di Daniele Fazio
In questo marzo nero basterà all’uomo del nostro tempo seguire solamente doverose prassi di sicurezza per evitare la propagazione del Covid-19? Le risposte all’incalzante diffusione del coronavirus si possono esclusivamente concentrare in raccomandazioni di carattere sanitario e di ordine pubblico? No, e questo per come è fatta la persona umana, che è un essere composto di materia e di spirito, in cui, cioè, si fa sempre pressante la domanda sul “perché” delle cose e in concreto sul “perché”, nella storia, le cose vadano in un certo modo e non in un altro.
Naturalmente questo trova fondamento nella natura stessa dell’uomo, che è spirito incarnato e ha, come tale, bisogni materiali e spirituali; anzi, ancora meglio, tutto ciò che l’uomo fa o subisce a livello spirituale riverbera sul corpo e viceversa. Ed ecco che in questo contesto deve farsi strada serenamente – al di là di ogni prospettiva materialista, scientista e relativista dominante nell’Occidente secolarizzato – un approccio ulteriore, grandemente invece assente ora nello spazio pubblico. A scanso d’equivoci, una tale visione né sminuisce né sostituisce gli sforzi umani che adesso, come in ogni tempo storico, sono messi in atto per contenere malattie e sofferenza. Semmai li fonda. Questo approccio si nutre di una lettura cristiana della storia, vale a dire di una teologia della storia alla scuola almeno del filosofo napoletano Giambattista Vico (1668-1744), del pensatore savoiardo Joseph-Marie de Maistre (1753-1821) e dello scrittore milanese Alessandro Manzoni (1785-1873).
Dio alla base del governo anche temporale del mondo
Accertato che la visione progressista della storia, secondo cui ciò che viene dopo è sempre meglio di ciò che viene prima, è facilmente sconfessabile nei fatti, e che dunque nella storia si oscilla tra crisi e paci relative, la storia, che è biografia dei popoli, non ha come attori soltanto gli uomini, bensì si sviluppa intrecciando il progetto di Dio con le azioni umane. Contro il razionalismo e l’imperante naturalismo della modernità, Vico ritiene fondamentale questa verità, tanto che nel La scienza Nuova – che «viene ad essere una teologia civile ragionata della provvidenza divina» (a cura di Paolo Rossi [1923-2012] Rizzoli, Milano 1998, p. 87) – non si concentra esclusivamente sull’attore umano, ma anche e soprattutto sulla Provvidenza divina, la quale interviene direttamente o indirettamente, soprattutto nei grandi cambiamenti d’epoca.
Nonostante l’uomo si possa illudere di essere un faber fortunae suae, sperimenta che la propria presunta onnipotenza è illusoria, e così è anche oggi, nel tempo dell’idolatria della tecnoscienza. Dio dirige la storia secondo piani imperscrutabili, cercando uomini che aderiscano al progetto. È la Provvidenza, allora, che governa il mondo e che lo porta a compimento dopo averlo creato. L’uomo ha libertà di agire, ma il fine ultimo dell’universo è sempre posseduto da Dio ed è il meglio per l’uomo stesso. In tale prospettiva, de Maistre, se da un lato analizza la distruzione di un certo tipo di società cristiana, dall’altro rimette nelle mani della Provvidenza divina l’esito ultimo della storia, che è sempre buono, perché proprio l’azione di Dio, attraverso i tempi, sta alla base del governo, anche temporale, del mondo.
Oltre il laicismo imperante
È Dio allora a volere il male? Assolutamente no. Ma Dio a volte permette il male per trarne un bene maggiore. I promessi sposi di Manzoni sono giustamente letti come il grande romanzo della Provvidenza: le “sventure” permesse si trasformano alla fine in gioie maggiori, non solo in relazione al destino dei singoli, ma anche a quello dei popoli.
Perché, allora, c’è oggi la pandemia di un virus letale? Non è solo rischioso ed errato, ma sarebbe anche presuntuoso da parte dell’uomo voler accedere al senso ultimo di questa domanda. Non ci si può infatti impadronire in maniera assoluta del progetto di Dio. Tuttavia è ragionevole anche affidarsi alla Provvidenza. È molto significativo, tra l’altro, che segnali in questo senso stiano giungendo da alcuni sindaci della Penisola, che essendo “sulla breccia”, e avvertendo una pressione e una responsabilità non indifferenti, spontaneamente e coraggiosamente, si rivolgono con preghiere ed esposizione di simboli religiosi a Dio stesso e all’intercessione della Madonna e dei santi, superando, de facto, lo sterile e freddo laicismo del nostro tempo. Ma è anche ragionevole ritenere che quanto accade preparerà tempi migliori, qualora l’uomo sappia leggere nelle maglie della storia la mano di Dio che non lo abbandona, ma che nella Sua misericordia invita la libertà umana a incontrare il Suo amore per neutralizzare l’azione nefasta del male, fisico e morale, nella storia. E questo preparare i tempi nuovi del suo Regno che verrà alla fine di questa grande età di mezzo che intercorre tra la sua prima venuta, dopo la creazione, e il giudizio universale. Al di fuori di questa visione ogni approccio solo materiale, quando non fuorviante, è parziale. Magari salverà la pelle, ma non colmerà la sete di assoluto dell’uomo e la sua necessità metafisica di dare un senso alla vita e alla storia.
Martedì, 17 marzo 2020