimanga qualcosa da dire a proposito del ricatto finale, secondo cui una Democrazia Cristiana ortodossa sarebbe “destinata […] a una progressiva riduzione del suo ruolo politico, con grave scompenso dell’equilibrio democratico ecc.“.
Non hanno mai pensato, i “cattolici democratici”, i settari “democristiani”, ai vantaggi che potrebbero derivare all’equilibrio cattolico del nostro paese e del mondo intero dalla pratica della verità anche nella vita politica?
GIOVANNI CANTONI
Note:
(1) Il Popolo, 4-3-1976. Mi permetto di far notare che le dichiarazioni citate stanno in un articolo intitolato La difesa della vita è scelta di civiltà.
(2) ALBERTO PREDIERI, Parlamento 1975, in Comunità, Milano giugno 1975, anno XXIX, n. 174, p. 17.
(3) Ibid., p. 37.
(4) Il Popolo, cit.
(5) Così si è recentemente espresso l’on. Scotti, della corrente dell’on. Andreotti. Cfr. il Giornale nuovo, 11-3-1976.