MASSIMO INTROVIGNE, Cristianità n. 299 (2000)
1. Controversia intorno a un sensitivo
Gustavo Adolfo Rol (1903-1994) è considerato da molti parapsicologi il più grande sensitivo del 1900, benché, dal canto suo, egli rifiutasse l’etichetta di “sensitivo”, come ogni altra etichetta e anche se, fra le categorie usate dalla parapsicologia, quella di “sensitivo” sembra peraltro la meno inadatta a descriverlo. Rol — personalità assai nota nella buona società torinese che ha occupato le cronache per decenni con una serie di fenomeni straordinari di carattere parapsicologico, frequentato e apprezzato da grandi figure della politica, della letteratura e del cinema — continua a far discutere da morto come avveniva quand’era vivo.
Sul Corriere della Sera del 12 marzo 2000 lo scrittore Alberto Bevilacqua ha tratto spunto dall’uscita di una raccolta di scritti di Rol curato da Catterina Ferrari (1) per prendersela con le “squallide denigrazioni” di certi “signori” — fra cui un “noto divulgatore”, con ogni evidenza Piero Angela, che lo scrittore però non nomina (2) —, i quali, chiusi in uno scetticismo miope, avrebbero attaccato e umiliato Rol.
2. Rol e la ricerca scientifica
L’argomento non è semplice come può sembrare. I fenomeni paranormali di Rol — dalla precognizione alla materializzazione di scritti su fogli bianchi e alle guarigioni — hanno affascinato intere generazioni, hanno commosso e stupito molti grandi del mondo, ed è difficile credere che si sia trattato sempre e soltanto di mistificazioni. I molti che lo hanno conosciuto bene conservano il ricordo di un uomo onesto, disinteressato, che non ha mai chiesto denaro, anzi ha contribuito generosamente del suo alle cause benefiche che gli stavano a cuore. Gran signore, Rol si è mantenuto ai margini della ricerca parapsicologica accademica, così che oggi non abbiamo studi scientifici su Rol sul tipo di quelli condotti all’università della California e altrove su altri sensitivi del secolo XX. Leggendo l’introduzione di Giuditta Dembech agli Scritti per Alda (3) — una raccolta di testi di Rol indirizzati a una misteriosa donna amata — si ha l’impressione che il mancato incontro fra Rol e la parapsicologia universitaria non sia dipeso soltanto dal sensitivo torinese. Secondo la Dembech, quando Rol chiese al fisico Tullio Regge che gli venisse affiancato un ricercatore, ne ebbe in cambio l’invito a sottomettersi ai controlli di un illusionista (4). Più tardi, un “giovane ricercatore dell’Università di Torino”, che aveva cominciato a interessarsi a Rol, avrebbe ricevuto dai suoi superiori universitari il consiglio di non continuare la ricerca (5). Certo, però, Rol preferiva vivere nella discrezione, e per altri sensitivi la strada della collaborazione con la ricerca scientifica è stata pubblica, faticosa e spesso anche umiliante. Così, la possibilità di “risolvere” il mistero di Rol è morto con lui.
Né coloro che credono dogmaticamente a tutto quanto riferiscono i suoi sostenitori, né gli scettici di professione — che, non meno dogmaticamente, considerano a priori qualunque fenomeno paranormale come illusorio o fasullo — possono oggi veramente pensare di “provare” all’altra parte di avere ragione.
3. “Dottrina” in Rol? Le “cose altissime”
Rol era infastidito da quanti s’interessavano esclusivamente ai suoi “fenomeni”. Nel 1975 scriveva: “Dopo tanto tempo non ho costruito nulla in voi; ho soltanto colmato molte ore della vostra noia, vi ho dato spettacolo.
“[…] almeno un piccolo tentativo avreste pur potuto farlo, quello di muovervi verso di me o almeno verso le cose altissime che mostro a voi ciechi, egoisti, indifferenti a quel che succede” (6). Ma quali erano le “cose altissime” che Rol “mostrava”? Spesso amava dire che il suo insegnamento sarebbe stato reso noto soltanto dopo la morte, e proprio in questi anni documenti inediti cominciano ad affiorare, anche se molto resta ancora da pubblicare. Rol si diceva credente e praticante, e certamente fra i suoi ammiratori si annoverano molti cattolici, alcuni dei quali noti e illustri. Quello che si sa delle sue idee lascia però molte perplessità. Trascuro il suo atteggiamento nei confronti dell’amore e del matrimonio — che prevedeva “matrimoni celesti”, ma non puramente platonici, in presenza di legami matrimoniali preesistenti e del tutto validi (7) —, che potrebbe attenere al semplice privato di Rol. Si potrebbe anche considerare non decisivo l’atteggiamento sulla reincarnazione, perché — scrive Giuditta Dembech — “a volte l’accettava completamente, lanciandosi a raccontare episodi che ci stupivano sull’uno o sull’altro personaggio storico o addirittura sui presenti…
“A volte invece, accampava forti riserve modificando o contraddicendo quanto aveva affermato in precedenza. Altre ancora pareva respingerla apertamente” (8). Sembrerebbe dunque che non si possa ascrivere con certezza Rol al campo oggi vasto dei reincarnazionisti, anche se molti ammiratori lo considerano la reincarnazione di Carlo Magno e di Napoleone Bonaparte, e pure se la Dembech ritiene che “[…] Rol credesse fermamente nella reincarnazione” (9) e si smentisse occasionalmente sul punto soprattutto “[…] per non urtare la suscettibilità della Chiesa” (10). Infatti, se Rol parlava spesso della sua affinità con Napoleone, quando una rivista scrisse che egli si considerava la reincarnazione di Napoleone, in una lettera al direttore smentì: “Nulla di più falso: una simile affermazione va contro ogni mio principio religioso e filosofico” (11). Ma proprio il messaggio centrale, che sembra emergere da quanto si va pubblicando di Rol, è estraneo alla visione del mondo cattolica. L’insegnamento di Rol è incentrato sulla nozione di “spirito intelligente” come realtà che è nel senso più vero “quello che siamo”, e che rimane sulla terra anche dopo la morte. Il sensitivo torinese disprezzava certamente le sedute spiritiche comuni e “volgari”, e tanto più i medium che operano per denaro. Tuttavia, non escludeva che gli “spiriti intelligenti” potessero manifestarsi dai “regni invisibili” (12), e partecipava a “sedute” — designate espressamente con questo termine nonostante la sua dichiarata avversione allo spiritismo (13) — se riteneva che fossero immuni dai pericoli dello spiritismo volgare. Talora ne distruggeva la documentazione, proprio per non favorire la diffusione di quello spiritismo che riteneva pericoloso. Ma qualche cosa rimane. Giuditta Dembech riproduce, per esempio, a proposito di una poesia del sensitivo, La ruelle des chats, un’annotazione manoscritta di Rol che la definisce “poesia scritta dallo spirito intelligente di uno studente afgano, vivente a Parigi. Seduta in casa Visca, 11-12 gennaio 1975” (14). E, a proposito di questa “seduta”, Rol annota che, “contemporaneamente, come nella precedente seduta (pochi giorni innanzi), si ottenne dallo spirito intelligente di Francisco Goya il disegno di una donna sdraiata (nella seduta di prima Goya disegnò il ritratto della duchessa d’Alba)” (15).
4. Rol, lo Spiritismo e la Teosofia
Sarebbe sbagliato definire Rol semplicemente uno spiritista; e non solo per la sua reiterata presa di distanze dallo spiritismo, in cui, affermava, “vi è del vero […] ma ancora troppo poco per farne una “dottrina”” (16). La sua nozione di “spirito intelligente” si ritrova, al di fuori della tradizione propriamente spiritista, nell’ambiente teosofico e in vari filoni del New Thought anglo-americano. Lo “spirito intelligente” per Rol continua a esistere in una sorta di eterno presente: “La mela che Sempronio mangiava il 16 luglio 1329, esiste tuttora, non meno di quando era attaccata ai rami dell’albero e prima ancora che l’albero esistesse né col 16 luglio 1329 la sua funzione venne a cessare, poiché nel tutto che si accumula, ogni cosa rimane operante, Dio e i suoi pensieri essendo la medesima cosa e non potendo un aspetto separato di questa cosa modificare la natura della cosa stessa. Dio è eterno e inconsumabile, onnipotente e multiforme e noi, parte di Dio, siamo la stessa cosa che Dio“ (17). L’affinità con il mondo “akashico” di Rudolf Steiner (1861-1925), in cui pure sussisterebbe la traccia di tutto quanto è esistito — più ancora che con la Teosofia, le cui affinità con il pensiero di Rol erano state notate già dal fratello Carlo (1897-1978), frequentatore a Buenos Aires della Società Teosofica Argentina (18) —, sembra particolarmente evidente. Rol, del resto, definisce Steiner — protagonista dello “scisma d’Occidente” nella Società Teosofica, che porta alla fondazione della Società Antroposofica — “[…] forse il primo uomo che sia riuscito a farsi libero” (19) e l’antroposofia, cioè la dottrina dello stesso Steiner, “scienza pura dello spirito nella stessa guisa che la scienza naturale è scienza della natura” (20). E questo anche se Steiner, “l’inventore della scienza antroposofica” (21), secondo Rol aprì “[…] solamente uno spiraglio […] della massiccia porta di granito che separa l’uomo che vive dal mondo delle rivelazioni alle quali è destinato” (22).
5. La “cultura” di Rol e la Chiesa cattolica
Questi riferimenti culturali di Rol sono a filoni certamente importanti nella storia culturale dell’Occidente, ma dove la visione del destino dell’anima — e non solo — è diversa e inconciliabile rispetto alla dottrina cattolica (23). Quest’ultima — nelle sue espressioni magisteriali, che non vanno confuse con le affermazioni di singoli sacerdoti, talora entusiasti di presunti fenomeni di contatto con i defunti — ripudia qualunque tipo di “seduta” e di medianità (24). I cattolici hanno imparato fin dal 1800 a diffidare di chi propone scorciatoie per “provare” l’immortalità dell’anima — o dello “spirito intelligente” — e, con tutto il rispetto per l’onestà di Rol, le manifestazioni dello spirito di Goya, che disegna la duchessa d’Alba oltre cento anni dopo esser morto, o la “scienza pura dello spirito” di Steiner veramente non hanno nulla da spartire con la fede cristiana. Il fatto che oggi certi cattolici si aspettino nuovamente un soccorso dallo spiritismo segnala, del resto, la crisi e insieme la necessità dell’apologetica, specie in tema di escatologia. Tutto questo non è, né vuol essere, una presa di posizione nella polemica sul carattere reale o simulato dei “fenomeni” di Rol. Una soluzione soddisfacente per tutti ai quesiti sollevati da questa polemica, per i motivi accennati, è allo stato impossibile. È tuttavia importante distinguere fra i “fenomeni” e la dottrina di chi dei “fenomeni” è protagonista. La Chiesa cattolica insegna che la dottrina è ben più importante dei fenomeni apparentemente miracolosi nel giudicare della santità di un candidato alla beatificazione, o dell’attendibilità di un’apparizione mariana. Certamente, per un cattolico, è sulla base della dottrina che si deve giudicare il significato di “fenomeni” apparentemente straordinari, e non viceversa.
Gustavo Adolfo Rol è ora affidato alla misericordia infinita di Dio, e mi piace credere che questa saprà apprezzare le sue intenzioni, presumibilmente buone. Le dottrine cui fatalmente si accosta chi approfondisce la sua figura appartengono invece — al di là dei suoi personali desideri — a una tradizione metaphysical — nel senso anglosassone del termine — ed esoterica, certo meritevole di essere studiata come componente importante della cultura occidentale moderna, ma altrettanto certamente alternativa rispetto alla fede della Chiesa cattolica.
Massimo Introvigne
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*Articolo anticipato — in una diversa versione e con il titolo redazionale Rol, continua il mistero del sensitivo “buono” — in Avvenire, 14-3-2000.
(1) Gustavo Adolfo Rol, Io sono la grondaia… Diari, lettere, riflessioni, a cura di Catterina Ferrari, Giunti, Firenze 2000.
(2) Alberto Bevilacqua, Nessuna meraviglia: semplicemente Rol, in Corriere della Sera, 12-3-2000.
(3) Cfr. Giuditta Dembech (a cura di), Gustavo Adolfo ROL. Scritti per Alda. Poesie, lettere e disegni con testo autografo a fronte, L’Ariete, Settimo Torinese (Torino) 1999; cfr. altre informazioni su Rol nelle opere — di diverso impegno, e non tutte accettate da chi a Rol fu più vicino — di Renzo Allegri, Rol il mistero. La vita e gli esperimenti del più grande sensitivo del secolo, con presentazione di Roberto Gervaso, Musumeci Editore, Quart (Aosta) 1993; Remo Lugli, Gustavo Rol. Una vita di prodigi, con presentazione di Paola Giovetti, Edizioni Mediterranee, Roma 1995; Maria Luisa Giordano, Rol. Oltre il prodigio, Gribaudo Editore, Torino 1995; Giorgio di Simone, Oltre l’umano. Gustavo Adolfo Rol, Reverdito, Trento 1996; Luciana Frassati Gawronska, L’Impronta di ROL, Daniela Piazza Editore, Torino 1996; e M. L. Giordano, Rol mi parla ancora. Testimonianze dall’aldilà, Sonzogno, Milano 1999.
(4) Cfr. G. Dembech, op. cit., p. 25.
(5) Ibid., p. 25.
(6) Ibid., pp. 21-22.
(7) Cfr. ibid., pp. 55-57.
(8) Ibid., p. 48.
(9) Ibidem.
(10) Ibidem.
(11) G. A. Rol, op. cit., p. 181.
(12) Cfr., per esempio, G. Dembech (a cura di), op. cit., p. 137.
(13) Cfr., per esempio, ibidem.
(14) Ibid., p. 137.
(15) Ibid., p. 139.
(16) G. A. Rol, op. cit., p. 152.
(17) Ibid., p. 145.
(18) Cfr. ibid., p. 148.
(19) Ibid., p. 126.
(20) Ibidem.
(21) Ibidem.
(22) Ibidem.
(23) Cfr. alcune prime notazioni sull’Antroposofia, nella scheda Società Antroposofica nel mio Le nuove Religioni, SugarCo, Milano 1989, pp. 285-288.
(24) Cfr. una sintesi del magistero cattolico sul punto, in don Pietro Cantoni, La Chiesa Cattolica e lo spiritismo, in CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni), Lo spiritismo, a cura di Massimo Introvigne, Elle Di Ci, Leumann (Torino) 1989, pp. 225-240.