Dai ballottaggi a 40° hanno trovato piena conferma le indicazioni di 15 giorni fa: l’elettorato di centrodestra non è scomparso, esiste, e prevale su quello di centrosinistra e su quello protestatario quando trova una offerta politica accettabile. Ciò non avviene “a prescindere”, ma nel rispetto di alcune condizioni:
- l’apprezzamento c’è se il voto viene percepito come utile, quindi se vi è probabilità di vittoria. Per quanto costi, stare uniti garantisce l’utilità del voto;
- il sistema maggioritario, come quello dei Comuni e come in parte era il Mattarellum, spinge a formare, o a formare nuovamente, e a consolidare la coalizione. Chi nel centrodestra, nonostante i risultati di ieri, simpatizza col proporzionale non intende vincere. Punterà ad altri obiettivi, ma non a questo;
- non è sufficiente tenersi per mano e optare per un sistema che premi la coalizione. I candidati devono essere stimati e credibili. Mentre il centrodestra che ha scelto candidati sindaci di buon profilo personale vince in città da sempre amministrate dalla sinistra, in primis Genova e La Spezia, esso invece perde con candidati discutibili in città che aveva governato con ampi margini, in primis Lecce e dintorni.
La classe dirigente di centrodestra sul territorio – con l’eccezione pugliese e padovana – si è mostrata capace di cogliere i messaggi del proprio elettorato. La sfida è che adesso se ne accorgano pure i vertici nazionali.