GIUSEPPE BONVEGNA, Cristianità n. 308 (2001)
Sabato 13 ottobre 2001, a Ferrara, nel contesto della settimana mariana dell’arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, ospitato dal seminario arcivescovile, si è svolto un convegno dal titolo Fatima. 1917-2000 e oltre, organizzato da Alleanza Cattolica e da Cristianità con il contributo della Cassa di Risparmio di Ferrara.
I lavori — introdotti dal professor Leonardo Gallotta, dell’associazione promotrice — sono iniziati con una comunicazione del dottor Marco Invernizzi — studioso della storia del movimento cattolico italiano, titolare della rubrica settimanale La Voce del Magistero, presso Radio Maria, e presidente dell’ISIIN, l’Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale, di Milano — su Fatima: i fatti, la “fortuna”, la letteratura e la ricezione del messaggio nella Chiesa cattolica.
Invernizzi è partito dalla constatazione che fino al 1942, anno in cui Papa Pio XII (1938-1958) consacra la Chiesa e il genere umano al Cuore Immacolato di Maria, il messaggio di Fatima non riesce a far breccia “[…] in un mondo tanto distratto dall’odio ideologico, anche perché non è ancora penetrato nella Chiesa, se non in quella portoghese”. Nemmeno con il pellegrinaggio di Papa Paolo VI (1963-1978) a Fatima, nel 1967, il messaggio s’impone all’attenzione del mondo, perché patisce la diffusione all’interno del mondo cattolico di quel fenomeno che Paolo VI descrive come un “processo di autodemolizione” della Chiesa. Si ricomincia a parlare del messaggio solo nel 1978, con il pontificato di Papa Giovanni Paolo II, il cui invito alla Nuova Evangelizzazione segna un iniziale superamento della crisi di identità dei cattolici negli anni successivi al Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965). L’appello alla penitenza e alla conversione, espresso nelle parole della Madonna, rimane infatti di drammatica attualità, perché, se la Russia ha cessato di diffondere gli errori del comunismo nel mondo e l’URSS non esiste più, è anche vero che “[…] la Russia non si è convertita e che il secolo dell’odio ideologico non è stato sostituito dall’amore cristiano”.
A seguire, don Pietro Cantoni — sacerdote della diocesi di Massa Carrara-Pontremoli, docente e autore di saggi di filosofia e di teologia, fondatore e moderatore dell’Opus Mariae Matris Ecclesiae —, in una comunicazione su Lo “status” teologico del messaggio, ha inquadrato le apparizioni e il messaggio di Fatima all’interno del “luogo teologico” delle “rivelazioni private”. Don Cantoni spiega che le rivelazioni cosiddette “private” hanno “un ruolo sussidiario” rispetto alla Rivelazione pubblica giunta a compimento in Cristo, perché la loro funzione non è di completare la Rivelazione, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica. Infatti “anche se la Rivelazione cristiana si è definitivamente condensata nei testi del Nuovo Testamento e nella Tradizione costitutiva”, la comprensione che la Chiesa ha del contenuto della Rivelazione conosce una crescita, i cui fattori umani sono la riflessione teologica, la preghiera, la contemplazione e il Magistero vivente della Chiesa stessa. Tuttavia, di fronte alle rivelazioni private s’impone un’opera di discernimento. Quando “[…] un’apparizione è approvata dalla Chiesa in termini solenni e impegnativi”, il messaggio, in quanto fa parte del deposito della Rivelazione, non può essere messo in dubbio; tuttavia, il “fatto” dell’apparizione rimane oggetto di quella che Papa san Pio X (1903-1914) nel 1907, nell’enciclica Pascendi, chiamava “fede umana”.
Quindi, S. E. mons. Carlo Caffarra, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, ha sviluppato alcune riflessioni sulla terza parte del segreto di Fatima e sul valore antropologico e teologico della devozione al Cuore Immacolato di Maria. Secondo mons. Caffarra, il cosiddetto “terzo segreto” di Fatima “[…] è un aiuto ad avere una intelligenza di fede della storia umana, il cui senso ultimo ci viene offerto dalla Rivelazione di Cristo”. Nel simbolo della croce — che, con la montagna scoscesa e con la città distrutta a metà, caratterizza la terza parte del “segreto” —, e nelle parole pronunciate dalla Madonna — “Infine il mio Cuore Immacolato trionferà” —, mons. Caffarra vede infatti quelle chiavi di lettura che permettono di dare alla storia un significato autenticamente cristiano e, proprio per questo, alieno dalle ideologie “[…] che hanno voluto sapere troppo sul significato della storia o che rifiutano perfino di riconoscerne l’esistenza”. La devozione al Cuore Immacolato di Maria — ha concluso mons. Caffarra — assume un’importanza fondamentale nella vita del cristiano e dovrebbe essere ricuperata anche nella liturgia, nella teologia, nella dottrina pedagogica cristiana e in antropologia.
All’intervento dell’arcivescovo è seguita la Messa nella cappella del seminario, concelebrata dallo stesso presule, da don Cantoni, da don Giuseppe Zanghì, della diocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, da don Andrea Nizzoli, della diocesi di Massa Carrara-Pontremoli, e da padre Davide Maria Stallone francescano dell’Immacolata.
Nel pomeriggio, i lavori sono continuati con una relazione di Giovanni Cantoni — fondatore e reggente nazionale di Alleanza Cattolica e direttore di Cristianità — su La purificazione della memoria e la devozione al Cuore Immacolato di Maria: una lettura. Cantoni ha sottolineato che la devozione al Cuore Immacolato di Maria si traduce nello sforzo di conseguire la purezza del cuore e comporta quindi la purificazione non solo dell’intelletto e della volontà, ma anche della memoria.
Il relatore ha poi spiegato che se la memoria, nella sua accezione di componente fondamentale della virtù della prudenza, è il riconoscimento umile della realtà delle cose, “la sua purificazione è […] ricordo di cose e di fatti sub specie aeternitatis, cioè ricordo di cose e di fatti così come li percepisce chi si appresta all’incontro con Dio […] affidando alla Madonna, advocata nostra, il patrocinio della propria causa”. Inoltre, Cantoni ritiene che la devozione al Cuore Immacolato di Maria, come rappresenta uno “strumento” di purificazione della memoria dei singoli, così anima anche il processo di purificazione della memoria storica della Chiesa, espresso significativamente nella Giornata del Perdono realizzata da Papa Giovanni Paolo II il 12 marzo 2000.
Alla relazione di Cantoni è seguita quella del dottor Massimo Introvigne — fondatore e direttore del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni — su Fatima nella nuova religiosità e nel “cattolicesimo di frangia”. Introvigne ha iniziato prendendo in esame il New Age — all’interno del quale i brani del messaggio relativi ai “castighi” sono reinterpretati come allusioni “a catastrofi ecologiche” — e i culti dei dischi volanti, che paragonano la Madonna di Fatima “[…] a figure femminili apparse a diversi “contattisti” che affermano di avere visto extraterrestri”.
Uno spazio considerevole — dopo un accenno a fenomeni verificatisi nelle cosiddette “Chiese iniziate da africani”, in particolare nell’area africana di lingua portoghese — è stato dedicato alla messa a fuoco della terza e della quarta ondata pentecostale protestante, influenzata da una teologia — nata in ambiente evangelical all’inizio degli anni 1980 — secondo la quale, nelle principali apparizioni mariane — fra queste anche quelle di Fatima —, sotto le vesti della Madonna si nasconderebbe un diretto collaboratore di Satana. L’ultima parte della relazione ha avuto come argomento il cosiddetto “cattolicesimo di frangia” — comprendente quei movimenti che si dichiarano cattolici pur non essendo in comunione con la Chiesa —, con particolare riferimento alla sua versione “mariano-apocalittica”, caratterizzata dall’accettazione di rivelazioni che la Chiesa dichiara non di origine soprannaturale. Introvigne si è concentrato soprattutto sulle vicende relative all’Associazione Madonna di Fatima, diretta dal sacerdote cattolico canadese don Nicholas Gruner, sospeso a divinis nel 1996.
Ha concluso i lavori Cantoni con una comunicazione su Fatima, la teologia della storia nel Magistero della Chiesa cattolica e la Nuova Evangelizzazione.
Cantoni ha illustrato un passo dell’enciclica Sollicitudo rei socialis, del 1987, nel quale Papa Giovanni Paolo II richiama la pendolarità delle scelte umane nella storia. In questa prospettiva, “Fatima ci dice che bisogna ricominciare” per ricostruire la cristianità sulle macerie prodotte dal peccato individuale e sociale. Cantoni, infatti, legge nella promessa della Madonna — “Infine il mio Cuore Immacolato trionferà” — l’invito a un rinnovato impegno missionario, che deve partire dalla conversione personale per tradursi nello sforzo di migliorare il mondo: le parole della Madonna, infatti, suggeriscono che “[…] quanto è stato immaginato come la fine di un mondo è piuttosto, forse, la promessa di un mondo nuovo”.
Il convegno, svoltosi alla presenza di circa duecento persone — fra cui il consigliere provinciale avvocato Guido Menarini e il consigliere comunale Francesco Grillo —, provenienti da tutta Italia, è stato annunciato e ha avuto eco sui mass media locali e nazionali; è stato inoltre integralmente ripreso da Tele Buon Consiglio, l’emittente centro-meridionale gestita dai francescani dell’Immacolata a Frigento, in provincia di Avellino.
Giuseppe Bonvegna