La Nota dottrinale, pubblicata il 4 novembre dal Dicastero per la Dottrina della Fede, su alcuni titoli mariani riferiti alla cooperazione della Beata Vergine Maria all’opera di salvezza, è il risultato di oltre trent’anni di approfondimenti del Dicastero sulla singolare e insostituibile associazione di Maria a Suo Figlio in ordine alla Redenzione. La devozione mariana è presentata qui come un tesoro della Chiesa. La Nota è Magistero ordinario essendo stata firmata da Papa Leone XIV.
di don Giovanni Poggiali
Il 4 novembre scorso, giorno liturgico di san Carlo Borromeo, è stata presentata, presso la Curia generalizia della Compagnia di Gesù a Roma, la Nota dottrinale Mater Populi fidelis (MPF), su alcuni titoli mariani riferiti alla cooperazione di Maria all’opera della salvezza.
Come specificato nella presentazione pubblica del documento da parte del Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF), card. Victor Manuel Fernandez, la nota ha un valore importante all’interno dell’insegnamento teologico della mariologia, essendo dottrina di Magistero ordinario e avendo un peso specifico più ampio rispetto ai documenti dei due anni precedenti dello stesso Dicastero.
Il titolo del documento, Madre del Popolo fedele,ne delinea già lo scopo, che è sottolineare l’importanza di una devozione mariana non individuale o intimistica, ma di un intero popolo credente che si affida alla materna intercessione di Maria, la quale è mossa da una tenerezza premurosa e si fa carico delle ansie e delle vicissitudini di ciascuno di noi (cf. MPF 76). La nota raccoglie tutte le proposte, le istanze, i dubbi, le sollecitazioni e le domande giunte negli ultimi decenni alla Santa Sede sul tema della devozione mariana e su alcuni titoli applicati a Maria per fare chiarezza sul compito della Vergine nella relazione con i fedeli alla luce del mistero di Cristo quale unico Mediatore e Redentore. Questa nota è firmata dallo stesso Papa Leone XIV e pensata e riflettuta da diversi decenni.
Il Prefetto, nella sua presentazione pubblica, ha insistito sulla centralità del rapporto di Maria con noi, sulla maternità spirituale nei confronti dei credenti, la quale è il vero nucleo della nota, aldilà del valore di alcuni titoli applicati a Maria nella storia della devozione mariana. Infatti, «la devozione mariana, che la maternità di Maria suscita, è presentata qui come un tesoro della Chiesa» (MPF, Presentazione). Non è una correzione della pietà del popolo di Dio verso la Vergine, ma semmai una sua valorizzazione e una riscoperta della bellezza dell’amore di Dio che splende sul volto della Madre.
La nota tiene conto delle mutate condizioni culturali e sociali con l’avvento dei social media, che facilitano la diffusione di idee e orientamenti nuovi, i quali «non presentano le stesse caratteristiche della devozione popolare ma che, in definitiva, propongono un determinato sviluppo dogmatico e si esprimono intensamente attraverso le piattaforme mediatiche, risvegliando, con frequenza, dubbi nei fedeli più semplici» (MPF, idem). È questo un compito molto importante del DDF e del Magistero: difendere la fede dei piccoli, perché pensare bene Dio e la fede significa pensare bene l’uomo, senza produrre così false interpretazioni dell’umano. Non c’è elemento più urgente di questo.
L’attenzione su alcuni titoli mariani (Corredentrice, Mediatrice, Madre dei credenti, Madre della grazia) non deve far pensare ad una disputa su concetti o termini che, in fondo, è secondaria: la questione primaria è la cooperazione alla salvezza di Maria, che si esprime con diversi termini adeguati; è la partecipazione all’opera salvifica e al sacrificio di Cristo, unico Mediatore tra Dio e gli uomini (cfr. 1Tm 2,5-6), partecipazione attestata nelle Scritture e nella Tradizione, che ha una struttura trinitaria e continua attualmente con l’intercessione, l’amore e la maternità spirituale di Maria verso il popolo fedele (cf. MPF 4-15).
Già nella Redemptoris Mater (RM), l’Enciclica di san Giovanni Paolo II (1978-2005), pubblicata nel 1987, dedicata a Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa, sulle orme del Concilio Vaticano II (1962-1965) e del capitolo VIII della Lumen Gentium (1964) il Papa affermava la centralità di Maria nella storia della salvezza ed era presentata come cooperatrice unica e singolare nel mistero dell’Incarnazione e della Redenzione. Maria, infatti, collabora in modo del tutto singolare all’opera della redenzione e continua a farlo come Mediatrice, non in concorrenza con Cristo (cf. RM 38), ma con la sua intercessione, come Avvocata di grazia: «la sua mediazione, dunque, ha un carattere di intercessione» (RM 21).
La nota, quindi, evidenzia la profondità della devozione filiale verso Maria, Madre di Dio e della Chiesa, sottolineando il suo ruolo materno su ciascuno di noi peccatori. Tale ruolo, conferito da Cristo sulla croce («Donna, ecco tuo figlio… Figlio, ecco tua Madre», cfr. Gv 19,26-27), rappresenta una garanzia di vicinanza, guida e protezione per il popolo dei credenti, perché «il Popolo fedele non si allontana da Cristo, né dal Vangelo, quando si avvicina a lei» (MPF 77).
Venerdì, 14 novembre 2025