• Passa al contenuto principale
  • Skip to secondary menu
  • Passa al piè di pagina
Alleanza Cattolica

Alleanza Cattolica

  • Cristianità
    • La rivista Cristianità – indici
    • Abbonarsi
    • Quaderni di Cristianità
    • Edizioni Cristianità
  • Temi
    • Libertà religiosa
    • Occidente
    • Politica internazionale
    • Famiglia
      • Matrimonio
      • Divorzio
      • Family day
      • Unioni civili
      • Omosessualità
    • Educazione
    • Vita
      • Aborto
      • Droga
      • Fine vita
  • Rubriche
    • Voce del Magistero
      • Angelus
      • Udienze
      • Regina coeli
      • Discorsi
      • Magistero episcopale
    • Dizionario del Pensiero Forte
    • Archivio film
    • Lo scaffale
    • Via Pulchritudinis
      • Santità
      • Arte
      • Architettura
      • Cinema
      • Costume
      • Iconografia
      • Letteratura
      • Musica
      • Teatro
    • Nel mondo…
      • Italia
        • Elezioni 2022
      • Africa
      • Centro america
      • Europa
      • Medio Oriente
      • Mediterraneo
      • Nord America
      • Sud America
      • Sud-est Asiatico
    • Economia
    • Interviste
    • Comunicati
    • Spigolature
    • English version
    • Versión en Español
  • Spiritualità
    • Il pensiero del giorno
    • Cammei di Santità
    • Esercizi di Sant’Ignazio
    • Le preghiere della tradizione
    • Sante Messe del mese
    • Ora di adorazione
    • Affidamento a Maria
      • Appello ai Vescovi e ai Sindaci d’Italia
      • L’affidamento alla Madonna dei Vescovi
      • Affidamento alla Madonna da parte dei sindaci
  • Lettere agli amici
  • Eventi
  • Audio e Video
    • Video
      • Riflessioni di Marco Invernizzi
      • Storia della Chiesa
      • Geopolitica
      • Islam: ieri e oggi
      • Video interviste
      • Convegni
      • Conferenze
    • Scuole estive
    • Audio
    • Radio Maria
Ti trovi qui: Home / Nel mondo... / I russi di nuovo in Afghanistan

I russi di nuovo in Afghanistan

17 Luglio 2025 - Autore: Vladimir Rozanskij

La Russia rimette piede in Afghanistan tramite il riconoscimento del regime talebano. L’alleanza rischia, però, di aumentare solamente l’isolamento internazionale di entrambi i Paesi

di Vladimir Rozanskij

Lo scorso 3 luglio la Federazione russa è stato il primo Stato al mondo a riconoscere il governo del movimento radicale dei talebani, che dal 2021 hanno preso il potere in quello che oggi viene dichiarato Emirato Islamico dell’Afghanistan, che ora ha esposto la sua bandiera sul palazzo dell’ambasciata afghana a Mosca. Sui motivi di questa decisione e le conseguenze che ne possono derivare riflette, su Asia Plus, l’analista politico di origine afghana Farid Muttaki, docente di economia politica all’università di Brema, in Germania, che da tempo documenta i crimini di guerra e la violazione dei diritti umani in Afghanistan.

Ricordando la storia che ha preceduto il ritorno dei talebani a Kabul, egli osserva che l’atteggiamento della Russia nei confronti di questo movimento estremista è sempre stato piuttosto ambiguo, oscillando tra la prudente collaborazione, le trattative strategiche e la pragmatica presa di distanza. Nel Paese invaso dai sovietici nel 1979, dove si è di fatto sgretolata la capacità dei russi di dominare gli equilibri geopolitici nel secolo scorso, la Russia ha quindi cercato di limitare i danni e le minacce alla sicurezza regionale dell’Asia centrale, contrastando il terrorismo e cercando di salvare i propri interessi in questa zona cruciale.

Lo scopo principale, fin dalla prima caduta del regime talebano nel 2001, è sempre stato quello di evitare una riorganizzazione dei gruppi armati, che avrebbero potuto destabilizzare la regione in diversi modi e in numerose occasioni. Mosca ha sempre mantenuto un atteggiamento piuttosto scettico nei confronti del governo della repubblica islamica instauratosi nel 2001, ritenendolo un “fantoccio occidentale”, ma rimanendo formalmente al suo fianco nel contenimento delle spinte radicali dei talebani e degli altri gruppi, con cui comunque cercava di condurre trattative dietro le quinte.

Dal 2018 la politica russa nei confronti dei talebani ha cominciato a modificarsi, passando dalla formale contrapposizione a una ricerca evidente di collaborazione. Le prime trattative ufficiali con i rappresentanti del movimento hanno avuto luogo nel 2019, un primo segnale di riconoscimento di partecipazione alla costruzione di un futuro alternativo in Afghanistan. Come spiega Muttaki, questi incontri erano finalizzati «a una regolazione politica, legata a una diminuzione delle azioni violente», anche se Mosca non intendeva riconoscere i talebani come una forza politica legittima, ma intensificare la sua pressione sul governo di Kabul e anche sugli altri attori della scena regionale, come la Cina e il Pakistan, insieme ai quali la Russia partecipò al Gruppo di coordinamento quadrilaterale con gli Stati Uniti per «garantire la stabilità in Afghanistan».

Si è così giunti, con le varie fasi dei rivolgimenti successivi, all’attuale riconoscimento, in cui la Russia ritiene che il governo dei talebani sia «un fattore decisivo per contenere le spinte estremistiche» provenienti dall’Isis-Khorasan nei suoi vari settori e per rafforzare il ruolo della Russia come principale mediatore di tutta la regione, dopo l’uscita dell’esercito americano. Ora i talebani si aspettano «un’ondata di spie russe in Afghanistan», come risulta da documenti governativi di Kabul pubblicati sulla Nezavisimaja Gazeta, e la nuova amicizia con i russi si svilupperà nel consueto stile di reciproci sospetti e controlli incrociati.

La scelta del Cremlino potrebbe comunque ispirare Cina, Iran, Pakistan e magari gli Stati del Golfo Persico a seguire la linea di Mosca, impedendo agli occidentali di isolare completamente i talebani. Questa mossa si inserisce nella strategia globale del conflitto della Russia con l’intero Occidente, bloccando anche i meccanismi occidentali di aiuti umanitari e ribadendo il suo controllo anche in questo settore. Il politologo, insieme a molti altri commentatori, si chiede quanto la Russia sarà in grado di agire in solitudine, o in coordinamento con lo stretto giro di partner regionali, e garantire il necessario livello di stabilità e sostegno economico all’Afghanistan dei talebani, con il rischio di ottenere, piuttosto, l’effetto di trascinare anche Kabul nell’isolamento internazionale a lungo termine in cui è, ormai, sprofondata Mosca con la guerra in Ucraina.

Giovedì, 17 luglio 2025

* campi obbligatori
Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla Privacy per avere maggiori informazioni.

Controlla la tua posta in entrata o la cartella spam adesso per confermare la tua iscrizione.

Condividi:

  • Fai clic per condividere su X (Si apre in una nuova finestra) X
  • Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra) Facebook
  • Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra) LinkedIn
  • Fai clic per condividere su WhatsApp (Si apre in una nuova finestra) WhatsApp

Correlati

Archiviato in:Asia, In evidenza, Nel mondo...

Footer

Alleanza Cattolica

Viale Parioli 40, 00197 Roma
tel. +39 349 50.07.708
IBAN: IT59N0623012604000030223995
info@alleanzacattolica.org

Privacy Policy

CRISTIANITA SOCIETÀ COOPERATIVA

Largo Toscanini n. 5 – 27058 – Voghera (PV)
tel. +39 349 50.07.708
C.F./IVA 00255140337

Chi siamo

  • Presentazione
  • Statuto
  • Riconoscimento ecclesiale
  • Decreto Indulgenza
  • Inter nos
  • Email
  • Facebook
  • Instagram
  • WhatsApp
  • YouTube

Copyright © 2025 Alleanza Cattolica · Accedi