Il 15 agosto 2004, a Borno in Val Canonica, in provincia di Bergamo, nel Convento della SS.ma Annunciata — dove si era recato per un breve periodo di riposo — si è spento il padre cappuccino Gianluigi Rota.
Era nato a Longuelo, sempre in provincia di Bergamo, il 2 giugno del 1914. Purtroppo, dopo l’apprendistato religioso e l’ordinazione sacerdotale che certamente avvenne nel convento di viale Piave a Milano, riesce assai difficile ripercorrere le tracce del suo apostolato, anche perché egli parlava assai poco di sé e di quanto aveva compiuto; lo ritroviamo negli anni 1960 parroco della comunità di Sabbioni, a Crema, in provincia di Cremona, ove nel 1962 trova il tempo di fondare una società calcistica a cui dà il nome di San Francesco. Poi è coadiutore nella popolosa parrocchia dei Santi Nazzaro e Felice di Milano e infine viene designato superiore e parroco all’Ospedale Maggiore di Bergamo, una funzione di grande impegno fisico e morale, ove incontra alcuni militanti di Alleanza Cattolica. Da allora padre Rota è stato l’assistente spirituale delle “croci” di Bergamo: un assistente non “ufficiale”, sempre pronto, malgrado i molteplici impegni a guidare le periodiche Ore di Adorazione, a confessare e a comunicare, a celebrare battesimi e matrimoni della piccola comunità spirituale di Alleanza Cattolica che andava lentamente crescendo nel tempo.
Anima francescana, fondava la propria spiritualità, impregnata di ottimismo cristiano, sulla serena fiducia nella bontà e nella misericordia di Dio. Da essa traeva la sua naturale simpatia e la sua grande capacità di comunicare con tutti. Poco interessato alle vicende politiche, sapeva tuttavia riconoscere le motivazioni spirituali che si manifestavano in esse e le incoraggiava quali provvidenziali germi di conversione. Benevolo verso tutti, solo una volta lo si vide scendere in polemica e fu nel 1985 quale direttore della rivista La nostra famiglia contro un gruppo di medici abortisti dell’Ospedale Maggiore.
Nel 1990 si ritirava, anche per ragioni di salute, nel Convento di Sant’Alessandro in Cattura, in Bergamo, ove esercitava l’ufficio di confessore, una delle attività che gli erano più care.
È morto il giorno dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, in quel convento arroccato sui monti che amava moltissimo, accanto al santuario ove riposa il beato Innocenzo da Berzo O.F.M. Cap. (1844-1890).