Per aprirsi alla speranza, contro la disperazione di un mondo che non sa più riconoscere il bene e il male, la Chiesa mette a disposizione gli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola. Una risposta che richiede coraggio e voglia di cambiare sé stessi per cambiare la società, ma che può dare un senso davvero diverso e bello alla vita
di Aurelio Carloni
Il rumore di fondo che raggiunge ogni luogo è una costante nella vita di oggi: musica, traffico, mala-movida e una comunicazione pervadente colma di immagini, slogan, video, whatsapp, mail, spingono l’uomo in uno stato di perenne distrazione, che non consente il riposo della mente e il raccoglimento del cuore. Siamo in definitiva immersi in un mondo che impedisce la riflessione in generale e la contemplazione del reale, del creato e in definitiva del Creatore. Lo scrittore francese Georges Bernanos (1888-1948) scriveva: «Non si capisce assolutamente niente della civiltà moderna se non si ammette per prima cosa che essa è una congiura universale contro qualsiasi specie di vita interiore».
È così che le stelle si guardano più nel web che nel cielo notturno delle campagne o delle cime montuose lontane dal rumore e dalle fonti luminose.
Quelle stelle che invece sant’Ignazio di Loyola (1491-1556) rimirava, insonne, dai tetti della chiesa del Gesù nelle notti buie e silenziose della Roma cinquecentesca, in un colloquio interiore con quel Dio – cui si era cavallerescamente donato – che le aveva pensate e create, perché l’uomo, attraverso la contemplazione del loro splendore, potesse cogliere il senso della vita, percorrendo la via pulchritudinis che conduce dalla bellezza del creato a quella del Creatore.
Che questa epoca – che ci vede uomini in cammino in attesa che una nuova generazione sostituisca la nostra – sia vuota di certezze, verità e speranza è un fatto sperimentabile quotidianamente. Frutto avvelenato di un itinerario di allontanamento da Dio che la scuola controrivoluzionaria – a cui si rifà Alleanza Cattolica – chiama Rivoluzione.
Che fare per combattere la tristezza di una società, «sazia e disperata» come la definì il cardinal Giacomo Biffi, che vive male le relazioni con Dio, con il prossimo, con le cose e con sé stessi?
Una risposta articolata ed efficace la offrono gli Esercizi Spirituali che proprio sant’Ignazio mise a disposizione della Chiesa «(…) per la crescita spirituale delle anime, per la loro iniziazione alla preghiera, alla meditazione, in questo mondo secolarizzato in cui Dio sembra essere assente. (…) Gli Esercizi Spirituali – come ebbe a dire papa Benedetto XVI nel 2008 – rappresentano una via e un metodo particolarmente prezioso per cercare e trovare Dio, in noi, attorno a noi e in ogni cosa, per conoscere la sua volontà e metterla in pratica».
Chi scrive li ha recentemente fatti. È una esperienza che ripetuta nel tempo offre sensazioni e moti dell’anima molto diversi mantenendo ferrea una regola.
Se li si fa seriamente, assomigliano a una salita di montagna, con pendenze dure, affrontata senza allenamento, con una bici pesante e male lubrificata. Eppure, se si entra nel giusto raccoglimento, la strada un po’ alla volta si spiana, grazie anche ai direttori spirituali, che svolgono un ruolo fondamentale di guida e comprensione di cosa vuole Dio da ciascuno degli “esercitanti”. È così che si superano con la preghiera e le grazie abbondanti i momenti di aridità e di desolazione e si vivono con gioia profonda quelli di consolazione. Ci sono meditazioni e contemplazioni che continuano a colpire nel profondo anche chi li abbia fatti più volte.
Come quella, per fare un solo esempio, della scelta se rispondere di sì alla chiamata di Nostro Signore, Re delle società e dei cuori, ponendosi sotto il suo stendardo con le schiere di quanti intendono contrapporsi a Satana, che vuole dannare tutte le anime, e al suo esercito.
Tutto è costruito secondo una visione cavalleresca nel senso autentico del termine. Rimane la libertà di rifiutare la chiamata alla santità, ma se si vince la propria natura umana, che «vede il bene e fa il male», allora, seppur stremati, si ritorna nel mondo rumoroso e brutto di oggi con la speranza di convertirsi – con fatica, un passo alla volta e senza scoraggiarsi per le inevitabili cadute – e di porre le fondamenta per una società dove i figli possano nascere, avere un padre e una madre e crescere meglio di quanto non accada ora.
Per vivere gli Esercizi ignaziani secondo la formula dei 5 giorni è possibile consultare il sito dei sacerdoti dell’Opus Mariae Matris Ecclesiae.
Martedì, 29 agosto 2023