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Cosa avrebbe detto Papa Francesco a DJ Fabo?

3 Marzo 2017 - Autore: Michele Canali

Uno degli insegnamenti più belli e profondi che il papa ci ha lasciato fino adesso è racchiuso nell’espressione: il tempo è superiore allo spazio.

È un insegnamento che se capito e accolto può davvero cambiare la prospettiva della propria vita. Il mondo in cui viviamo e la società che abbiamo di fronte dimostrano ogni giorno di più che c’è urgente bisogno di capire e mettere in pratica queste parole.  Il papa propone un postulato filosofico, cioè siamo nel campo del ragionamento, su un piano umano e non entra nell’ambito teologico.

Il tempo è superiore allo spazio. Cos’è lo spazio? E’ il momento statico della vita di una persona. Il presente privo di dinamismo, o per dirla in termini più impegnativi, il contingente.  Un esempio che potrebbe aiutare meglio a capire può riservarlo il personaggio di un videogioco. Questo personaggio, lotta, combatte, vince, perde ma rimane rinchiuso in quello spazio, in quel momento di vita, privo di progresso. La persona che vive e ragiona nello spazio è rinchiusa in una bi-dimensionalità: presente e passato. In questo eterno “ora” cerca con insistenza ogni pretesto e espediente per il proprio vantaggio. Inserita in un ambiente di lavoro, questa persona, approfitta di ogni situazione e di ogni congiuntura per trarre massima convenienza.

E manca totalmente della realtà del tempo. Quando invece inseriamo nella nostra vita questa altra dimensione, il tempo, il nostro oggi, diventa una situazione in divenire. Lo scorrere del tempo irrompe nella nostra vita e apre ad una nuova prospettiva, il domani. Nel domani cambiano le dinamiche, si vivono nuovi sentimenti, nascono impensati propositi, emergono svariate esigenze e si presentano inattese situazioni. Lungo il tempo domina l’imprevedibile. In questa dimensione tutto cambia e l’insegnamento che papa Francesco offre è che la dimensione del tempo è superiore a quella dello spazio. Nel senso che tutto quello che di brutto e pesante offre oggi lo spazio può essere superato nel tempo. Per questo spiega che non serve occupare gli spazi, ma favorire processi.

Scrive in Evangelii Gaudium: «Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati.  Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone. E’ un invito ad assumere la tensione tra pienezza e limite, assegnando priorità  al  tempo» . La tensione della pienezza palpita nel nostro cuore, scorre nel nostro sangue ma si smorza di fronte al limite dello spazio che occupiamo, che ci imprigiona nella quotidianità. Scrive ancora nello stesso documento: «Dare priorità allo spazio porta a diventar matti per risolvere tutto nel momento presente, per tentare di prendere possesso di tutti gli spazi di potere e di autoaffermazione. Significa cristallizzare i processi e pretendere di fermarli. Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi».

Questo insegnamento vale più che mai nel mondo di oggi vittima del “tutto e subito”, ingabbiato nella ricerca sfrenata di una soddisfazione immediata e completa. Ma trova significato anche e soprattutto in situazioni più delicate, come quella di DJ Fabo, l’uomo morto per suicidio assistito nella clinica svizzera Dignitas. Immagino che il Santo Padre avrebbe prima di tutto compreso l’immenso dramma vissuto da Fabiano, il suo sentirsi chiuso in gabbia, che lui stesso ha descritto come “una notte senza fine”. Avrebbe capito la voglia di vita confinata nel profondo del suo cuore nonostante la drammatica decisione di farla finita. E forse gli avrebbe detto: lo spazio sarà vinto dal tempo.  E tutto quello che oggi non ha senso, e sembra solo un’interminabile sofferenza, nel tempo potrà acquistare un valore. Perché il tempo è il luogo di Dio, è il modo scelto dalla Provvidenza per agire. Nel tempo si dispiega ogni disegno divino spesso rinchiuso in un dramma. E forse anche quella vita, oppressa dalla paralisi, poteva tornare ad avere un senso.

Michele Canali

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