Dopo vent’anni dall’approvazione della legge “Berlinguer” 62/2000, riconosciuta pari dignità ai lavoratori della scuola paritaria rispetto ai colleghi della scuola statale
di Luca Finatti
Lunedì 31 luglio, festa di sant’Ignazio di Loyola, la Camera conferma la fiducia al governo sul DL “Pa bis” con 193 voti a favore, 99 contrari e 3 astenuti.
Non è una fiducia qualsiasi per il mondo della scuola, perché sono stati anche approvati gli emendamenti con cui si consente a tutti i precari con 36 mesi di servizio prestati nella scuola pubblica, sia statale che paritaria, di accedere ad un percorso abilitante agevolato di 30 crediti formativi universitari anziché 60.
Un provvedimento che vuole sanare l’annoso problema del precariato dei docenti e che, per la prima volta dall’approvazione della legge “Berlinguer” 62/2000, riconosce pari dignità ai lavoratori della scuola paritaria rispetto ai colleghi della scuola statale.
Infatti circa 15.000 docenti delle scuole paritarie, dal 2015, non hanno più potuto ottenere l’abilitazione, senza la quale non è possibile neppure essere assunti a tempo indeterminato, al contrario di quanto è avvenuto per i docenti della scuola statale.
Gli emendamenti approvati mettono fine a un’evidente discriminazione e fanno ben sperare per il raggiungimento di un’effettiva parità nel servizio pubblico, sia esso erogato da istituti statali che privati, purché questi ultimi rispondano a precisi requisiti che la legge indica.
Si è parlato di “svolta storica” sia da parte del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara nella lettera aperta inviata Alle Istituzioni scolastiche paritarie del sistema nazionale di istruzione, sia da parte delle associazioni che da vent’anni lottano affinché la legge sulla parità non rimanga sulla carta.
La prof. ssa Elena Fruganti, referente della Commissione Educazione del network “Ditelo sui tetti”, che raccoglie circa cento associazioni, compresa Alleanza Cattolica, ha così commentato: «Le critiche mosse dalla CGIL agli emendamenti in questione suscitano perplessità perché il sindacato, se ha a cuore l’interesse dei lavoratori, non può che essere soddisfatto della possibilità di stabilizzare 15.000 persone, che possono finalmente avere la garanzia di un futuro certo per sé e per le proprie famiglie.
I sindacati da sempre lottano per difendere posti di lavoro anche e soprattutto nel settore privato, non credo che oggi possano vedere nello Stato l’unico garante del posto fisso.
Quello che è molto importante è che i docenti delle paritarie ora non saranno costretti a lasciare le loro scuole per abilitarsi, come invece accadeva prima con i concorsi, che vincolavano il conseguimento dell’abilitazione allo svolgimento di un anno di lavoro esclusivamente nella scuola statale. Finalmente, migliaia di insegnanti delle scuole parificate potranno uscire da una condizione di incolpevole instabilità e potranno continuare il loro operato nelle scuole in cui sono inseriti, con ciò consentendo alle stesse istituzioni paritarie di offrire una ben più solida continuità nel servizio educativo offerto agli studenti e alle famiglie».
Altri sindacati, invece, anche quando in genere critici verso l’operato del governo, hanno sottolineato la bontà dei provvedimenti, come ha fatto la CISL.
La direzione indicata dall’energica guida del ministro in questi mesi va sempre più verso una giusta rivalutazione dell’autorevolezza dei docenti e una maggiore attenzione nei confronti di condizioni lavorative più dignitose e stipendi più adeguati.
Contemporaneamente è richiesta agli insegnanti una maggiore disponibilità all’aggiornamento tecnologico, insieme allo sviluppo di capacità relazionali sempre più decisive per un insegnamento realmente efficace (si veda l’introduzione del docente tutor). Tutto ciò fa ben sperare che, prima dell’ennesima riforma pseudo-strutturale, si possa ripartire da una ‘riforma’ del personale docente, troppo spesso demotivato oppure poco consapevole della grande e magnifica responsabilità di educare ed istruire le nuove generazioni.
Giovedì, 3 agosto 2023