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Giubilare il Brain rot

13 Dicembre 2024 - Autore: Aurelio Carloni

Porta Santa

Giubileo e uso (cattivo) del tempo nell’era dei social e di internet: la sindrome dello zombie scrolling e il “marciume cerebrale”

di Aurelio Carloni

Il 24 dicembre con l’apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro avrà inizio il Giubileo 2025, indetto da Papa Francesco con la Bolla Spes non confundit. Un anno, quindi, che deve spingere i cristiani di ogni latitudine e nazione a mettersi in cammino alla ricerca del senso della vita, mossi dalla «speranza che non delude» in un mondo dominato dalla fretta e che, dice il Papa, è abituato a volere “tutto e subito”. Con la conseguenza – continua il Pontefice – di non avere più il tempo, spesso nemmeno nelle famiglie, per incontrarsi e parlare con calma.

La pazienza è messa in fuga dall’ansia dell’agire, che fa crescere insofferenza, nervosismo e non di rado violenza. Di qui l’urgenza di una riforma personale, che può trovare proprio nel pellegrinaggio, se possibile a piedi, uno strumento prezioso per riscoprire il valore del silenzio interiore ed esteriore, indispensabili per incontrare la misericordia di Dio. Soprattutto oggi, nell’epoca di internet, dove lo spazio e il tempo sono soppiantati dal “qui e ora” e la pazienza non è di casa. Una situazione che fotografa l’agonia dell’Occidente e che trova riscontro nei dati proposti da Alessandro Villari nell’edizione di lunedì 9 dicembre del Foglio.

L’università di Oxford, rileva Villari, ha proclamato Brain Rot la sua “parola dell’anno” per il 2024. In italiano la si può tradurre con “marciume cerebrale”, per descrivere la sensazione che si prova dopo essere stati esposti a un eccessivo consumo di materiale poco stimolante e di basso livello, in particolare sui social media. Sempre Villari sottolinea come il Newport Institute rilevi che nel mondo una persona, in media, “scrolli” sui social media 93 metri di contenuti in una sola giornata, pari all’altezza della Statua della Libertà. È la cosiddetta sindrome dello zombie scrolling, causata dalla dipendenza dal cellulare e dallo scorrimento senza senso e senza scopo, effettuato solo per abitudine.

Lo scorso anno le persone hanno trascorso online in media 6 ore e 40 minuti ogni giorno – ossia un quarto della giornata –, di cui 2 ore e ventitré minuti sui social network. Dati tragici, anche se vanno letti considerando che in molti casi ricomprendono l’uso professionale del web o, comunque, finalizzato all’acquisizione di elementi informativi utili. Molti utenti finiscono così con l’essere prigionieri, intossicati da questo scrollare, che sottrae tempo prezioso e non recuperabile (perché quando è perso è perso) ai rapporti personali, alla lettura, alla riflessione, all’articolazione di analisi con un minimo di approfondimento per capire come va il mondo e quale direzione ha preso la loro esistenza.

Presso gli antichi ebrei l’Anno Santo era detto “dello Yobel”, da cui il termine Giubileo, ossia “del capro o ariete”, perché la festività che cadeva ogni cinquant’anni era annunciata e inaugurata dal suono di un corno di ariete, in ebraico Shofar. In quell’anno la legge mosaica prescriveva che la terra di cui Dio era l’unico padrone non dovesse essere coltivata, ma ritornasse all’antico proprietario e gli schiavi recuperassero la libertà. Nella società ebraica il Giubileo, anno della misericordia e della conversione, invitava quindi alla libertà intesa come liberazione da ogni forma di schiavitù e oppressione.

Il Giubileo cristiano riprende questa tradizione ebraica per invitare a un nuovo inizio, personale e comunitario, ad una sequela del Signore piena di speranza e di gioia. C’è una bellissima citazione di Ugo di San Vittore (1096 Sassonia -1141 Parigi. Teologo, filosofo e cardinale francese) che dice:  «L’uomo che trova dolce la sua patria non è che un tenero principiante; colui per il quale ogni terra è come la propria è uomo forte; ma solo è perfetto colui per il quale tutto il mondo non è che è un paese straniero».

Ugo di San Vittore con queste parole esprime la condizione dell’uomo, che solo se considera sé stesso sempre e comunque un pellegrino riesce a realizzare quel distacco dalle cose del mondo che è indispensabile per raggiungere la perfezione. È la condizione dell’uomo in cammino, che sa che, se la sua patria reale è altrove, deve operare per il bene proprio e della società, perché possa conquistare quell’Altrove a conclusione del suo pellegrinaggio terreno. Una sfida complessa, se è vero, come è vero, che oggi ci ritroviamo nella situazione descritta, in cui l’effimero e l’inutile tiranneggiano, ora dopo ora, moltitudini di donne e uomini, incapaci di fermarsi a pensare e a cercare il senso della propria vita, persi sempre più spesso nella realtà digitale, prodotta dal cattivo uso del web e dei social media. Che fare, dunque?

Cogliere innanzitutto l’occasione preziosa che la Chiesa ci offre con il Giubileo per riprendere il cammino, se interrotto, o rinvigorirlo, se reso più fragile dalle prove inevitabili incontrate. Con magnanimità, ossia con la generosità del cuore e l’apertura della mente. Senza preoccuparsi eccessivamente della stanchezza, dei problemi al lavoro, di quelli in famiglia. Essere integralmente cristiani come genitori, come figli, come fratelli, come amici e come professionisti. Senza mai dimenticare di ritagliarsi il tempo possibile (combattendo con forza, ad esempio, la sindrome dello zombie scrolling) per lavorare anche per la buona battaglia delle idee, per una società a misura d’uomo e secondo il piano di Dio, con passione e voglia di conquistare la vita eterna.

Il tutto indossando la divisa del pellegrino: una bisaccia con poche monete e un po’ di pane, per allontanare il demone del consumismo sfrenato; il mantello ampio e il cappello a larghe tese, per difendersi dalla pioggia, dal freddo della tristezza e dell’odio della Rivoluzione nichilista e relativista; il bordone, ossia il bastone con la punta in ferro, per scacciare i lupi delle ideologie dominanti e attraversare i fiumi e i torrenti del narcisismo. Solo così opereremo davvero a maggior gloria di Dio, anche sociale, e potremo guarnire la nostra divisa della palma, del volto santo della Veronica o della conchiglia che potevano portare i pellegrini che avevano raggiunto rispettivamente Gerusalemme, Roma o Santiago di Compostela.

Venerdì, 13 dicembre 2024

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