di Daniele Fazio
Ai tempi del coronavirus, e assolutamente sprezzante del clima di mestizia che pervade il Paese, c’è chi ha tempo di fare i conti nelle tasche della Chiesa Cattolica, di raffrontarli con quelli delle altre denominazioni religiose, di fare proporzioni circa quanto, in percentuale, gli “altri” hanno sborsato per fronteggiare la pandemia in Italia e quanto – sempre poco agli occhi di questi – dà la Chiesa Cattolica. Tale è l’operazione svolta da un articolo de Il Fatto Quotidiano, intitolato La “pigrizia” di aiuti della Chiesa Cattolica e similari o peggiori sono alcune esternazioni che circolano sui social svilendo i richiami alla preghiera dei pastori e accusando la presunta pochezza degli interventi economici.
Avanza un nuovo o meglio un vecchio tipo umano: il laicista mai silente, che ora veste i panni del ragioniere. Presenta conti – spesso mistificati – e soffia nello spazio pubblico mezze verità perché l’importante è inoculare dubbio, incertezza, illazioni, tanto qualcosa poi – anche grazie all’amplificazione dei social – resterà. Ci sarà sempre una percentuale grande o piccola di persone che, avvelenata da notizie maliziosamente confezionate, guarderà sempre con maggior sospetto non tanto il personale ecclesiastico, mai esente da errori, quanto in definitiva il messaggio cristiano.
Tutto sembrerebbe molto paradossale, ma in fondo non lo è. In altre stagioni, infatti, si sarebbe gridato all’ingerenza della Chiesa negli affari dello Stato e oggi, invece, si fanno i conti su quanto la Chiesa avrebbe l’obbligo di dare proprio per sostenere quello Stato davanti a cui dovrebbe invece tenere la museruola quando per esempio si propongono e si approvano leggi rilevanti sul piano etico. Ma si fa presto a mutare strategia e alla fine l’obiettivo è semplice: screditare la Chiesa e cercare in tutti i modi di ridurre spazi di libertà religiosa, rinchiudendo la fede nell’ambito privato.
C’è stato già chi ha saputo dimostrare che i conti sono ben altri, e che comunque gli interventi da parte della Santa Sede, della Conferenza Episcopale Italiana e delle singole diocesi e parrocchie aumentano giorno dopo giorno. Ma occorre aggiungere una riflessione di carattere storico-culturale, che va alla radice della nostra civiltà, ricordando che proprio i concetti di carità, di dono, di beneficienza e di aiuto sono stati immessi nella storia dell’Occidente dal cristianesimo, dal comandamento «ama il prossimo tuo come te stesso» e dalla predicazione di Gesù Cristo che ha detto ai suoi di voler vedere Lui stesso in ogni bisognoso.
Ed ecco che da allora si è innescata una grande storia della carità, che certamente non può essere ridotta all’aspetto materiale, ma che lo comprende. La prossimità, infatti, non si può conteggiare, ma si vive in atti che sono superiori a qualsiasi prezzo. Questa storia è fatta di uomini e di donne, di istituzioni e di atti concreti, anche eroici. Sin dopo l’Editto di Milano, emanato nel 313, dell’imperatore Costantino (227-337), sono sorti ospizi, ospedali, lebbrosari, lazzaretti, ricoveri per emarginati, e ancora oggi svettano imponenti le strutture – per esempio il Complesso di Santo Spirito in Sassia a Roma – che nessuna “leggenda nera” potrà oscurare. Ancora la grande dedizione nei confronti dei sofferenti è palese in quel vituperato Medioevo – epoca della fede – in cui questi stessi venivano definiti “signori malati” o nella straordinaria ordinarietà di figure come quella di Luigi Gonzaga (1568-1591) che, giovanissimo, consuma la vita tra gli appestati di Roma. E quanto ancora si potrebbe citare nelle varie epoche e fino ai nostri giorni in cui dalle zone più colpite dall’epidemia giungono testimonianze di estrema carità di sacerdoti deceduti accanto a molti loro fedeli.
D’altronde per la verità il tanto decantato filantropismo – la morale laica – non è altro che un “sottoprodotto” di questo grande messaggio cristiano che si è voluto secolarizzare. Ma se questo messaggio non ci fosse stato, difficilmente si sarebbe diffusa in Occidente l’attenzione verso il prossimo. Il mondo antico, infatti, rimaneva stupito da come i cristiani si amassero.
Certamente non si deve cedere al gioco del ragioniere laicista, producendosi in “contro-ragionieri”, ma occorre elevare il tono, perché se è vero che la carità non va decantata, è anche vero che in nome della stessa carità si ha il dovere di affermare, davanti alle mistificazioni, la verità.
Lunedì, 30 marzo 2020