La prescrizione del processo per corruzione per l’appartamento su tre piani (triplex) di Guaruja apre definitivamente la strada al leader comunista Lula alle presidenziali brasiliane del settembre 2022. Lula correrà insieme all’ex leader conservatore e liberista Geraldo Alckmin e contro l’attuale presidente Jair Bolsonaro. La possibile elezione della strana coppia getta il panico nei mercati brasiliani.
di Stefano Nitoglia
Archiviato definitivamente il processo del caso dell’appartamento di Guaruja, città a 90 km da San Paolo, che costò la prigione all’ex-presidente del Brasile Luiz Inacio Lula dal Silva per corruzione, nell’ambito dell’operazione Lava Jato, le “Mani pulite” brasiliane. Lo ha stabilito la giudice Pollyana Martins, della dodicesima sezione del tribunale del Distretto Federale del Brasile, Stato comprendente al suo interno la capitale federale Brasilia.
La decisione è stata presa dimezzando i termini di prescrizione del processo, in conseguenza della decisione del Supremo Tribunale Federale brasiliano, che ha stabilito che l’ex-giudice federale Sergio Moro, che perseguì l’ex presidente Lula, ha agito con suspeiçao (parzialità).
Lula, oltre ad essere stato presidente del Brasile, è anche leader del PT, Partido dos Trabalhadores, (Partito dei Lavoratori), un partito di sinistra con diverse anime: cristiani progressisti, socialisti, marxisti, socialdemocratici e comunisti. La decisione ha ringalluzzito l’uomo politico progressista, che può così concorrere alle prossime elezioni presidenziali di settembre, in tandem col suo ex-avversario alle presidenziali del 2006, il liberista e conservatore Geraldo Alckmin, leader del PSDB (Partido da Social Democracia Brasileira), contro l’attuale presidente Bolsonaro, di idee populiste e vagamente di destra.
Il grande Paese sudamericano rischia, pertanto, di ricadere dalla padella di Jair Messias Bolsonaro, che non ha saputo cogliere la grande occasione che gli ha dato la sua elezione alla presidenza federale quattro anni fa, non riuscendo a risolvere la crisi economica in cui l’aveva sprofondato la politica socialcomunista delle precedenti amministrazioni Lula-Roussef, alla brace di Lula.
E le conseguenze si fanno già sentire. Gasato dai sondaggi degli istituti di ricerca e dagli investitori, che lo danno come favorito alla prossime presidenziali, Lula si è fatto scappare qualche parola di troppo, dicendo che i dividendi della grande compagnia petrolifera statale Petrobrax «devono avere altre destinazioni che non le tasche degli azionisti». Risultato: le azioni di Petrobras sono scese del 4%, e il prezzo del petrolio brent ha chiuso in rialzo dello 0,9%, a 88,9 dollari al barile. Inoltre, al di là di Petrobras, gli operatori di borsa hanno iniziato a giocare al ribasso.Una crisi per ora limitata all’economia finanziaria, ma che potrebbe facilmente estendersi a quella reale.
Un piccolo assaggio di quello che potrebbe accadere se Lula dovesse vincere le elezioni. Senza contare le ricadute anche in ambiti extra-economici, più strettamente politici e culturali e, perché no, pure in ambiti ecclesiastici, data la presenza di numerosi esponenti del progressismo cattolico nel suo partito.
Mercoledì, 2 febbraio 2022