di Silvia Scaranari
La Chiesa non ha mai impegnato la sua autorità nell’affermare la veridicità del Sacro Lino ma la devozione plurimillenaria del popolo di Dio l’ha sempre riconosciuto come la reliquia più importante, più significativa, più cara al cuore dei fedeli. Dal 1578 si trova a Torino, trasferita dal Duca di Savoia Emanuele Filiberto per rendere meno pesante il pellegrinaggio a Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, che aveva fatto voto di onorare la Sacra Sindone fino a quel momento custodita a Chambery.
Rimasta per secoli in proprietà di casa Savoia, viene lasciata nel 1983 per testamento da Umberto II, ultimo Re d’Italia in esilio, a Papa Giovanni Paolo II il quale subito stabilisce che rimanga a Torino e nomina l’arcivescovo della città suo custode.
Ora l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, in accordo con il Santo Padre, ha annunciato pubblicamente l’ostensione straordinaria per offrire al mondo la possibilità di sostare in preghiera di fronte al Santo Volto.
Il mondo martoriato dall’attuale epidemia del Covid-19 ha bisogno di “chiedere a Lui la grazia di vincere il male come Lui ha fatto sulla croce, confidando nella bontà e misericordia di Dio», ha detto il presule.
Mons. Nosiglia ha annunciato che presiederà una lunga preghiera davanti alla Sindone sabato 11 aprile alle ore 17 e, grazie alla televisione e ai social, ognuno potrà unirsi alla contemplazione delle sofferenze che i propri peccati hanno causato a Cristo. Il Vescovo ha sottolineato anche che l’immagine del Sacro Telo va oltre il dolore, lo supera perché “apre anche il nostro cuore alla fede nella resurrezione. Più forte è l’amore: questo è l’annuncio Pasquale della Sindone che ci riempie il cuore di riconoscenza e di fede. Si, l’amore con cui Gesù ci ha donato la sua vita è più forte di ogni sofferenza, malattia e contagio, di ogni prova e scoraggiamento. Niente e nessuno potrà mai separarci da questo amore, ci unisce a lui con un vincolo indissolubile”.
Il volto della Sindone ci cattura perché, come aveva sottolineato il Santo Padre durante l’ostensione del 2013, “non siamo noi che contempliamo nella Sindone un volto che ha gli occhi chiusi dalla morte, ma è lui che ci guarda per farci comprendere quale grande amore ha avuto per noi, liberandoci dal peccato e dalla morte. Quel volto parla al nostro cuore, ci comunica una grande pace, ed è come se ci dicesse ‘abbi fiducia’, non perdere la speranza, la forza dell’amore di Dio e del Risorto vince tutto. Cari amici sparsi in tutto mondo, vi aspetto per elevare a Dio attraverso la contemplazione della Sindone una corale preghiera insieme al suo figlio Gesù nostro fratello e Salvatore. Si, la Sindone lo ripete al nostro cuore sempre: più forte è l’amore”.
Giovedì Santo, 9 aprile 2020