Plinio Corrêa de Oliveira, Cristianità n. 4 (1974)
Traduzione dell’articolo Elogio aos silenciosos do Ocidente, comparso sulla Folha de S. Paulo del 7-10-1973.
Non si pensi che, dal punto di vista di un amico della tradizione, nel nostro secolo non vi sia nulla degno di elogio. Al contrario, analizzando con attenzione la realtà, si trovano seri motivi per applaudire certi aspetti del mondo contemporaneo. Si tratta soprattutto degli aspetti per i quali oggi il mondo non è completamente quello che si è convenuto di chiamare “mondo moderno”.
Mi spiego. Se per “mondo moderno” si intende un insieme di persone influenzate nella loro mentalità, nei loro rapporti reciproci e nelle loro realizzazioni dal cosiddetto “spirito moderno”, in realtà non vedo che cosa di esso lodare. Per “spirito moderno” intendo qui una certa mentalità fondamentalmente opposta all’assennatezza e alla compostezza, e per ciò stesso affetta dalla stravaganza, dal disordine, dall’incoerenza, dal rilassamento di tutte le regole di comportamento, dalle più piccole convenzioni sociali ai più augusti principi della morale. Una mentalità, insomma, tutta fatta di anticonformismo e di rivolta, di cupidigia e di sensualità di brutalità urtante e di sentimentalismo affettato. Di fatto, che cosa vi può essere di lodevole in tutto questo?
Qualcuno mi chiederà dove trovo persone che riuniscono nello stesso tempo tutto questo insieme di difetti. Esistono certamente, anche se sono una minoranza. Ma non una minoranza qualsiasi. Esse formano un midollo, un nucleo posto bene al centro di una immensa periferia di persone, ciascuna delle quali ha soltanto uno o qualcuno dei difetti che si trovano riuniti nel midollo. Tuttavia le proprietà del midollo sono tutte presenti, anche se in modo frammentario e diffuso, nella immensa periferia. Anche se la descrizione del midollo che ho fatto poco sopra non si applica a ciascuno dei suoi componenti, tuttavia questa descrizione si applica interamente alla periferia considerata come un tutto.
In altri termini, in alcuni predomina la brutalità, in altri la pigrizia, in altri ancora la sensualità o la rivolta, così che nell’insieme della periferia sono presenti tutti i difetti tipici del midollo.
Il mondo moderno non è fatto soltanto da questo midollo e da questa periferia. Attorno a quest’ultima esiste la zona ancora più ampia dei compiacenti, cioè delle persone che, pur partecipando in modo soltanto tangenziale dei difetti della periferia, tuttavia assistono al presentarsi ostentatamente di questi difetti con una indulgenza che spesso giunge alla connivenza. Nelle strade si vedono vecchie nonne dignitosamente vestite e con un portamento corretto. Si immagini che qualcuno offra loro, da mettere, una ardita minigonna: si sentirebbero offese nella loro dignità di donne. Si osservino, tuttavia, le nipoti che portano a spasso compiaciute: usano proprio quella minigonna che le nonne avrebbero rifiutato!
No, in questo “mondo moderno” non ho nulla da elogiare. Le poche e tenui qualità in esso esistenti sopravvivono come vestigia di un legato tradizionale che ciascuno nasconde, soffoca, estingue in sé il più rapidamente possibile.
Nel “mondo moderno” si ostenta soltanto quello che è opposto a questo legato.
E tutto questo, ripeto, non lo posso elogiare.
Però, fino a che punto il mondo com’è oggi, cioè il “mondo contemporaneo”, si identifica con il “mondo moderno”?
Mi sembra che, come oltre la cortina di ferro esiste una Chiesa del silenzio vilipesa, oppressa e perseguitata, anche di qua dalla cortina di ferro vi sia una immensa famiglia spirituale di silenziosi che, messi da parte, ignorati, disprezzati, vivono nella mediocrità e nella penombra. Nella loro immensa maggioranza, questi elementi tacciono, inibiti dalla disinvoltura della modernità e dalla paura dei sarcasmi. Tuttavia, dal fondo del loro silenzio, oppongono una resistenza discreta agli impulsi della modernità. Ne seguono certamente le imposizioni, ma a passo di tartaruga.
I leaders della modernità fingono quasi sempre di non accorgersi di questa amplissima azione da corpo molle. Ma la sentono, al punto che sono costretti a non correre, perché sanno che perderebbero la loro base nella opinione pubblica, se accelerassero troppo il passo.
Proprio questi silenziosi che deludono e addolorano il “mondo moderno”, trovo siano da applaudire.
* * *
Cito un fatto tipico sull’importanza di questi “silenziosi” d’Occidente.
La nota rivista spagnola Sabado Grafico, del 2 giugno 1973, ha pubblicato una curiosa rivelazione. Mons. Helder Camara, arcivescovo di Recife, ha distribuito a tutti i movimenti profetici ibero-americani un documento intitolato L’America Latina e la scelta della non-violenza. In esso il prelato riconosce senza ambagi i seguenti fatti:
a) il movimento guerrigliero è fallito; oggi non è assolutamente conveniente tentare la liberazione attraverso la via delle armi;
b) la maggioranza delle masse popolari è insensibile alla predicazione delle dottrine rivoluzionarie.
In ultima analisi, la Rivoluzione moderna è ferma.
Perché ferma, quando tutti gli aspetti superficiali dell’esistenza ci fanno credere che sia in marcia? Ovviamente, ciò dipende in larga misura dall’azione da corpo molle di innumerevoli silenziosi ai quali la modernità impone, dall’esterno, caratteristiche che essi dall’interno rifiutano.
Guardiamo il Cile. Secondo i giornali locali, poco prima della caduta del governo di Unidad Popular, eminenti seguaci di questo movimento pensavano che una delle ragioni dell’insuccesso che circondava Allende era la mancanza di misticismo nelle file del proletariato filogovernativo. Così, nonostante tutti gli sforzi ideologici fatti dai marxisti, nella loro stessa base mancava l’entusiasmo.
Molto più significativo era quanto accadeva all’opposizione. Quando i militari abbatterono Allende, affermarono di farlo sotto la pressione della volontà popolare. E nessuno ne ha dubitato. La prova di questa volontà era stata data dalle immense manifestazioni anti-Allende, nelle quali gli elementi più spinti non erano stati i ricchi, ma gli operai delle miniere di rame di El Teniente, i lavoratori della terra che si erano levati in armi a difesa dei loro padroni, i camioneros di tutto il paese. Chi era tutta questa gente, prima che Allende li provocasse? Silenziosi…
In questo senso, un dirigente di primo piano della TFP cilena, Fernando Larraín, espropriato delle terre che possedeva a Curacaví, mi ha mostrato una lettera che gli è stata mandata da un ex-colono, pieno di nostalgia per il regime patriarcale degli antichi padroni. È un documento con lampi che figurerebbero bene nella lettera di uno chuan o di un cristero messicano del nostro secolo.
Questi silenziosi costituiscono la grande forza della salute mentale e morale del “mondo contemporaneo”.
A essi io plaudo come a un fattore positivo. Come antitesi preziosa al “mondo moderno”, che rifiuto categoricamente di applaudire.
PLINIO CORRÊA DE OLIVEIRA