
A circa venti anni dall’istituzione del Giorno del Ricordo, una prima valutazione
di Guido Giacometti, profugo istriano, dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Certamente oggi c’è una maggiore consapevolezza di cosa possa corrispondere ai termini “foibe” ed “esodo”, ma la situazione è tutt’altro che ottimale.
Un documento del Viminale permette di avere un primo bilancio approssimativo. Il documento elenca i comuni che nel 2024, per il Giorno del Ricordo, hanno predisposto qualcosa in più rispetto alla sola prescritta esposizione delle bandiere a mezz’asta. Anche non considerando i 3.000 comuni più piccoli, arriva al solo 5% la percentuale di quelli che hanno fatto perlomeno una semplice deposizione di fiori, sino ad organizzare conferenze o rappresentazioni teatrali.
C’è poi da considerare la “battaglia” per il controllo dei canali informativi, in particolare verso le scuole. Attivo da sempre il robusto fronte dei cosiddetti nostri “antipatizzanti”, composto da una rete capillare sul territorio formata dalle sezioni ANPI, ANED, ARCI, Istituti Storici della Resistenza, CGIL, ecc., che trova fraterna accoglienza in larga parte del corpo insegnanti, soprattutto nel centro-nord Italia.
Da segnalare in particolare che l’ANPI, ma non solo, considera un disvalore l’anticomunismo.
Questo è inaccettabile per chi, come i giuliano-dalmati, hanno subito il regime comunista, essendo rimasti al di là della Cortina di ferro. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella su questo punto è stato molto chiaro: i giuliano-dalmati hanno avuto «il destino di passare direttamente dalla oppressione nazista a quella comunista. E di sperimentare, sulla propria vita, tutto il repertorio disumanizzante dei grandi totalitarismi del Novecento, diversi nell’ideologia, ma così simili nei metodi di persecuzione, controllo, repressione, eliminazione dei dissidenti».
Memori del «chi controlla il passato controlla il futuro» (Orwell, 1984), ANPI e sodali hanno da anni stipulato convenzioni con il Ministero dell’Istruzione, che consente loro un ingresso facilitato nelle scuole. Hanno un canale preferenziale sulla stampa locale, che di solito non rilancia i comunicati delle associazioni degli esuli e dei partigiani democratici con cui si collabora.
Sul territorio la distinzione tra “antipatizzanti” e “simpatizzanti”, rispetto a quanto sotteso dal Giorno del Ricordo, non è riconducibile a comuni di sinistra e comuni di destra. Abbiamo comuni di sinistra come San Miniato (PI) che acquistano un masso del Carso per posizionarlo al centro di un parco in memoria dei martiri delle foibe e, per contro, comuni di destra come Pistoia che concedono la sala principale per una conferenza organizzata da ANPI di contro-celebrazione del Giorno del Ricordo, proprio il giorno 10 febbraio e malgrado le proteste degli esuli. Il relatore Davide Conti esprime apertamente la sua contrarietà al dettato della legge n. 92 del 30 marzo 2004 con articoli su Il Manifesto quotidiano comunista (cfr. Il giorno del ricordo a uso e consumo della Terza Repubblica e Foibe, la storia al tempo dell’estrema destra guida del governo).
I pastori della Chiesa su questi temi non aiutano molto. Il quotidiano Avvenire del 7 agosto scorso titolava: «Lucca. Zuppi ricorda 28 preti uccisi dai nazisti». Di quelli uccisi dai comunisti, anche nella stessa Toscana, si preferisce non parlare.
Tutto quanto sopra non vuol essere una sterile lamentazione. Indica invece il grande ed entusiasmante lavoro che ci aspetta.
Abbiamo come patroni i tre giovani beati il cui martirio, per mano dei partigiani comunisti e in odio alla fede, è stato riconosciuto dalla Chiesa: Lojze Grozde, studente di 20 anni di lingua slovena; Francesco Bonifazio, sacerdote di 32 anni di lingua italiana; Miroslav Bulesic, sacerdote di 27 anni di lingua croata.
San Giovanni Paolo II, durante la proclamazione del beato Grozde, disse: «Lojze Grodze è solo una delle innumerevoli vittime innocenti del comunismo che alzano le palme del martirio come ricordo e monito indelebili».
E tra gli uccisi nelle foibe ci sono i martiri i cui nomi sono noti solo a Dio e che intercedono per noi.
Domenica, 16 febbraio 2025