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Nel disegno di legge di bilancio, all’esame della commissione Bilancio della Camera, è stata inserita una norma (l’art. 52 bis) che prevede la graduale estensione del tempo pieno nelle scuole elementari, con l’assunzione di 2.000 maestri. La disposizione rischia di essere interpretata nel senso di legittimare l’obbligo del tempo pieno per tutte le classi delle elementari, incluse quelle delle scuole non statali.
In tal senso essa appare oppressiva verso tali istituti e lesiva della libertà di educazione dei genitori. Può essere ragionevole, ove ve ne sia la richiesta, rendere più accessibile il tempo pieno a chi ne voglia usufruire, ma altra cosa è forzare in tale regime tutti gli alunni.
Il Centro Studi Livatino guarda con preoccupazione la penalizzazione – l’ennesima! – delle scuole non statali: mentre la prospettata assunzione dei maestri nelle scuole statali è stata limitata a 2.000 unità perché la copertura finanziaria non consentiva di andare oltre, le scuole non statali sarebbero invece tenute a rispettare l’obbligo “a proprie spese”. Con conseguente aumento delle rette scolastiche e ulteriore compressione della libertà di scelta delle istituzioni scolastiche da parte dei genitori.
Roma, 23 novembre 2018