Serva di Dio Luisa Margherita Claret de la Touche, Cristianità n. 96 (1983)
Il libro dell’Amore Infinito. I bisogni dei nostri tempi, trad. it., 3ª ed. riveduta e corretta, Convento di Betania del Sacro Cuore, Vische Canavese (Torino) 1959, pp. 52-54. Titolo redazionale.
Contro l’ugualitarismo nella vita di pietà Gesù Cristo; ma Gesù Cristo «tutto intero»
La carità divina ha diverse forme; ma ve n’è una soprattutto alla quale il mondo pagano non ha saputo resistere, davanti alla quale tutti gli idoli dell’antichità sono crollati. Questa forma, apparentemente debole, da venti secoli s’è impadronita della società e l’ha trasformata, purificata, elevata e illuminata: questa forma divina e umana nello stesso tempo, è Gesù Cristo.
Il clero deve mostrare al mondo l’ammirabile e adorabile figura di Gesù Cristo che sarà di nuovo la sua luce e la sua salute: deve donare Gesù Cristo, ma Gesù Cristo «tutto intero». Pensiamo bene questa parola «tutto intero». Quanti conoscono solo a metà Gesù Cristo, quanti non lo conoscono affatto!
Il Giansenismo aveva ostentato di non vedere in Gesù Cristo altro che la sua divinità, e, come preso da terrore alla vista della sua maestà, l’aveva rinchiuso su nel cielo, sì alto e sì lontano che il pensiero umano non poteva più raggiungerlo […]. Allora si cominciò a dimenticarlo; non continuò più a essere il perno divino che sosteneva la società e attorno al quale si muovevano le intelligenze e i cuori; si volle fare a meno di Lui, e Gesù, paziente, perché è Dio e per conseguenza eterno, aspettò che l’umanità comprendesse attraverso alla propria esperienza la verità della sua parola: «senza di me non potete fare nulla» (S. Giov., cap. XV, 5).
Senza di Lui non si è potuto edificare nulla di solido: tutto vacillava, tutto minacciava rovina nelle istituzioni umane, nelle società e nelle nazioni, alla base di tutti i sistemi si trovava un fermento di discordia e di dissoluzione.
Allora si volle ritornare a Cristo; le anime ne sentivano il bisogno; si andò a cercarlo nelle altezze del cielo e si volle presentarlo sotto una forma nuova, capace, si pensava, di guadagnargli i cuori.
Ma ahimè! come Lo si sfigura Gesù Amore, quando si presenta così!: come Lo si abbassa e si rimpicciolisce, sotto il pretesto di renderlo più adorabile!
Lo spirito moderno vuole porre tutto allo stesso livello. Ciò che è in basso cerca di elevarsi al livello di ciò che è in alto e, per raggiungere più presto lo scopo, si sforza di abbassare ciò che è elevato. Se questi principi sono dannosi nella vita sociale, non lo sono meno nella pietà dove pure si vorrebbe introdurli. Le celesti dottrine di confidenza in Dio, di filiale e amorevole intimità con Lui, mal interpretate da anime volgari, degenerano talvolta in una familiarità completamente umana, in una disinvoltura sfacciata che purtroppo è all’ordine del giorno. In Gesù Cristo non dobbiamo mai separare l’umanità dalla Divinità e neppure non dobbiamo mai separare nel nostro cuore l’amore che abbiamo per Lui dall’adorazione: l’Amore vero non potrebbe esistere senza rispetto.
Gesù è la Carità divina, la Misericordia incarnata: Egli si abbassa, si china, si dona, è l’umiltà di Gesù; ma se la creatura può salire col suo amore fino al Cuore di Lui, deve pure, conoscendo il proprio nulla, restare, per parte sua, molto in basso ai suoi piedi.
Dobbiamo amare con passione questo Uomo-Dio, il misericordioso Salvatore disceso volontariamente dal Cielo per redimerci, istruirci, consolarci. Dobbiamo aspettarci tutto da Lui, a Lui tutto confidare, bisogna andare a Lui con cuore di figlio, che si apre, che crede, che riceve e dona; ma anche nelle espansioni d’amore la creatura deve conservare la debita distanza.
Serva di Dio Luisa Margherita Claret de la Touche