Ora difendo Papa Bergoglio È un argine contro la laicità In tanti abbiamo criticato, anche duramente, il Pontefice. Ma bisogna riconoscere che è difficile e gravoso essere a capo della Chiesa in questi anni senza più valori
di Antonio Socci
Domani è l’anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Jorge Mario Bergoglio, che venerdì 17 dicembre compirà 85 anni. Non so se, in cuor suo, farà un primo bilancio del suo pontificato (gli analisti hanno già cominciato). Di certo è gravoso guidare la Chiesa nella tempesta di questi anni, assistere a una così galoppante scristianizzazione (in un mondo che sembra impazzito) e trovarsi sempre esposto agli attacchi dei demonizzatori e alle lusinghe degli adulatori (non so cosa è peggio). Sono arrivati a imputargli pure il vaccino, come fosse una sua colpa e non una protezione dalla pandemia (peraltro è il vaccino di Trump, non certo del papa). Anche ieri un giornale lo ha accusato di non dire nulla sulprossimo dibattito parlamentare italiano relativo all’eutanasia, quando proprio l’altro ieri, parlando ai giuristi cattolici, il papa aveva implorato i giuristi di difendere i diritti dei dimenticati e – insieme a lavoratori e migranti – aveva citato malati, bambini non nati, persone in fin di vita e poveri (peraltro sull’aborto Francesco usa espressioni perfino più dure di Giovanni Paolo II).
TEORIE IMPROBABILI
Dall’altra parte apri Repubblica e trovi Scalfari che, professandosi suo tifoso, gli attribuisce improbabili teorie o – proprio ieri – Luigi Manconi che ricama su una frase del pontefice relativa ai peccati della carne, attribuendogli una “svolta” che è solo nei desideri di Manconi (in realtà il papa ha solo ricordato la tradizionale distinzione della Chiesa fra il peccato di debolezza e il peccato di malizia). Che questo pontificato non rientri negli schemi ideologici consueti dei media e della politica lo dimostra anche la conferenza stampa dei giorni scorsi, durante la quale – sconcertando tanti suoi sostenitori interessati – il papa ha difeso “la sovranità” e le “identità” dei paesi europei, “i valori nazionali”, mettendo in guardia dalla pretesa “imperiale” della UE e da “una superpotenza che detta i comportamenti culturali, economici e sociali” imponendo a tutti le proprie “colonizzazioni ideologiche”. Egualmente scandalizzò certi suoi tifosi l’intervento della Santa Sede sul Ddl Zan (un intervento, peraltro, decisivo). D’altra parte, anche nel mondo clericale, tanti lo lodano a parole o tentano solo di imitarne gli atteggiamenti, a volte in modo maldestro. Ma ci sono anche vescovi, sacerdoti, religiosi, suore, tanti cristiani che hanno capito il cuore della “missione” scelta da questo pontificato, dichiarata fin dall’inizio, e cercano di viverla: l’uscire dalle sacrestie e andare in cerca degli uomini. La maggior parte si limita a proclamarla verbalmente, perciò non si vede una chiesa in missione, casomai una chiesa confusa. Non so come in futuro verrà valutato questo pontificato. Ai posteri l’ardua sentenza. Chi scrive in passato non ha lesinato critiche (anche troppo dure, talora con poca carità). Anni fa mi vidi arrivare una lettera autografa del papa che mi ringraziava per il mio libro e, fra le altre cose, aggiungeva: «Anche le critiche ci aiutano a camminare sulla retta via del Signore». Poi mi prometteva le sue preghiere, per me e per la mia famiglia «chiedendo al Signore di benedirvi e alla Madonna di custodirvi». Un gesto di paternità (anche verso mia figlia) che mi commosse e un gesto di umiltà per nulla scontato, che mi ha fatto riflettere e mi ha riempito di stupore: un papa che ringrazia personalmente per le critiche (dure) e si umilia davanti a un cane sciolto come me (che di certo non sono un santo) non può lasciare indifferenti. Si firmava mio «fratello e servitore nel Signore».
L’UMILTÀ
La Chiesa è davvero uno spettacolo per gli angeli. Bisognerebbe averla in dono quell’umiltà. Continuando a pregare per lui (come fa Benedetto XVI, che gli è vicino e prega costantemente per la sua missione: ho imparato da lui come va guardato papa Francesco) ho cercato di capire. Spazzando via tanti dettagli secondari bisogna riconoscere che la cifra originaria di questo papato è molto bella e delinea l’unico grande compito della Chiesa del III millennio cristiano. Si potrebbe sintetizzare così: Dio ha pietà di tutti e si è fatto uomo per venire a cercarci, uno per uno, per salvarci, pagando lui stesso sulla croce il riscatto per ognuno di noi, che pure non lo abbiamo meritato. Mi pare il movente profondo dell’attuale pontificato. L’ho trovato esposto in modo commovente in un sermone di avvento di Dietrich Bonhoeffer, un grande cristiano, simbolo dell’opposizione al nazismo, che fu impiccato, a 39 anni, per espresso ordine di Hitler, nel campo di concentramento di Flossenburg il 9 aprile 1945. Bonhoeffer partiva dal canto di gioia di Maria, il Magnificat. Dio ha scelto una ragazzina semplice e povera, di un popolo oppresso, ai margini di un Impero e ha fatto di lei la madre del Figlio, la Regina del cielo e della terra. Maria apparteneva all’immensa maggioranza dell’umanità la cui esistenza sembra essere invisibile al mondo, alla storia, ai potenti e ai sapienti. Gente comune la cui vita sembra irrilevante e inutile. Miliardi di esseri umani conoscono questo sentimento e non sanno che invece «Dio ama, elegge ed esalta ciò che è basso, insignificante e piccolo». Scegliendo Maria – dice Bonhoeffer – Dio mostra che «non si orienta secondo l’opinione e il punto di vista degli uomini… Dove il nostro intelletto si indigna, dove la nostra pietà si mantiene scrupolosamente a distanza, lì, proprio lì, Dio ama stare. Lì egli disorienta l’intelletto dei sapienti, lì scandalizza la nostra natura, lì vuole essere presente e nessuno può impedirglielo – e soltanto gli umili gli credono e gioiscono… Questo è infatti il miracolo dei miracoli, il fatto che Dio ama ciò che sta in basso: “Ha guardato l’umiltà della sua serva”».
LO SCANDALO
Bonhoeffer sottolinea lo scandalo di un Dio che nasce in una mangiatoia per animali: «Dio non si vergogna della bassezza dell’uomo, vi penetra dentro, sceglie una creatura umana come suo strumento e compie meraviglie lì dove uno meno se lo aspetta. Dio è vicino alla bassezza, ama ciò che è perduto, ciò che non è considerato o insignificante, ciò che è emarginato, debole e affranto. Dove gli uomini dicono: perduto, lì egli dice: trovato. Dove gli uomini dicono: “giudicato”, lì egli dice “salvato”. Dove gli uomini dicono: “No!”, lì egli dice: “Sì!”. Dove gli uomini distolgono con indifferenza o altezzosità il loro sguardo, lì egli posa il suo sguardo pieno di un amore ardente incomparabile. Dove gli uomini dicono: “Spregevole”, lì Dio esclama: “Beato”. Dove nella nostra vita siamo finiti in una situazione in cui possiamo solo vergognarci davanti a noi stessi e davanti a Dio, dove pensiamo che anche Dio dovrebbe adesso vergognarsi di noi, dove ci sentiamo lontani da Dio come mai nella vita, proprio lì Dio ci è vicino come mai lo era stato prima, lì egli vuole irrompere nella nostra vita, lì ci fa sentire il suo approssimarsi, affinché comprendiamo il miracolo del suo amore, della sua vicinanza e della sua grazia» (da Riconoscere Dio al centro della vita).
DECISIONI DURE
Se si ripercorre questo pontificato, in filigrana (sia pure fra errori e confusioni) si legge questo unico, struggente annuncio. Papa Francesco ha cercato di farlo capire anche prendendo decisioni dure com’ è il recente decreto sui movimenti ecclesiali, alcuni dei quali si ritengono ingiustamente “decapitati” pur essendosi sempre professati “bergogliani”. Non hanno capito che al papa non interessa avere tifosi, ma cristiani con il cuore ardente, che escano dalle sacrestie e portino a tutti l’abbraccio di quel Salvatore che ha pietà di loro. Soprattutto a chi è più lontano e “perduto”.
Lunedì, 13 dicembre 2021
Dal sito www.antoniosocci.com. Foto redazionale