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La “battaglia di Madrid”, secondo round

19 Agosto 2019 - Autore: Valter Maccantelli

di Valter Maccantelli

Le acrobazie con cui il candidato del Partito Popolare (PP) alla presidenza della Comunitad de Madrid, Isabel Diaz Ayuso, ha cercato di ottenere i voti di Vox senza schierarsi apertamente contro la Sinistra hanno prodotto lo stallo, ma il 15 agosto è stata una giornata favorevole a Rocìo Monasterio, Segretaria di Vox per la regione di Madrid.

In aula, direttamente a ridosso del voto, la Ayuso si è impegnata ‒ a denti un po’ stretti ‒ a soddisfare i punti salienti «tanto del documento di Vox quanto di quello di Ciudadanos, questa è la mia parola». Lo stesso Ignacio Aguado, capo di Ciudadanos a Madrid, aveva dichiarato che «il documento di Vox è perfettamente compatibile» con il programma di coalizione già stipulato fra quello stesso partito e il PP.

I due punti cruciali del documento programmatico di Vox sono del resto l’approvazione preventiva dei famigliari ai programmi educativi e alle attività extracurricolari delle scuole gestiti dalle associazioni LGBT+, nonché l’identificazione certa dell’età dei minori immigrati non accompagnati (i cosiddetti menas, che in Spagna, come in Italia, rappresentano il problema maggiore nella gestione dei flussi migratori) prima del loro inserimento nelle comunità minorili spagnole. Questi provvedimenti sono stati chiesti, a tutela dei minori, dalla Monasterio, alla quale Isa Serra, la rappresentante di Podemos nell’assemblea, ha ribattuto, affermando che il vero scopo della comunità educativa è tutelare i minori, sottraendoli all’educazione dei «padres integristas como ella», «dei genitori fondamentalisti come lei».

Ora, pur avendo votato a favore della presidenza Ayuso, Vox non entra però a far parte della maggioranza, ma si riserva di votare i singoli provvedimenti. Una precauzione, questa, indispensabile, vista la volatilità sulla difesa dei valori che ha contraddistinto i Popolari spagnoli già dai tempi dell’opposizione (rivelatasi poi totalmente di facciata) alle leggi dei governi Zapatero (2004-2011) e seguenti. Anche in questo caso la probabile designazione di due esponenti di Ciudadanos ai dipartimenti di politiche sociali e cultura non fa peraltro presagire nulla di buono.

Di questa lunga partita si è comunque appena aperto il terzo round, che si giocherà però fuori dalle aule della Comunità madrilena, ovvero a livello nazionale. Sui media spagnoli tiene banco ora la proposta di Pablo Casado, Segretario nazionale del PP, per una nuova coalizione politica, denominata España Suma, e in tesi destinata a includere il PP, i liberali di Ciudadanos più una folta schiera di partiti locali. Pur non escludendo il coinvolgimento di Vox, il cui indispensabile appoggio esterno sostiene il PP e Ciudadanos in alcune importanti giunte comunali e, soprattutto, nel governo regionale dell’Andalusia, questo rassemblement sembra fatto apposta per poter fare a meno dello scomodo alleato “estremista” e dei suoi caveat.

A fronte di possibili round ulteriori, sembra quindi lecito aggiungere una valutazione morale. Quando si dice che l’elettorato “conservatore” starebbe andando incontro a una deriva estremista, si mistifica la realtà. In verità esistono elettorati che liberamente e, orribile dictu, consapevolmente vincolano il proprio voto al rispetto e alla difesa, almeno programmatica, di un sistema di valori ritenuti essenziali per il bene comune: vita, famiglia, identità nazionale, libertà di educazione, e così via. Questo elettorato si sta cioè semplicemente svincolando dalla trappola verbale progressista che condanna i difensori pubblici di quei valori come “estremisti” e, contemporaneamente, si sta rendendo conto che i cosiddetti “moderati” non sono stati in grado di difendere autorevolmente proprio questi princìpi. Diventare “arcobaleno” non è l’unico modo di diventare “adulti”, insomma: una regola, questa, che molti politici, che pensavano di fare i “difensori di vita e famiglia” solo in campagna elettorale, stanno cominciando a imparare a proprie spese.

Lunedì, 19 agosto 2019

*in foto: Isabel Diaz Ayuso

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