Augustin-Louis Cauchy (1789-1857), uno dei più grandi matematici della storia, fervente cattolico e sostenitore dei Borbone di Francia, precettore per cinque anni di Enrico Carlo di Artois (1820-1883) — duca di Bordeaux, erede al trono e futuro conte di Chambord —, è autore del breve saggio Quelques mots adressés aux hommes de bon sens et de honne foi, pubblicato a Friburgo nel 1833, nel quale spiega le ragioni ideali che lo avevano spinto ad accettare l’invito del «suo» re Carlo X (1757-1836), da tre anni in esilio, a occuparsi dell’educazione del giovane duca (su di lui cfr. Luciano Benassi e Maurizio Brunetti, voce Augustin-Louis Cauchy (1789-1857), in IDIS. Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale (a cura di), Dizionario del Pensiero Forte, nel sito web <https://alleanzacattolica.org/augustin-louis-cauchy>, consultato il 19-9-2024). Pubblichiamo qui uno stralcio della traduzione italiana dell’opera, data alle stampe a Modena nel 1834, con il titolo Alquante parole rivolte agli uominidi buon senso e di buona fede, a cura di Gabrio Piola (1794-1850), matematico italiano appartenente al patriziato milanese.
Augustin-Louis Cauchy, Cristianità n. 428 (2024)
Siamo giunti ad un’epoca straordinaria, nella quale un’attività di continuo rinascente rode, a così dire, ed agita tutti gli spiriti. L’uomo ha misurati i cieli e scandagliato le profondità degli abissi: ha consultati gli avanzi degli antichi monumenti, e loro ha chiesto che gli raccontino la storia dello generazioni, le quali dormono nella polvere del sepolcro: ha visitate le cime delle più ardue montagne e le spiagge più rimote, i deserti ore regnano i cocenti ardori del tropico e gli aridi scogli che son circondati da’ ghiacci del polo: si è innalzato alla regione delle tempeste ed è disceso fin nelle viscere della terra, per veder pure se ivi poteva assistere alla creazione medesima del nostro pianeta: ha decomposti gli elementi ed ha fatto che servissero a’ suoi bisogni o capricci: ha costretto i vapori e i gaz a guidare i suoi navigli sopra la superficie dell’oceano, o a trasportar la sua navicella per aria: finalmente, dopo aver indagati i segreti della natura, ha rivolto lo sguardo investigatore sulle basi medesime dell’ordine morale e della società, e al tribunale della sua ragione ha citato quel Dio, da cui ebbe l’esistenza. E di tanti viaggi lunghissimi, di tante fatiche, di tanti lavori quale sarà il frutto? Se io dimando a coloro, che tali cose intraprendono, qual è il fine delle loro penose investigazioni, essi certamente mi risponderanno che tutto è rivolto allo scoprimento della verità. E in effetto non è forse per trovare la verità che questi si seppellisce tra la polvere delle biblioteche, e cerca di conoscere minutamente le legislazioni degli antichi popoli, o di emendare alcune date, o di provare alcuni fatti, i quali possa poi aggiungere alla storia de’ secoli passati?
[…] Di nuovo, non è forse per iscoprire la verità che questi intraprende i più delicati sperimenti di fisica e di chimica, e col ferro alla mano ricerca in un esanime cadaverei mezzi di prolungare la vita de’ suoi simili? Infine, non è forse per iscoprire la verità che un altro interroga l’algebra, esaurisce tutte le risorse dell’analisi, e chiede ad una formula che gl’insegni le leggi regolatrici del corso degli astri o le vibrazioni insensibili delle ultime particelle della materia? Sì certamente, la ricerca della verità debb’essere l’unico oggetto d’ogni scienza: a lei sono rivolti gli sforzi dei veri sapienti […].
Certo che le passioni, oscurando l’intelletto dell’uomo, possono impedire la cognizione della verità; e appunto i costumi della Reggenza (1) produssero negli ultimi secoli quella falsa filosofia, che dopo aver umiliato l’uomo al di sotto de’ bruti, giunse fino a negar l’esistenza del solo Essere pel quale ogni cosa esiste, di quell’Essere il quale è l’unico che sussista necessariamente, di quell’Essere nella cui bellezza infinita deve, come in suo vero obbjetto, riposarela nostra mente, come nella sua infinita bontà deve riposarsi il nostro amore. Il carattere particolare del secolo decim’ottavo e la sorgente delle innumerevoli calamità, onde ha esso inondata la terra, sta nell’abuso dell’ingegno e della scienza, adoperati a corrompere i cuori, a pervertir le menti, a distruggere fin la nozione del dovere, e a scancellare,se ciò fosse stato possibile, fin la memoria di quanto v’era di grande e di sacro fra gli uomini. Il delitto di questo secolo consiste in aver voluto sollevare tutta la natura contro il suo Autore; e contro Dio, il quale è la stessa verità, armare le scienze, che dovevano tendere unicamente a ricercare la verità. E in realtà, col far pomposa mostra d’un falso sapere e d’una vana filosofia, la moderna incredulità è pervenuta a sedurre gran numero di spiriti superficiali. In questa maniera essa ha ottenuto di farsi ascoltare dai grandi e potenti del secolo; in questa maniera l’irreligione, dopo essersi impadronita delle classi elevate della società, è discesa fino alla capanna del povero, che per lei è divenuto bersaglio d’ogni miseria e strumento d’ogni delitto. E a punire i popoli, che avevan dato ascolto alle parole degli empj, ha bastato che la Provvidenza gli abbandonasse alla guida di questi presuntuosi condottieri, di questi vantati riformatori del genere umano. La società ben presto si è disciolta, e l’intiero mondo è divenuto il teatro di un vasto incendio, che non rischiara se non delle ruine.
Nondimeno noi veggiamo che l’uomo non può riposarsi nel dubbio, e che il regno dell’errore non può essere di lunga durata.
[…] Sì certamente; il regno della verità debb’essere l’obbietto di tutti i nostri desideri, lo scopo al quale sieno diretti tutti i nostri sforzi e tutte le nostre speranze. La verità è quell’arca di salute, che può raccogliere gli avanzi della società, vicina a perdersi in un abisso; quel sole benefico, la cui luce soave spande da per tutto vita e fecondità. Fu la verità, che movendo sopra il nostro globo la face divina del Vangelo, dissipò le tenebre del paganesimo, distrusse superstizioni infami o crudeli, abolì la schiavitù e rinnovò l’universo. Fu la verità, che servendosi della voce di zelanti missionari, ridusse barbare nazioni a civili costumi e diede vita a popoli sepolti nell’ombre di morte. E la stessa verità è quella, che può ancora salvar l’Europa e il mondo dai furori dell’anarchia. Ma affinché ci sia apportatrice di tutti i beni, che da lei possiam riprometterci, bisogna cercarla sinceramente, bisogna accettarla tutta intiera, bisogna imbeverci di questa massima: che ogni sacrifizio de’ nostri pregiudizi e delle nostre ripugnanze, fatto a lei, è un passo di più verso la felicità; che l’abbassarci dinanzi a lei è sempre un elevarci, e che nell’ubbidire a quanto essa comanda è riposta la nostra maggior libertà.
Note:
1) In tempo della minorità di Luigi XV [1710-1774].