
Quello che non ci raccontano sul “progressista” governo Tusk in Polonia
di Wlodzimierz Redzioch
In Polonia lo smantellamento dello stato di diritto sta diventando un fatto reale: ecco le conclusioni del simposio, svoltosi il 5 aprile presso l’Accademia di Cultura Sociale e Mediatica (AKSiM) di Toruń, intitolato I diritti umani in tempi di crisi dello stato di diritto.
L’evento è stato organizzato dall’Associazione dei giudici della Repubblica di Polonia e dall’AKSiM, con la partecipazione di rappresentanti della magistratura, di esperti e parlamentari. E’ stato un ennesimo grido d’allarme contro la preoccupante deriva antidemocratica in Polonia, portata avanti con il ruolo attivo del ministro della Giustizia Bodnar e dei suoi procuratori, che agiscono secondo evidenti ordini politici del primo ministro Donald Tusk.
Ai partecipanti al simposio ha dato il benvenuto padre Tadeusz Rydzyk CSSR, direttore di Radio Maria e fondatore dell’AKSiM, ringraziandoli per la loro testimonianza. «Siete testimoni della verità, testimoni della normalità. E continuate a essere testimoni, non importa quanto possa essere difficile. Solo andando controcorrente si può arrivare alla fonte, e la fonte è Gesù Cristo», ha detto il padre direttore.
Al simposio ha partecipato, tra gli altri, il presidente del Tribunale Costituzionale (TC), Bogdan Swieczkowski, che già lo scorso 5 febbraio aveva annunciato di aver presentato una denuncia di sospetto colpo di Stato accusandone il premier e alcuni altri membri del governo, in primis il ministro della Giustizia Adam Bodnar e, a seguire, il Presidente del Sejm (camera bassa del Parlamento), il presidente del Senato, membri del Parlamento e senatori della coalizione al potere. «Non si tratta di un colpo di Stato che prevede l’impiego dell’esercito nelle strade, ma di un colpo di Stato strisciante e sistemico», ha affermato allora Swieczkowski. Questa volta il presidente del TC ha affermato che gli attuali governanti vogliono annientare le istituzioni più importanti per lo stato di diritto. Ha ricordato che all’inizio il governo si è impossessato dei media pubblici cambiandone i vertici e il personale, poi è stata attaccata la Procura licenziando illegalmente il Procuratore nazionale. Poi sono arrivati gli attacchi ai giudici: presidenti delle corti comuni, della Corte Suprema, del Consiglio nazionale della magistratura, del Tribunale Costituzionale e della Banca Nazionale della Polonia. Ciò è stato fatto nonostante le sentenze della Corte Costituzionale indicassero che le azioni del governo erano incostituzionali. «Questo colpo di stato politico è in corso ormai da un anno e mezzo. Il governo vuole cambiare il sistema politico della Repubblica di Polonia in modo tale che possa realizzare i suoi obiettivi politici che – nella mia più profonda convinzione – non sono in linea con la ragion di Stato della Repubblica di Polonia e mirano a limitare la sua sovranità», ha sostenuto il giudice Swieczkowski.
Della delicata situazione dei giudici ha parlato la presidente del Consiglio nazionale della magistratura Dagmara Pawelczyk-Woicka. Ha preso, infatti, le difese dei giudici intimiditi dalle verifiche governative. «La verifica si fa non per il fatto che i giudici hanno commesso atti vergognosi, ma semplicemente perché si presume siano stati impiegati in modo improprio». Va detto che i nuovi governanti non vogliono riconoscere una parte importante dei giudici nominati dal Presidente Duda quando governava l’esecutivo conservatore, dato che li chiamano con un assurdo neologismo, “neogiudici”. In questa situazione «il principio fondamentale, garanzia che i giudici non avranno paura e giudicheranno secondo la legge e secondo la propria coscienza, la garanzia espressa nell’art. 180 comma 1 della Costituzione della Repubblica di Polonia è a rischio», ha sostenuto la presidente del Consiglio nazionale della magistratura.
Bisogna specificare che il Consiglio nazionale della magistratura non è una sorta di commissione discrezionale, ma l’organismo sancito dalla Costituzione ed è stato istituito per salvaguardare l’indipendenza dei tribunali e dei giudici. Il Consiglio nazionale della magistratura agisce in conformità con la legge, ma nonostante questo diventa il bersaglio di una campagna politica ed è sotto un attacco frontale.
Il presidente dell’Associazione dei giudici della Repubblica di Polonia, il giudice Zygmunt Drożdżejko, ha affermato apertamente che in Polonia si va verso uno Stato totalitario e le prime vittime di tale Stato sono i diritti umani. «Lo stato totalitario verso cui ci stiamo dirigendo non è in grado di garantire i diritti umani perché questi sono in conflitto con i metodi di funzionamento di tale stato. Una caratteristica di uno Stato totalitario sono i processi politici, gli arresti per motivi politici, e tutto questo contradice il diritto alla libertà che è uno dei diritti umani fondamentali».
Il giudice Drożdżejko ha parlato di tante violazioni dei diritti umani che indicano che in Polonia si va verso uno stato totalitario. Come esempio ha ricordato il fatto che ad una delle persone arrestare per i motivi politici veniva proposto il rilascio, se avesse detto quello che le autorità volevano sentire, cioè accuse contro un politico d’opposizione. Ha parlato dell’uso della tortura, come è successo nel caso di padre Michał Olszewski. Tra gli esempi di violazioni dei diritti umani ha menzionato anche delle manipolazioni riguardanti i collegi giudicanti.
Particolarmente decisa è stata la presa di posizione del primo Presidente della Corte Suprema, Malgorzata Manowska, che ha mandato al simposio un suo messaggio. «Non esito a constatare che le azioni intraprese – probabilmente con l’approvazione del Primo Ministro (Donald Tusk) – dal Ministro Adam Bodnar (il ministro della Giustizia) si richiamano direttamente alle ingloriose pratiche delle autorità della Repubblica Popolare Polacca (cioè le autorità comuniste) negli anni ’50 del secolo scorso. Ecco perché affermo che proprio il governo che ha annunciato il ripristino dello stato di diritto, invece di intraprendere azioni conciliatorie costruttive, mirate a normalizzare la situazione nell’amministrazione della giustizia, consente la violazione dei principi costituzionali fondamentali, che negli ultimi 35 anni non si era mai verificata, ma non era nemmeno immaginabile».
Più chiaro di così. Ma i “difensori” della democrazia a Bruxelles tacciono. Chi tace acconsente?
Martedì, 15 aprile 2025