Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al Symposium su “Evangelium vitae” e Diritto, del 24-5-1996, nn. 6-7, in L’Osservatore Romano, 25-5-1996. Titolo redazionale. Cristianità, 256-257 (1996)
Pur nella distinzione fra le scienze coinvolte e riconoscendo che l’attribuzione del concetto di persona appartiene ad una competenza filosofica, non possiamo non assumere come punto di partenza lo statuto biologico dell’embrione che è un individuo umano, avente la qualità e la dignità propria della persona.
L’embrione umano ha dei diritti fondamentali, cioè è titolare di costitutivi indispensabili perché l’attività connaturale ad un essere possa svolgersi secondo un proprio principio vitale.
L’esistenza di un diritto alla vita quale costitutivo intrinsecamente presente nello statuto biologico dell’individuo umano fin dalla fecondazione costituisce, pertanto, il punto fermo della natura anche per la definizione dello statuto etico e giuridico del nascituro.
La norma giuridica, in particolare, è chiamata a definire lo statuto giuridico dell’embrione quale soggetto di diritti, riconoscendo un dato di fatto biologicamente inconfutabile ed in sé evocatore di valori che non possono essere disattesi né dall’ordine morale né dall’ordine giuridico.
Per la stessa ragione, ritengo di dovermi ancora una volta fare interprete di questi diritti inviolabili dell’essere umano fin dal suo concepimento per tutti gli embrioni che non raramente sono sottoposti a tecniche di congelamento (crioconservazione), diventando in molti casi oggetto di pura sperimentazione o, peggio, destinati ad una programmata distruzione con l’avallo legislativo.
Ugualmente, confermo come gravemente illecito per la dignità dell’essere umano e del suo essere chiamato alla vita, il ricorso ai metodi di procreazione che l’Istruzione Donum Vitae ha definito come inaccettabili per la dottrina morale.
L’illiceità di questi interventi sull’inizio della vita e su embrioni umani è già stata affermata (cfr. Istruzione Donum Vitae, I, 5, Il.), ma è necessario che vengano assunti anche a livello legale i principi sui quali si fonda la stessa riflessione morale.
Faccio quindi appello alla coscienza dei responsabili del mondo scientifico ed in modo particolare ai medici perché venga fermata la produzione di embrioni umani, tenendo conto che non si intravede una via d’uscita moralmente lecita per il destino umano delle migliaia di embrioni “congelati”, i quali sono e restano pur sempre titolari dei diritti essenziali e quindi da tutelare giuridicamente come persone umane.
La mia voce si rivolge anche a tutti i Giuristi perché si adoperino affinché gli Stati e le Istituzioni Internazionali riconoscano giuridicamente i diritti naturali del sorgere stesso della vita umana ed altresì si facciano tutori dei diritti inalienabili che le migliaia di embrioni “congelati” intrinsecamente hanno acquisito dal momento della fecondazione.
Gli stessi Governanti non possono sottrarsi a questo impegno, perché venga tutelata fin dalle sue origini il valore della democrazia, la quale affonda le proprie radici nei diritti inviolabili riconosciuti ad ogni individuo umano.
[…] È questa la grande sfida posta alla responsabilità dei credenti dall’impoverimento etico delle leggi civili nella tutela di certi aspetti della vita umana.
La concezione positivistica del diritto, insieme col relativismo etico, non solo tolgono alla convivenza civile un sicuro punto di riferimento, ma sviliscono la dignità della persona e minacciano le stesse strutture fondamentali della democrazia. Sono certo che con coraggio e chiarezza ciascuno saprà compiere quanto è nelle sue possibilità, affinché le leggi civili rispettino la verità della persona, la sua realtà di essere intelligente e libero, come pure la sua dimensione spirituale ed il carattere trascendente del suo destino.
Giovanni Paolo II