Un importante editoriale dello storico romano potrebbe riaprire il discorso sull’esistenza di una “natura” e di una “storia” cui fare riferimento perché l’umanità non perda la propria identità
di Marco Invernizzi
Sul Corriere della Sera di domenica 3 settembre, Ernesto Galli della Loggia scrive un editoriale che potrebbe avere delle enormi conseguenze sulla vita del Paese. In sintesi, sotto il titolo Conservatorismo. Difendo l’idea di natura, lo scrittore sostiene che i conservatori oggi hanno un’opportunità importante per non farsi passare come retrogradi interessati soltanto al passato. Infatti hanno di fronte un avversario, il progressismo, che a differenza delle grandi narrazioni ideologiche della modernità, l’illuminismo, il liberalismo e il socialismo, non promette un mondo ideale che superi le ingiustizie del presente, ma «mina l’idea che nei comportamenti sociali e nei rapporti fra gli esseri umani tra di loro vi sia qualcosa che possa dirsi davvero “naturale” e in questo senso “normale”». Così, continua Galli della Loggia, «il progressismo odierno getta le basi per il soggettivismo più radicale».
Secondo lo storico romano, per il progressismo «la natura sarebbe qualcosa da superare, un limite arcaico da gettarci dietro le spalle», per cui l’individuo diventa «la misura di tutte le cose», qualcosa di «onnipotente» che vanifica «qualunque “noi”».
Accanto all’idea di natura, anche quella di storia viene messa sul banco degli imputati dal progressismo dominante, anche perché «nella narrazione occidentale» la storia è strettamente «connessa all’idea di natura umana». Infatti, tenere conto del passato, avere una tradizione di riferimento e di «possibile ispirazione» è qualcosa di inconcepibile per il progressismo, che vuole «guardare solo e sempre avanti perché da lì solo può venire la felicità, lì solo è ciò che è nuovo e buono, il progresso appunto».
L’editoriale è importante per tanti motivi, anzitutto perché offre ai conservatori di oggi una via da perseguire, realisticamente, sia per la battaglia culturale che per quella politica: essi potrebbero avere la funzione di «un katéchon”, di qualcosa che trattiene da una deriva potenzialmente fuori dall’umano».
Come cerchiamo Sanguinetti e il sottoscritto di scrivere nel libro appena pubblicato (Conservatori. Storia e attualità di un pensiero politico, Ares 2023), non si tratta di tornare indietro ma di proteggere e valorizzare quelle cose eterne senza le quali l’umanità perde sé stessa.
L’articolo è importante anche perché segna un discrimine nella cultura contemporanea: nello stesso giorno in cui usciva l’editoriale di Galli della Loggia, Concita de Gregorio scriveva in prima pagina su Repubblica un articolo significativamente intitolato Famiglie che si scelgono, nel quale conclude così: «I legami di sangue ingannano. Lasciateli indietro, tenendoli sempre a mente certo, tanto loro tengono a mente voi, ma lasciateli andare – se potete. La famiglia si sceglie». Come dire che se qualsiasi legame è famiglia, quest’ultima non esiste.
Non so come verrà accolto questo articolo. Potrebbe passare inosservato, anche perché sempre meno persone leggono i giornali. Ma potrebbe anche essere ripreso e aprire delle riflessioni profonde. Potrebbe rappresentare un allarme offerto a tutta la classe dirigente, agli intellettuali e ai politici, ai docenti e ai giornalisti, agli imprenditori e a quei pochi che ancora si “ostinano” a fare una famiglia. Soprattutto potrebbe essere un monito per quelli che capiscono come il mondo stia andando alla deriva, ma hanno perso il coraggio di continuare a combattere e si sono rifugiati nel privato: non è mai tardi per ricominciare a dire la verità sull’uomo.
Lunedì, 4 settembre 2023