Werner Sombart, Cristianità n. 285-286 (1999)
Die moderne Kapitalismus, volume terzo: La vita economica nell’epoca del capitalismo maturo, parte prima: I Fondamenti, sezione seconda: Lo Stato, cap. 4°: L’essenza dello Stato moderno, 1916, trad. it. Il capitalismo moderno, a cura di Alessandro Cavalli, UTET, Torino 1967, XXXIV, § 3, pp. 538-539. Titolo del paragrafo originale.
Caratteristiche principali dello Stato moderno
Le caratteristiche principali dello stato moderno possono venir definite come segue:
1. Lo stato moderno è secolarizzato-naturalistico, cioè, liberato da tutti i vincoli sovrastatali, è «sovrano», ipse Deus. Una conseguenza importante è che lo stato moderno è «tollerante» all’interno, cioè il diritto di appartenenza è separato dalla professione di fede: si può appartenere a uno stato senza appartenere alla religione di sta- to. Un passo ulte- riore porterà quin- di alla separazione fra stato e chiesa.
2. Nella sua struttura interna lo stato moderno è individualistico-atomistico-nominalistico. Questi princìpi vengono concepiti nel periodo assolutistico e vedono la luce in quello liberale. In particolare questa definizione implica:
a) la nascita del libero cittadino, cioè la liberazione dell’individuo (o della famiglia singola) da tutte le istituzioni pubbliche o semi-pubbliche, in cui prima era inserito con tutta la sua persona e solo attraverso le quali entrava in rapporto con lo stato: istituzioni feudali, associazione di podere, di villaggio, comune cittadino, corporazione, società cooperative di ogni genere e specie. Ora ogni individuo sta per sé e partecipa solo con una parte ben delimitata della propria persona e del proprio avere alle varie istituzioni pubbliche ed alle libere associazioni. Un tempo ognuno era in primo luogo contadino, suddito, membro di una corporazione e di conseguenza anche cittadino. Oggi è in primo luogo e senz’altro cittadino e come tale una parte del suo io rappresenta l’elettore, il contribuente, il membro di un consorzio, membro di una cooperativa del latte, ecc.
b) Ognuno persegue i propri «interessi». Ciò vuol dire che i vincoli solidaristici e comunitari, che si fondavano sul principio: «tutti per uno, uno per tutti», sono superati e continuano un’esistenza piuttosto gregaria solo all’interno della famiglia, ma sono destinati inevitabilmente a scomparire. I rapporti degli individui fra loro sono ora invece su base contrattuale-«societaria» ed obbediscono al principio: «ognuno per sé». Ciò significa che gli uomini sono ora legati fra di loro da «interessi» di ogni tipo (cioè da scopi dettati dal tornaconto personale) e non più da doveri, simpatie, sentimenti.
c) Lo stato fronteggia «debolmente» questa lotta di interessi. Esso è dominato dalla tendenza a cedere ai gruppi di interessi più forti, ad affidare infine la direzione dello stato o per lo meno l’influenza su di essa ai rappresentanti del più forte gruppo di interessi. L ’ideale supremo della politica dello stato all’ interno consiste nel migliore dei casi nella «compensazione» dei diversi interessi singoli o di gruppo o nel «benessere» del singolo cittadino. L’atteggiamento dello stato, per quel che riguarda la sua condotta all’interno, è quindi essenzialmente nominalistico-individualistico.
Werner Sombart (1863-1941)