Il comico prestato alla politica auspica un futuro da incubo in cui i vecchi sono perfette nullità degne solo della spazzatura
di Marco Respinti
Umberto Veronesi, Giorgio Armani, Adriano Celentano, Ornella Vanoni, Pippo Baudo, Mogol, Gino Paoli, Renzo Arbore, mia mamma e mio suocero, ma anche Clint Eastwood, Al Pacino e Papa Francesco, se fossero cittadini italiani. Secondo Beppe Grillo lo Stato di cui sono cittadini dovrebbe togliere loro il diritto di votare poiché over 80. Il comico prestato alla politica, che non si sa quale delle due cose faccia più ridere, lo ha detto all’adunata del Movimento 5 Stelle a Roma del 17 giugno, perché gli ultraottantenni «hanno un’aspettativa di vita di sei mesi» (mentre, secondo Grillo, il diritto di voto andrebbe anticipato a 16 anni, perché a quell’età l’aspettativa di vita è molto più lunga).
A quel testimonial involontario del diritto alla vita, ma anche della paternità divina di tutto ciò che ci circonda, che fu Stephen Hawking (1942-2018) diagnosticarono due anni al massimo di vita a causa di una malattia degenerativa dei motoneuroni quando di anni ne aveva 21, ma invece di anni ne campò altri 55. C’è francamente da sperare che Grillo non si sia reso conto di quel che ha detto. Perché infatti la cosa puzza di eugenetica nazista. Non è per una facile e facilona reductio ad Hitlerum che lo si dice, ma perché con Le origini del genocidio nazista uno storico del calibro di Henry Friedlander (1930-2012) ha dottamente dimostrato che la chiave prima e ultima dell’orrore nazionalsocialista è l’eugenetica. Ora, dire che a 80 anni un cittadino di uno Stato dovrebbe essere limitato nell’esercizio dei propri diritti civili è l’anticamera dell’“eutanasia civica”, e inasprire la cosa spiegando che così dovrebbe essere perché gli 80enni sono a scadenza come una scatoletta di sgombro è raccapricciante.
Compiuti gli 80 anni, secondo Grillo, non si serve più a nulla. Non si produce, dice Grillo: si drenano soltanto energie e risorse. Il vissuto, l’esperienza, la sapienza e la saggezza di una persona non servono, dice Grillo, perché una società non è affatto una famiglia di persone interattive, comunità di origine e di destino, bensì un’accozzaglia massificata di monadi che ciecamente sbattono l’una contro l’altra, senza né via né senso. Quel diritto politico che, in un regime democratico, si esercita anche attraverso il voto dovrebbe dunque essere, dice Grillo, negato artatamente a quei relitti umani che non servono e che ad horas spariranno.
Forse allora varrebbe la pena di mandarli al macero, quei vecchi, che Grillo vorrebbe deprivati del diritto di essere cittadini, protagonisti e attori del proprio Paese: quegli italiani sono di “serie B”, perfette nullità da gettare nel bidone dei rifiuti. Sono rimbambiti e pericolosi, non più persone, e bisogna quindi negare loro la patente di guida democratica.
Sì, Grillo che teorizza la rottamazione degli ottantenni è un soggetto pericoloso. Speriamo la sua aspettativa di vita lo conduca fino alla soglia degli 80 anni (gliene mancano 6), affinché possa rendersi conto di quale enormità ha proferito.
Martedì, 20 giugno 2023