Comunicato di Aiuto alla Chiesa che Soffre del 14/10/2019.
Con il proseguire dello scontro nella Siria nordorientale, nel Kurdistan iracheno aumenta il timore di massicce ondate di profughi della stessa entità di quelle giunte nell’estate del 2014 dopo l’invasione della Piana di Ninive da parte di ISIS.
Fonti della Chiesa locale riferiscono ad Aiuto alla Chiesa che Soffre che secondo il governo del Kurdistan iracheno almeno 130mila persone avrebbero abbandonato le proprie abitazioni nelle aree siriane interessate dal conflitto con Ankara e sarebbero ora vicine ai confini con l’Iraq. Al momento la frontiera con la Siria è chiusa ma qualora venisse aperta si stima che oltre 250mila persone in fuga potrebbero riversarsi tra il capoluogo del Kurdistan iracheno Erbil e la città di Duhok.
La Chiesa locale si è già resa disponibile ad accogliere i rifugiati che potrebbero giungere e il governo del Kurdistan ha fatto sapere che aprirà gli aeroporti in caso di necessità. Tuttavia un afflusso di simili proporzioni va ben oltre la capacità della piccola regione autonoma dell’Iraq. «È una situazione drammatica – dichiara ad ACS l’arcivescovo caldeo di Erbil, monsignor Bashar Warda– Se non saremo in grado di accogliere i cristiani in fuga dalla Siria nordorientale, c’è il rischio che questi si vedano costretti ad abbandonare il Medio Oriente per sempre».
Il presule nota però che senza un aiuto da parte delle nazioni occidentali sarà impossibile gestire uno scenario che si preannuncia identico se non peggiore rispetto a quello del 2014, quando in una sola notte giunsero in Kurdisan 125mila cristiani in fuga dallo Stato Islamico. «Non possiamo farcela da soli – afferma appellandosi ai governi occidentali – e se non aiuteremo i cristiani siriani costretti ad abbandonare le proprie case è probabile che ISIS stavolta riesca nel suo intento, ovvero sradicare completamente il Cristianesimo dal Medio Oriente».
Aiuto alla Chiesa che Soffre è in costante contatto con esponenti della Chiesa nelle aree curde di Siria, Iraq e Turchia e segue con attenzione questi momenti di grande tensione. «Qualunque siano gli sviluppi futuri, non mancherà il nostro sostegno ai rifugiati cristiani e alle Chiese locali – assicura il direttore di ACS-Italia Alessandro Monteduro – La straordinaria Chiesa del Kurdistan non può essere lasciata sola nell’accoglienza di un simile afflusso di rifugiati e noi la sosterremo esattamente come abbiamo fatto 5 anni fa. Continueremo ad offrire aiuto ai nostri fratelli nella fede cercando ancora una volta di impedire che il Medio Oriente si svuoti della sua presenza cristiana».