Paolo VI, Cristianità n. 132 (1986)
Discorso ai partecipanti al seminario internazionale sul tema La crisi della civiltà occidentale, del 1º-10-1969, in Insegnamenti di Paolo VI, vol. VII, pp. 639-640. Traduzione dal francese e titolo redazionali.
Civiltà, cultura e crisi dell’uomo
«La civiltà – è stato giustamente notato – non è né una filosofia teorica né un puro fatto sociologico, ma una metafisica in azione che s’incarna in istituzioni sempre perfettibili. Di conseguenza, si può e si deve dire che civilizzare significa umanizzare, e che la vera civiltà può essere soltanto a immagine dell’uomo, ma a condizione di farsi una giusta concezione dell’uomo … L’idea di civiltà implica una certa concezione della finalità, o piuttosto una gerarchia dei fini, una metafisica» (J. Lacroix, Les éléments costitutifs de la notion de civilisation, in Semaines Sociales de France, Versailles, 1936, pp. 116-118). Del resto, il Cardinale Pacelli non mancava di sottolineare nella sua lettera alle Settimane Sociali dedicate ai Conflitti di Civiltà: «Quando si parla di civiltà, bisogna soprattutto considerare che questo termine non significa soltanto un insieme di beni e di elementi materiali e temporali, ma anche, e in modo molto specifico, una somma di valori intellettuali, morali, giuridici, spirituali. È indubbio che il primato spetta a quest’ultimo gruppo di fattori il cui totale rivendica di preferenza il titolo più nobile di cultura, che sarebbe come l’anima della civiltà. Ma, se ogni civiltà deriva da una cultura, ogni civiltà dunque affonda anche, in ultima analisi, in un problema di ordine spirituale, secondo la concezione che gli uomini si fanno della vita, della loro origine, e del loro destino» (Ibid., p. 5).
Queste profonde osservazioni del futuro papa Pio XII sono oggi di bruciante attualità e perciò le abbiamo volute affidare alla vostra meditazione, per illuminare i vostri lavori. Infatti vi proponete un’analisi critica della crisi attuale della civiltà, delle sue cause, delle sue manifestazioni, delle sue conseguenze, sul triplice piano politico, economico e culturale, preoccupati di trarre orientamenti per l’avvenire, a partire dalle soluzioni che attualmente si cercano. Orbene, chi non vede, oltre la messa in questione – la contestazione, come si dice oggi volentieri – dei sistemi ideologici e sociali, che in fondo a questa crisi radicale e globale, che non risparmia nessun paese, neppure fra i più sviluppati, è in causa l’uomo stesso?
Paolo VI