Archiviazione per Cappato. Gandolfini: “Giurisprudenza creativa smantella il reato di aiuto al suicidio”
“Le motivazioni a sostegno della richiesta di archiviazione per Marco Cappato, avanzata dai pm della procura di Milano, rientrano nel novero di quella giurisprudenza creativa che intende travolgere l’ordinamento italiano partendo dalle aule dei tribunali”, così il presidente del comitato promotore del Family Day Massimo Gandolfini commentando la richiesta di archiviazione scritta dai pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini, secondo i quali le pratiche di suicidio assistito non costituiscono una violazione del diritto alla vita quando siano connesse a situazioni oggettivamente valutabili di malattia terminale ovvero gravida di sofferenze o ritenuta intollerabile o indegna dal malato stesso.
“Nella fattispecie inerente a dj Fabo, vicenda a cui si riferisce l’autodenuncia di Marco Cappato – prosegue Gandolfini – non si può parlare di malattia allo stato terminale poiché il soggetto era in una condizione stabilizzata da anni. Quindi se assumiamo il concetto che la condotta di aiuto al suicidio non costituisca reato qualora il malato valuti la sua vita indegna, dobbiamo conseguentemente cancellare l’art. 580 del codice penale sull’istigazione o aiuto al suicidio e aiutare qualsiasi soggetto che ritenga la sua esistenza intollerabile a togliersi la vita”.
“Noi restiamo convinti che la magistratura non possa esercitare tali forzature sulla legislazione italiana e che il Parlamento resti la sede più opportuna per decidere in materia; chi pensa il contrario sarà bene che faccia sapere ai medici che operano nei pronto soccorso italiani che un suicida non deve essere salvato ma accompagnato alla morte”, conclude Gandolfini.
Roma, 3 maggio 2017
Comitato Difendiamo i Nostri Figli
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