PIO XII, (1939-1958), Lettera Apostolica “Sacro vergente anno”. Consacrazione della Russia al Cuore immacolato di Maria, del 7-7-1952, trad. it., in Enchridion delle Encicliche, vol. 6, Pio XII (1939-1958), ed. bilingue, EDB. Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna 1995, pp. 1534-1551.
Mentre l’Anno Santo volgeva felicemente verso il suo termine, dopo che per divina disposizione a Noi fu dato di definire solennemente il dogma dell’Assunzione in anima e corpo al Cielo della Gran Madre di Dio Maria Vergine, moltissimi da ogni parte del mondo Ci espressero la loro vivissima esultanza; fra questi non mancò chi, nell’inviarCi lettere di ringraziamento, supplicò istantemente affinché Noi consacrassimo l’intero popolo della Russia, nelle angustie del momento presente, al Cuore Immacolato della medesima Vergine Maria.
Tale supplica tornò a Noi oltremodo gradita, poiché se il Nostro affetto paterno abbraccia tutti i popoli, in modo particolare si rivolge a coloro che, sebbene nella massima parte separati per vicende storiche da questa Sede Apostolica, conservano tuttavia ancora il nome cristiano, e si trovano in condizioni tali che non solo è loro difficilissimo ascoltare la Nostra voce e conoscere gli insegnamenti della dottrina cattolica, ma sono spinti con arti ingannevoli e perniciose a rigettare perfino la fede e il nome di Dio.
Non appena fummo elevati al Supremo Pontificato, il Nostro pensiero si rivolse a voi, che costituite un immenso popolo, insigne nella storia per gloriose imprese, per amore patrio, per laboriosità e parsimonia, per pietà verso Dio e la Vergine Maria.
Non abbiamo mai cessato di elevare le Nostre suppliche a Dio, affinché sempre vi assista con la sua luce e con il suo divino aiuto, e conceda a voi tutti di poter raggiungere, insieme ad una giusta prosperità materiale, anche quella libertà, per cui ognuno di voi sia in grado di tutelare la propria dignità umana, conoscere gli insegnamenti della vera religione, e prestare il debito culto a Dio non solo nell’intimo della propria coscienza, ma anche apertamente, nell’esercizio della vita pubblica e privata.
Del resto ben sapete che i Nostri Predecessori, ogniqualvolta se ne presentò loro la possibilità, niente altro ebbero più a cuore che manifestarvi la loro benevolenza e porgervi il loro aiuto. Sapete che gli apostoli degli Slavi Occidentali, i santi Cirillo e Metodio, i quali insieme con la religione cristiana portarono agli antenati di quelli anche la civiltà, si diressero verso quest’alma città, perché la loro attività apostolica fosse avvalorata dall’autorità dei Romani Pontefici. E mentre essi fanno il loro ingresso in Roma, il Nostro Predecessore Adriano II di felice memoria “va loro incontro con grande testimonianza di onori, accompagnato dal clero e dal popolo” (Leone XIII, Ep. Enc. Grande munus, Acta Leonis XIII, vol. II, p. 129) e, dopo aver approvato e lodato il loro operato, non solo li eleva all’Episcopato, ma vuole egli stesso consacrarli Vescovi con la solenne maestà dei sacri riti.
Per quanto riguarda i vostri antenati, i Romani Pontefici, ogni volta che le circostanze lo permisero, cercarono di stringere o consolidare con essi vincoli di amicizia. Così nell’anno 977 il Nostro Predecessore Benedetto VII di felice memoria inviò suoi legati al Principe Jaropolk, fratello del celebre Vladimiro; e allo stesso Gran Principe Vladimiro, sotto i cui auspici rifulsero per la prima volta fra la vostra gente il nome e la civiltà cristiana, furono inviate legazioni da parte dei Nostri Predecessori Giovanni XV nel 991 e Silvestro II nel 999; il che fu cortesemente contraccambiato dallo stesso Vladimiro, il quale a sua volta mandò ambasciatori ai medesimi Romani Pontefici. Ed è degno di nota che, nel tempo in cui questo Principe portò questi popoli alla religione di Gesù Cristo, la cristianità orientale e quella occidentale erano unite sotto l’autorità del Romano Pontefice, quale supremo capo di tutta la Chiesa.
Anzi, non pochi anni dopo, cioè nel 1075, il vostro Principe Isjaslav inviò il proprio figlio Jaropolk al Sommo Pontefice Gregorio VII; e questo Nostro Predecessore di immortale memoria così scrisse a questo Principe e alla sua augusta consorte: “Il vostro figlio, mentre visitava le sacre soglie degli Apostoli, venne da Noi, e poiché voleva ottenere quel regno per mano nostra come un dono di san Pietro, avendo fatto professione di fedeltà allo stesso principe degli Apostoli, lo richiese con devote suppliche, assicurando senza alcun dubbio che la sua richiesta sarebbe stata da voi ratificata e confermata, qualora avesse avuto il favore e la protezione dell’Autorità apostolica. Siccome questi voti e queste richieste sembravano legittime, sia per il vostro consenso e sia per la devozione del richiedente, noi infine le abbiamo accolte, e gli abbiamo consegnato da parte di san Pietro il governo del vostro regno, con questa intenzione e con questo ardente desiderio, che il beato Pietro con la sua intercessione presso Dio custodisca voi, il vostro regno e tutte le vostre cose, e vi faccia possedere quel medesimo regno in tutta pace e anche con onore e gloria fino al termine della vostra vita. …” (Gregorii VII Registrum, l, 2, n. 74: MGH Epist. select. II, 1, p. 236).
Così pure è da notare e da tenere in somma considerazione che Isidoro, metropolita di Kiev, nel Concilio Ecumenico di Firenze, sottoscrisse il Decreto con cui veniva solennemente sancita l’unione della Chiesa Orientale e Occidentale sotto l’autorità del Romano Pontefice, e questo per tutta la sua Provincia Ecclesiastica, cioè per l’intero regno della Russia; e a tale sanzione di unità egli, per quanto lo riguardò, rimase fedele fino al termine della sua vita terrena.
E se nel frattempo e in seguito, a motivo di un cumulo di circostanze avverse, da una parte e dall’altra le comunicazioni divennero più difficili, e per conseguenza più difficile l’unione degli animi — quantunque fino al 1448 non si abbia alcun documento pubblico che dichiari la vostra Chiesa separata dalla Sede Apostolica — ciò tuttavia in linea generale non è da attribuirsi al popolo slavo, né certamente ai Nostri Predecessori, i quali sempre circondarono di un amore paterno codeste popolazioni, e quando fu loro possibile ebbero cura di sostenerle e di aiutarle in ogni maniera.
Tralasciamo non pochi altri documenti storici dai quali appare la benevolenza dei Nostri Predecessori verso la vostra nazione, ma non possiamo non accennare brevemente a ciò che fecero i Sommi Pontefici Benedetto XV e Pio XI, quando, dopo il primo conflitto europeo, specialmente nelle regioni meridionali della vostra Patria, ingenti moltitudini di uomini, di donne, di innocenti fanciulli e fanciulle vennero colpite da una terribile carestia e da un’estrema miseria. Essi infatti, spinti da paterno affetto verso i vostri connazionali, inviarono a queste popolazioni viveri, indumenti e molto denaro raccolto dall’intera famiglia dei cattolici, per venire incontro a tutti quegli affamati e infelici, e poter alleviare in qualche modo le loro calamità. E i Nostri Predecessori provvidero, secondo le proprie possibilità, non solamente alle necessità materiali, ma anche a quelle spirituali; infatti, non paghi d’innalzare suppliche a Dio, padre delle misericordie e fonte di ogni consolazione (cfr. 2 Cor. 1, 3), vollero altresì che fossero indette pubbliche preghiere per la vostra condizione religiosa, così sconvolta e turbata dai negatori e nemici di Dio, decisi a sradicare dagli animi la fede e la nozione stessa della Divinità. Così il Sommo Pontefice Pio XI nel 1930 stabilì che nel giorno della festività di san Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale, “fossero innalzate comuni preghiere a Dio… nella Basilica Vaticana, per le infelici condizioni della religione in Russia” (AAS 22, 1930, p. 300), ed egli stesso volle esservi presente, circondato da una foltissima e pia moltitudine di popolo. Inoltre, nella solenne Allocuzione concistoriale esortò tutti con queste parole: “Bisogna pregare Cristo… Redentore del genere umano, affinché venga restituita la pace e la libertà di professare la fede agli infelici figli della Russia … e vogliamo che secondo questa intenzione, cioè per la Russia, vengano recitate quelle preghiere che il Nostro Predecessore Leone XIII di felice memoria ha imposto ai sacerdoti di dire insieme al popolo dopo la santa Messa; i Vescovi e il clero regolare e secolare con ogni cura cerchino di inculcare quanto sopra ai loro fedeli o a chiunque assista alla santa Messa, e spesso ciò richiamino alla loro memoria” (AAS 22, 1930, p. 301).
Noi volentieri confermiamo e rinnoviamo questa esortazione e questo comando, dal momento che la situazione religiosa al presente presso di voi non è certamente migliore, e poiché verso queste popolazioni Ci sentiamo animati dal medesimo vivissimo affetto e dalle stesse premure.
Quando scoppiò l’ultimo tremendo e lungo conflitto, abbiamo fatto tutto ciò che era nelle Nostre possibilità, con la parola, con le esortazioni e con l’azione, affinché i dissidi fossero sanati mediante un’equa e giusta pace, e affinché i popoli tutti, senza differenza di stirpe, si unissero amichevolmente e fraternamente, e insieme collaborassero per raggiungere una maggiore prosperità.
Mai, anche in quel tempo, uscì dalla Nostra bocca una parola che potesse sembrare ingiusta o aspra ad una parte dei belligeranti. Certamente abbiamo riprovato, come si doveva, qualsiasi iniquità e qualsiasi violazione di diritto; ma ciò facemmo in maniera da evitare con ogni diligenza tutto ciò che poteva divenire, sebbene ingiustamente, causa di maggiori afflizioni per i popoli oppressi. E quando da qualche parte si faceva pressione perché Noi in qualche modo, a voce o per iscritto, approvassimo la guerra intrapresa contro la Russia nel 1941, mai acconsentimmo di fare ciò, come apertamente ci esprimemmo il 25 febbraio 1946, nel discorso tenuto dinanzi al Sacro Collegio e a tutte le Rappresentanze Diplomatiche presso la Santa Sede (cfr. AAS 38, 1946, p. 154).
Quando si tratta di difendere la causa della religione, della verità, della giustizia e della civiltà cristiana, certamente non possiamo tacere; a questo però sono sempre rivolti i Nostri pensieri e le Nostre intenzioni, che cioè non con la violenza delle armi, ma con la maestà del diritto, tutti i popoli siano governati; e ciascuno di essi, in possesso della dovuta libertà civile e religiosa entro i confini della propria patria, sia condotto verso la concordia, la pace e quella vita laboriosa, per cui i singoli cittadini possano procurarsi le cose necessarie al vitto, all’abitazione, al sostentamento e al governo della propria famiglia. Le Nostre parole e le Nostre esortazioni riguardarono e riguardano tutte le nazioni, e quindi anche voi, che sempre siete presenti al Nostro cuore, e le cui necessità e calamità desideriamo alleviare secondo le Nostre forze. Coloro che amano non la menzogna ma la verità sanno che durante tutto il corso del recente durissimo conflitto Ci siamo dimostrati imparziali verso tutti i belligeranti, e di ciò abbiamo spesso dato prova con le parole e con le azioni; e abbiamo compreso nella Nostra ardentissima carità tutte le nazioni, anche quelle i cui governanti si professavano nemici di questa Sede Apostolica, e quelle pure in cui i negatori di Dio osteggiano fieramente tutto ciò che sa di cristiano e di divino, e cercano di cancellarlo dagli animi dei cittadini. Infatti, per mandato di Gesù Cristo, che affidò l’intero gregge del popolo cristiano a san Pietro, Principe degli Apostoli (cfr. Gv. 21, 15-17) — di cui siamo indegno Successore — Noi amiamo con intenso amore tutti i popoli e desideriamo procurare la prosperità terrena e la salute eterna di ognuno. Tutti perciò, sia in guerra tra loro con le armi, sia in contesa per gravi dissidi, da Noi sono considerati come altrettanti figli carissimi; e niente altro desideriamo, niente altro chiediamo a Dio per loro con la preghiera, se non la loro mutua concordia, la giusta e vera pace, e una prosperità sempre maggiore. Anzi, se alcuni, perché ingannati dalle menzogne e dalle calunnie, professano aperta ostilità nei Nostri riguardi, Noi siamo animati verso costoro da una maggiore commiserazione e da un più ardente affetto.
Senza dubbio abbiamo condannato e respinto — come esige il dovere del Nostro ufficio — gli errori che i fautori del comunismo ateo insegnano e si sforzano di propagare con sommo danno e rovina dei cittadini; ma gli erranti, ben lungi dal respingerli, desideriamo che ritornino alla verità e siano ricondotti sul retto sentiero. Abbiamo anzi messe in luce e riprovate queste menzogne, che spesso si presentavano sotto false apparenze di verità, appunto perché nutriamo verso di voi affetto paterno e cerchiamo il vostro bene. Noi, infatti, abbiamo la ferma certezza che a voi da questi errori non possono derivare che ingentissimi danni, poiché non solo tolgono dalle vostre anime quella luce soprannaturale e quei supremi conforti che provengono dalla pietà e dal culto verso Dio, ma vi spogliano anche della dignità umana e della giusta libertà dovuta ai cittadini.
Sappiamo che molti di voi conservano la fede cristiana nell’intimo santuario della propria coscienza, che in nessuna maniera si lasciano indurre a favorire i nemici della religione, ma anzi desiderano ardentemente professare gli insegnamenti cristiani, unici e sicuri fondamenti del vivere civile, non solo privatamente, ma se fosse possibile, come conviene a persone libere, anche apertamente. E sappiamo ancora con somma Nostra speranza e grandissimo conforto, che voi amate e onorate con ardentissimo affetto la Vergine Maria Madre di Dio, e che venerate le sue sacre immagini. Ci è noto che nello stesso Cremlino venne costruito un tempio — oggi purtroppo sottratto al culto divino — dedicato a Maria Santissima Assunta in Cielo; e questa è una testimonianza chiarissima dell’amore che i vostri antenati e voi portate verso la Gran Madre di Dio.
Orbene, Noi sappiamo che non può venir meno la speranza di salvezza là dove gli animi si volgono con sincerità e ardente pietà verso la Santissima Madre di Dio. Infatti, quantunque gli uomini si sforzino, per quanto empi e potenti, di svellere dai cuori dei cittadini la santa religione e la virtù cristiana, quantunque Satana stesso cerchi di promuovere con ogni mezzo questa sacrilega lotta secondo la sentenza dell’Apostolo delle genti: “… non abbiamo da lottare contro la carne e il sangue, ma contro i principi e le potestà, contro i dominanti di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti maligni…” (Ef. 6, 12); tuttavia, se Maria interpone il suo valido patrocinio, le porte dell’inferno non potranno prevalere. Essa infatti è la Madre benignissima e potentissima di Dio e di tutti noi, e mai si è udito al mondo, che alcuno abbia fatto ricorso supplichevole a Lei e non abbia sperimentato la sua validissima intercessione. Continuate, dunque, come siete soliti, a venerarla con fervente pietà, ad amarla ardentemente e ad invocarla con queste parole, che a voi sono familiari: “A te soltanto è stato concesso, santissima e purissima Madre di Dio, di vederti sempre esaudita” (Acathistus Festi Patrocinii Dei Genitricis: Kondak 3).
Noi pure insieme con voi solleviamo ad Essa la Nostra supplica, affinché la verità cristiana, decoro e sostegno della convivenza umana, si rafforzi e vigoreggi fra i popoli della Russia, e tutti gli inganni dei nemici della religione, tutti i loro errori e le loro perfide arti siano respinte da voi lontano; affinché i costumi pubblici e privati ritornino a essere conformi alle norme evangeliche; affinché coloro specialmente che presso di voi si professano cattolici, benché privati dei loro Pastori, resistano con fortezza impavida contro gli assalti dell’empietà fino alla morte; affinché quella giusta libertà che spetta alla persona umana, ai cittadini e ai cristiani, sia a tutti restituita, come è loro diritto, e in primo luogo sia restituita alla Chiesa, che ha il divino mandato di ammaestrare tutti gli uomini nelle verità religiose e nelle virtù; e infine affinché la vera pace rifulga alla vostra dilettissima nazione e a tutta l’umanità, e questa pace fondata sulla giustizia e alimentata dalla carità diriga felicemente tutte le genti a quella comune prosperità dei cittadini e dei popoli che deriva dalla mutua concordia degli animi.
Si compiaccia l’amorevolissima Madre nostra di guardare con occhi benigni anche a coloro che organizzano le schiere degli atei militanti e danno ogni impulso alle loro iniziative. Voglia Essa illuminare con la luce che viene dall’alto le loro menti, e dirigere con la grazia divina i loro cuori alla salvezza.
Noi, pertanto, affinché più facilmente le Nostre e le vostre preghiere siano esaudite, e per darvi un singolare attestato della Nostra particolare benevolenza, come pochi anni fa abbiamo consacrato tutto il mondo al Cuore Immacolato della Vergine Madre di Dio, così ora, in modo specialissimo, consacriamo tutti i popoli della Russia al medesimo Cuore Immacolato, nella sicura fiducia che col potentissimo patrocinio di Maria Vergine quanto prima si avverino felicemente i voti, che Noi, che voi, che tutti i buoni formano per una vera pace, per una fraterna concordia e per la dovuta libertà a tutti e in primo luogo alla Chiesa; in maniera che, mediante la preghiera che Noi innalziamo con voi e con tutti cristiani, il Regno salvifico di Cristo, che è “Regno di verità e di vita, Regno di santità e di grazia, Regno di giustizia, di amore e di pace” (Pref. in fest. Iesu Christi Regis), in ogni parte della terra trionfi e si consolidi stabilmente.
E con supplice invocazione preghiamo la medesima Madre clementissima, perché assista ciascuno di voi nelle presenti calamità e ottenga dal suo Divin Figlio per le vostre menti quella luce che proviene dal Cielo, e impetri per le anime vostre quella virtù e quella fortezza, per cui, sorretti dalla divina grazia, possiate vittoriosamente superare ogni empietà ed errore.
Roma, presso San Pietro, 7 luglio 1952, festa dei santi Cirillo e Metodio, anno XIV del Nostro pontificato.