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…calunnia, calunnia e qualcosa resterà

31 Dicembre 2020 - Autore: Chiara Mantovani

Alcune riflessioni sui veri motivi che hanno spinto ad attaccare il Manuale di bioetica del card. Elio Sgreccia

di Chiara Mantovani

Ecco, ci siamo. Non era difficile immaginarlo, anzi è stato facile prevederlo, ma adesso che è accaduto lo sdegno non è minore. Accusare la verità di mentire, per imporre la dittatura del pensiero unico, è un’attitudine consueta dei regimi. Così qualcuno si è accorto che, nonostante l’impegno profuso per nascondere sotto il tenue paravento dell’antidiscriminazione ogni antropologia dell’evidenza, c’è ancora chi insegna che il luogo degno per far nascere i bambini è l’abbraccio di un papà e di una mamma, che abortire un soggetto di specie umana non è un diritto ma un sopruso, che i medici hanno il dovere di non compiere meccanicamente atti contrari alla loro scienza e coscienza anche se imposti. Tutto ciò deve risultare insopportabile, se si coglie ogni pretesto per disprezzare un caposaldo della bioetica con tutti gli stereotipi del più scatenato Voltaire: calunnia, calunnia e qualcosa resterà.

Sarà bene che si sappia che con tutti quelli che si sono formati anche sulle pagine – e ancor più grazie alla persona di don Elio Sgreccia (1928-2019) – del Manuale di Bioetica, ci alzeremo in piedi e continueremo ad annunciare il diritto di parlare di cose belle e giuste. Noi, che rispettiamo la libertà persino di sbagliare, non possiamo tacere della profonda ipocrita ingiustizia di mettere il bavaglio allo studio e all’uso di ragione. Si guardi bene a dove sta la persecuzione, quando si pretende di imporre i libri di testo, le tesi da esporre, i maestri da indicare. E la si smetta di fare del vittimismo la corta coperta con cui coprire le proprie ideologie.
Bioetica non è, fin dai tempi di R. Van Potter (1911-2001) e Alasdair Mac Intyre (1929), il modo di giustificare le pratiche mediche e le decisioni politiche in materia di vita e ricerca scientifica secondo le mode del momento, bensì la ricerca appassionata della cosa appropriata alla dignità umana da fare in ogni tempo, secondo le coordinate di giustizia e di etica. Il fatto che oggi di bioetica si occupino più la biopolitica che i medici, più le correnti di pensiero che gli studiosi di medicina, filosofia e diritto non è un bel segnale. Allo studio e alla ragione si preferiscono gli interessi e i consensi.
Chi può aver paura del personalismo ontologicamente fondato? Solo chi, sapendolo vero, ha deciso di negarlo.

Giovedì, 31 dicembre 2020

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