Roberto Marchesini, Cristianità n. 334 (2006)
Nel marzo del 2005 è uscito in Italia un film dedicato alla vita del dottor Alfred C. Kinsey, intitolato appunto Kinsey. E ora parliamo di sesso…, protagonista l’attore Liam Neeson e regista Bill Condon, attivista gay (1), rinnovando così l’attenzione verso l’entomologo statunitense, le sue ricerche e le sue tesi.
1. Alfred Charles Kinsey, le sue ricerche e il loro metodo
Alfred Charles Kinsey nasce a Hoboken, nello Stato del New Jersey, nel 1894 da Alfred Seguine Kinsey, insegnante d’ingegneria, e da Sarah Anne Charles, e muore, per un infarto cardiaco, nell’agosto del 1956 (2).
Da bambino è affetto da rachitismo, febbri reumatiche e tifoidi che lo portano più volte in fin di vita (3). Impossibilitato per motivi di salute a frequentare i coetanei, sviluppa, nel corso di lunghe passeggiate, la passione per l’osservazione degli animali.
Si licenzia in biologia e psicologia al Bowdoin College, nello Stato del Maine, e ottiene una laurea in tassonomia ad Harvard. Nel 1920 viene chiamato come assistente di zoologia all’Indiana University, grazie ai suoi studi sulle vespe delle galle.
Kinsey comincia a interessarsi alla sessualità — praticando il nudismo in famiglia e con gli allievi e diffondendo la contraccezione — quando, nel 1938, ottiene di poter condurre, presso la sua università, un corso di educazione sessuale. Questo corso gli dà la possibilità di fare proselitismo nella sua battaglia contro la “morale sessuale vittoriana” (4) e di disporre di un buon numero di soggetti per iniziare il suo progetto circa la raccolta di dati sul comportamento sessuale umano.
Nel 1940, Kinsey ottiene un cospicuo finanziamento dalla Rockefeller Foundation, creata nel 1913 da John Davison Rockefeller (1839-1937), un industriale statunitense del petrolio, fondatore della Standard Oil Company, con l’obiettivo di promuovere il benessere dell’umanità nel mondo. Così, la ricerca di Kinsey, fino a quel momento condotta in modo artigianale, può avvalersi di notevoli mezzi.
Nel 1941 Kinsey ha il sostegno, anche per la ricerca sul comportamento sessuale umano, di un suo assistente laureato in economia, Clyde Eugene Martin, che si occupa delle analisi statistiche; nel 1943 si unisce a loro lo psicologo Wardell B. Pomeroy (1913-2001); nel 1947 entra nel gruppo l’antropologo Paul H. Gebhard, completando il nucleo di quello che verrà chiamato Indiana Institute for Sex Research, ora Kinsey Institute for Sex, Gender and Reproduction Research (5).
Gli esiti delle ricerche di Kinsey e dei suoi collaboratori sono raccolti in due volumi, generalmente indicati come “rapporti Kinsey” (6), la cui edizione italiana omette purtroppo, “col consenso dell’Autore” (7), due importanti capitoli, sui metodi statistici e sui criteri di validità dei dati, oltre ad alcune tabelle.
Il rapporto sul comportamento dell’uomo è particolarmente caro agli attivisti gay, perché da esso si ricava il dato — non confermato da successive ricerche — secondo il quale “il 10 per cento dei maschi sono più o meno esclusivamente omosessuali […] per almeno tre anni tra i sedici ed i 55 anni. Ciò significa uno su dieci della popolazione maschile di razza bianca” (8). Noto come, nella presentazione dei dati statistici, Kinsey e i suoi collaboratori uniscano esperienze omosessuali adolescenziali con quelle adulte.
Il motivo per cui questo dato non viene confermato è molto semplice: Kinsey manipola il campione d’individui intervistato.
Lo psicologo statunitense Abraham Maslow (1908-1970) — celebre per la concettualizzazione della cosiddetta Hierachy of needs, “gerarchia dei bisogni o necessità” —, saputo delle ricerche di Kinsey, vuole incontrarlo per confrontarsi con lui. Una volta compreso il suo metodo d’indagine, Maslow mette in guardia l’entomologo dal “volunteer error”, ossia dalla non rappresentatività di un campione composto esclusivamente da volontari per una ricerca psicologica sulla sessualità. Ma Kinsey decide d’ignorare il suggerimento di Maslow e di proseguire nella raccolta delle storie sessuali di volontari (9).
Inoltre, circa il 25% dei soggetti maschi intervistati nella ricerca sono detenuti per crimini sessuali (10). “[…] solo una scuola superiore fu inclusa nella ricerca, era una scuola “aberrante” a causa della percentuale insolitamente elevata di esperienze omosessuali tra gli studenti” (11), circa il 50% (12); fra i soggetti è presente anche un numero sproporzionato di “prostituti” maschi, almeno 200 (13). Inoltre, “le statistiche che sono state riportate in questo volume [Il comportamento sessuale dell’uomo] sull’incidenza dell’attività omosessuale e quelle che verranno date in questa parte del capitolo, sono basate su persone che hanno avuto contatti fisici con altri maschi, e che pervennero all’orgasmo per mezzo di tali contatti. […] Questi non sono dati sul numero delle persone che sono “omosessuali”, ma sul numero delle persone che hanno avuto almeno un episodio omosessuale — anche se talora non più di uno — fino all’età indicata” (14). Faccio notare non solo che esiste una notevole differenza fra la pratica di attività omosessuali e l’omosessualità, e che la maggior parte delle attività omosessuali registrate da Kinsey è costituita da giochi omosessuali: “Tra i 16 ed i 20 anni quasi la metà (41%) dei maschi hanno qualche contatto omosessuale” (15). Infine, nel calcolare la percentuale di omosessuali, Kinsey fa sparire — senza darne spiegazione — circa 1.000 soggetti (16).
2. Le manipolazioni nella prospettiva di un “grande progetto” e gli assunti della ricerca
Perché Kinsey opera queste manipolazioni? Wardell Pomeroy, collaboratore di Kinsey, rivela che il professore aveva un “grande progetto” (17), ossia fornire le basi scientifiche per una nuova moralità sessuale ed educare il mondo in base a questi nuovi princìpi.
Nelle ricerche Kinsey si basa esplicitamente su quattro assunti:
1. non esiste alcuna differenza fra lo studio del comportamento sessuale degli animali e quello degli uomini: “La trasposizione dal campo degli insetti a quello degli esseri umani non è illogica, poiché è stata la trasposizione di un metodo che può essere applicato allo studio di qualsiasi popolazione variabile in qualsiasi campo” (18). Questo assunto permette inoltre di capire quale sia stata l’influenza di Charles Robert Darwin (1809-1882) su Kinsey, chiamato “un secondo Darwin” (19);
2. il sesso è un “[…] meccanismo relativamente semplice che provvede alla reazione erotica quando gli stimoli fisici e psichici sono sufficienti” (20);
3. “l’omosessualità e l’eterosessualità di un individuo non sono due qualità nettamente ed assolutamente distinte. […] I maschi non si dividono in due gruppi distinti, gli eterosessuali e gli omosessuali. Il mondo non è diviso in pecore e capri. Non tutte le cose sono nere e non tutte sono bianche. È un principio fondamentale della tassonomia che raramente nella natura si riscontrano categorie nettamente separate. Soltanto la mente umana inventa le categorie e tenta di costringere i fatti in caselle separate. Il mondo vivente rappresenta una continuità in tutti i suoi aspetti. Quanto più presto noi impareremo questa nozione applicandola al comportamento sessuale dell’uomo, tanto prima comprenderemo chiaramente quella che è la realtà del sesso” (21); “[…] la realtà è un continuo formato da individui che appartengono non soltanto alle sette categorie segnalate qui [si tratta di una scala ideata da Kinsey nella quale il grado 0 corrisponde all’eterosessualità esclusiva e il grado 6 all’omosessualità esclusiva], ma a tutte le gradazioni esistenti tra le categorie” (22). Quindi, l’orientamento sessuale è un continuum, il cui centro, la bisessualità, rappresenta la normalità;
4. è normale che ogni persona abbia sperimentato ogni tipo di contatto sessuale: omosessuale, pedofilo, zoofilo e così via, dal momento che “[…] la capacità di un individuo di rispondere eroticamente a qualsiasi specie di stimolo è fondamentale nella specie” (23).
Nelle conclusioni del primo rapporto leggiamo: “[…] i dati scientifici che si stanno accumulando fanno apparire che se le circostanze fossero state favorevoli la maggior parte degli individui si sarebbero orientati in una direzione qualsiasi, anche verso attività che adesso sembrano a loro assolutamente inaccettabili. Vi sono poche prove dell’esistenza di una perversione congenita anche tra quegli individui le cui attività sono meno accette dalla società” (24).
3. Oltre la frode scientifica
Eppure vi sono aspetti delle attività svolte all’Indiana Institute for Sex Research più inquietanti della frode scientifica.
Nel 2000 vengono pubblicate in volume (25) 159 fotografie erotiche e pornografiche scelte fra le oltre 75.000 presenti nell’archivio del Kinsey Institute: “Possediamo ora originali o copie di circa 16.000 opere d’arte, contemporanee e non contemporanee, che forniscono materiale al presente studio” (26). Non si tratta di scatti casuali, ma di vere e proprie pose.
Secondo Wardell Pomeroy, la raccolta di materiale erotico e pornografico di Kinsey è la più vasta del mondo: “la più grande collezione di materiale erotico nel mondo… presumibilmente più grande della leggendaria collezione Vaticana” (27). Questo materiale è arricchito da riprese cinematografiche effettuate presso l’istituto, alle quali Kinsey, i suoi collaboratori e le rispettive mogli spesso partecipano nel ruolo di attori. “Abbiamo pertanto ritenuto necessario supplire, alle osservazioni dirette, con pellicole documentarie che noi e parecchi altri nostri osservatori abbiamo ripreso sull’attività sessuale di quattordici specie di mammiferi” (28) fra le quali l’uomo.
Ciò che tuttavia continua a restare in ombra, fra le attività dell’Indiana Institute for Sex Research, sono gli esperimenti sessuali condotti su bambini.
L’opera dedicata alla sessualità maschile contiene un capitolo, intitolato Sviluppo e attività sessuali precoci; in esso si trova la descrizione di esperimenti sessuali condotti su centinaia di soggetti, con un’età compresa fra i cinque mesi e i quattordici anni (29). Probabilmente questi esperimenti sono stati condotti anche su bambini di età inferiore: “Nelle nostre statistiche noi troviamo segnalato un orgasmo in una bambina di 4 mesi” (30). Il rapporto sul comportamento sessuale dell’uomo parla di 317 bambini (31) — anche se i dati sono confusi —, ma indagini successive hanno elevato notevolmente questo numero. La dottoresa Judith A. Reisman ipotizza la cifra di 1.746 bambini (32).
I bambini sono affidati ad “[…] adulti che hanno contatti sessuali con individui assai giovani e che con la loro esperienza di adulti sono capaci di riconoscere e interpretare le sensazioni dei ragazzi. […] Taluni di questi adulti sono persone che hanno ricevuto una istruzione tecnica, e che hanno tenuto dei diari o note che hanno messo a nostra disposizione” (33). In una lettera alla dottoressa Reisman, Gebhard specifica che alcuni di questi individui sono insegnanti o direttori di asili, altri “omosessuali maschi interessati a bambini più grandi, ma sempre in età prepuberale” (34), ossia pedofili. Nulla viene specificato a proposito dell’addestramento tecnico ricevuto da questi individui. Essi, principalmente con le mani o con la bocca (35), provocano nei bambini ripetuti orgasmi mentre questi cercano di opporsi “[…] con gemiti, singhiozzi, o grida più forti, talora con abbondanza di lacrime” (36), di “[…] allontanarsi violentemente dal compagno ed arrivano a fare tentativi violenti per evitare il parossismo” (37); in altri bambini sottoposti a tale pratica furono osservati “tremori accentuatissimi, collasso, impallidimento e talora svenimento” (38). Queste reazioni vengono interpretate da Kinsey come la manifestazione di un orgasmo; scrive infatti che i bambini si oppongono a queste pratiche “[…] non ostante che essi provino nettamente un piacere in tale situazione” (39). Il tutto mentre Kinsey e i collaboratori osservano, filmano e cronometrano l’intervallo di tempo trascorso fra un orgasmo e l’altro. Alcuni bambini sono sottoposti a questi trattamenti per 24 ore consecutive, “[…] ed il rapporto indica che sarebbe stato possibile ottenere anche di più [di 26 orgasmi] nello stesso periodo di tempo” (40); e di cinque “soggetti impuberi” (41) per i quali “[…] le osservazioni furono proseguite per periodi di mesi o di anni” (42). Purtroppo — come ho già segnalato — l’edizione italiana del rapporto su Il comportamento sessuale dell’uomo è mancante di alcune tabelle; per esempio, quella sul tempo e sul numero di orgasmi raggiunti dai bambini (43). Da essa si ricava che sono due i soggetti sottoposti a questi trattamenti per ventiquattro ore consecutive, uno di quattro e uno di tredici anni; quello di tredici è stato sottoposto a due trattamenti, come un bambino di due anni e uno di dodici. La tabella non riporta la durata del trattamento del bambino di cinque mesi, che ha raggiunto 3 orgasmi.
Questi esperimenti sono stati condotti anche su almeno sette bambine al di sotto dei tre anni, i cui orgasmi sono stati osservati da Kinsey e colleghi (44). La dottoressa Reisman ha raccolto e pubblicato la testimonianza di una donna che, a partire dall’età di quattro anni, fu sottoposta ad atti incestuosi da parte del padre presso il laboratorio di Kinsey il quale, con i colleghi, cronometrava, filmava e prendeva appunti; “Esther” ricorda che gli venne insegnato che le convulsioni, accompagnate da pianto irrefrenabile e fortissimi scuotimenti, che manifestava, si chiamavano “orgasmo” (45).
La conclusione di Kinsey è la seguente: “[…] si deve accettare come un fatto accertato che un certo numero, e probabilmente una notevole percentuale di bambini e di maschi più anziani ancora impuberi, possiedono la capacità di reazioni specificamente sessuali fino a giungere all’orgasmo, se lo stimolo a cui sono sottoposti è sufficiente” (46). Questo gli è sufficiente per giustificare e, anzi, per incoraggiare la pedofilia: “Se la bambina non fosse condizionata dall’educazione, non è certo che approcci sessuali del genere di quelli determinatisi in questi episodi [contatti sessuali con maschi adulti], la turberebbero. È difficile capire per quale ragione una bambina, a meno che non sia condizionata dall’educazione, dovrebbe turbarsi quando le vengono toccati i genitali, oppure turbarsi vedendo i genitali di altre persone, o nell’avere contatti sessuali ancora più specifici. Quando i bambini vengono posti in guardia di continuo dai genitori e dagli insegnanti contro i contatti con gli adulti, e quando non ricevono alcuna spiegazione sulla natura esatta dei contatti proibiti, sono pronti a dare in manifestazioni isteriche non appena una qualsiasi persona adulta li avvicina, o si ferma a parlar loro per strada, o li carezza, o propone di fare qualcosa per loro, anche se quella persona può non avere alcuna intenzione sessuale. Alcuni tra i più esperti studiosi di problemi giovanili, sono addivenuti alla convinzione che le reazioni emotive dei genitori, dei poliziotti e di altri adulti i quali scoprono che il bambino ha avuto contatti, possono turbare il fanciullo più seriamente degli stessi contatti sessuali. L’isterismo in voga nei riguardi dei trasgressori sessuali può benissimo influire in grave misura sulla capacità dei fanciulli ad adattarsi sessualmente alcuni anni dopo, nel matrimonio.
“Vi sono, naturalmente, esempi di adulti che hanno inflitto lesioni fisiche a bambine con le quali avevano tentato contatti sessuali, e possediamo le biografie di alcuni maschi responsabili di tali lesioni. Ma i casi del genere sono la minoranza, e il pubblico dovrebbe imparare a distinguere i contatti di tale gravità da altri contatti con adulti che, con ogni probabilità, non possono fare alla bambina alcun male apprezzabile, purchè i genitori non si turbino. Il numero straordinariamente piccolo dei casi in cui la bambina riporta danni fisici è indicato dal fatto che fra 4.441 femmine delle quali conosciamo i dati, ci risulta un solo caso chiaro di lesioni inflitte ad una bimba, e pochissimi esempi di emorragie vaginali che, d’altronde, non determinarono alcun inconveniente apprezzabile” (47).
La visione della sessualità proposta da Kinsey — in particolare il concetto secondo cui l’eterosessualità e l’omosessualità sono i due estremi di un continuum lungo il quale l’orientamento sessuale della persona può spostarsi liberamente — è stata adottata dal NIMH, il National Institute of Mental Health, che ha costituito una task force, il cui Final report ha avuto una grande influenza nella decisione dell’American Psychiatric Association di depennare dai manuali diagnostici l’omosessualità quando non percepita come problema (48). Uno dei membri più influenti della task force, lo psicologo e sessuologo statunitense John William Money (49), discepolo di Kinsey, ha coniato il termine “genere” riferito al ruolo sessuale non legato all’identità sessuale della persona, ma socialmente determinato; oggi è fra i maggiori sostenitori dell’idea che la pedofilia non sia necessariamente dannosa per i bambini, ma anzi potenzialmente positiva (50).
Ispirato ai “rapporti Kinsey”, in particolare alla percentuale di persone con tendenze omosessuali presenti nella popolazione degli Stati Uniti d’America, è il cosiddetto Project 10 (51), che ha “[…] l’obiettivo di insegnare agli studenti ad apprezzare, e non semplicemente tollerare, la diversità sessuale” (52).
Roberto Marchesini
Note:
(1) Cfr. Kinsey. E ora parliamo di sesso… (Kinsey. Let’s Talk About Sex) (Stati Uniti d’America, 2004). Regista: Bill Condon. Interpreti principali: Liam Neeson, Laura Linney, Chris O’Donnell, Peter Sarsgaard, Timothy Hutton, John Lithgow, Tim Curry, Oliver Platt.
(2) Cfr. James H. Jones, Alfred C. Kinsey. A life, W. W. Norton Company, New York-Londra 1997, p. 11.
(3) Ibid., p. 15.
(4) Ibid., p. 335.
(5) Cfr. <http://www.indiana.edu/~kinsey> (visitato l’8-5-2006).
(6) Cfr. Alfred C. Kinsey, Wardell B. Pomeroy e Clyde E. Martin, Sexual behaviour in the human male, Saunders, Philadelphia 1948, trad. it. Il comportamento sessuale dell’uomo, Bompiani, Milano 1950, con Prefazione di Cesare Luigi Musatti (1897-1989); e A. C. Kinsey, W. B. Pomeroy, C. E. Martin e Paul H. Gebhard, Sexual behaviour in the human female, Saunders, Philadelphia 1948, trad. it. Il comportamento sessuale della donna, Bompiani, Milano 1956.
(7) Ibid., p. 73.
(8) A. C. Kinsey, W. B. Pomeroy e C. E. Martin, Il comportamento sessuale dell’uomo, cit., p. 636.
(9) Cfr. Judith A. Reisman e Edward W. Nichel, Kinsey, sex and fraud, Dr. John H. Court & Dr. J. Gordon Muir Editors, Lafayette 1990, pp. 20, 62, 181-183, 221.
(10) Cfr. ibid., pp. 22-23, 185 e 187.
(11) Ibid., p. 23; cfr. anche ibid., p. 187.
(12) Cfr. ibid., p. 187.
(13) Cfr. ibid., pp. 29 e 186; cfr. A. C. Kinsey, W. B. Pomeroy e C. E. Martin, Il comportamento sessuale dell’uomo, cit., p. 157.
(14) J. A. Reisman e E. W. Nichel, op. cit., p. 611.
(15) Ibid., p. 617.
(16) Cfr. ibid., pp. 20 e 187.
(17) W. B. Pomeroy, Dr. Kinsey and the Institute for Sex Research, Harper and Row, New York 1972, p. 4, cit. in J. A. Reisman e E. W. Nichel, Kinsey, sex and fraud, cit., p. 202.
(18) A. C. Kinsey, W. B. Pomeroy e C. E. Martin, Il comportamento sessuale dell’uomo, cit., p. 13.
(19) J. H. Jones, op. cit., p. 570.
(20) A. C. Kinsey, W. B. Pomeroy e C. E. Martin, Il comportamento sessuale dell’uomo, cit., pp. 668-669.
(21) Ibid., pp. 628-629.
(22) Ibid., p. 633.
(23) Ibid., p. 643.
(24) Ibid., p. 669.
(25) Cfr. Peek. Photographs from the Kinsey Institute, Arena Editions, Santa Fe 2000.
(26) A. C. Kinsey, W. B. Pomeroy e C. E. Martin, P. H. Gebhard, Il comportamento sessuale della donna, cit., p. 117.
(27) Cit. in J. A. Reisman e E. W. Nichel, op. cit., p. 205, nota 13.
(28) A. C. Kinsey, W. B. Pomeroy e C. E. Martin e P. H. Gebhard, Il comportamento sessuale della donna, cit., p. 123; cfr. pure James H. Jones, op. cit., pp. 605-614.
(29) Cfr. A. C. Kinsey, W. B. Pomeroy e C. E. Martin, Il comportamento sessuale dell’uomo, cit., p. 106.
(30) Ibid., pp. 106-107.
(31) Cfr. ibid., p. 112.
(32) Cfr. J. A. Reisman, Kinsey, Crimes & Consequences, The Institute for Media Education, Crestwood 2000, p. 132.
(33) A. C. Kinsey, W. B. Pomeroy e C. E. Martin, Il comportamento sessuale dell’uomo, cit., pp. 105-106.
(34) J. A. Reisman e E. W. Nichel, op. cit., p. 223.
(35) Cfr. ibidem.
(36) A. C. Kinsey, W. B. Pomeroy e C. E. Martin, Il comportamento sessuale dell’uomo, cit., p. 90.
(37) Ibid., p. 91.
(38) Ibidem.
(39) Ibidem.
(40) Ibid., p. 110.
(41) A. C. Kinsey, W. B. Pomeroy e C. E. Martin, Il comportamento sessuale dell’uomo, cit., p. 107.
(42) Ibidem.
(43) Cfr. J. A. Reisman e E. W. Nichel, op. cit., p. 39.
(44) Cfr. A. C. Kinsey, W. B. Pomeroy, C. E. Martin e P. H. Gebhard, Il comportamento sessuale della donna, cit., p. 140; cfr. pure J. A. Reisman, Kinsey, Crimes & Consequences, cit., p. 152.
(45) Cfr. J. A. Reisman, op. cit., pp. 151-152.
(46) A. C. Kinsey, W. B. Pomeroy e C. E. Martin, Il comportamento sessuale dell’uomo, cit., p. 112.
(47) A. C. Kinsey, W. B. Pomeroy, C. E. Martin e P. H. Gebhard, Il comportamento sessuale della donna, cit., pp. 159-160.
(48) Cfr. J. A. Reisman e E. W. Nichel, op. cit., p. 141.
(49) Cfr. il mio Storia del bimbo che qualcuno volle bimba, in il Domenicale. Settimanale di cultura, anno 4, n. 5, 19-3-2005, pp. 1-2.
(50) Cfr. <www.danped.fpc.net/italiano/mon eyit.php> (visitato l’8-5-2006).
(50) Cfr. <www.project10.org/index.html> (visitato l’8-05-2006).
(52) Joseph Nicolosi e Linda Ames Nicolosi, Omosessualità. Una guida per i genitori, trad. it., con Prefazione di Chiara Atzori, Sugarco, Milano 2003, pp. 136-137; cfr. la mia recensione dell’opera, in Cristianità, anno XXXIII, n. 330-331, luglio-ottobre 2005, pp. 46-49; cfr. pure J. A. Reisman e E. W. Nichel, op. cit., pp. 11 e 227-234.