GIOVANNI CANTONI, Cristianità n. 175-176 (1989)
Un vescovo missionario e il suo martirio
Il 2 ottobre 1989, in Colombia, è stato assassinato un vescovo della Chiesa cattolica, un successore degli Apostoli.
S.E. mons. Jesús Emilio Jaramillo Monsalve M.X.Y., cioè missionario saveriano di Yarumal, nasce in Colombia il 14 febbraio 1916 a Santo Domingo, provincia di Antioquia e arcidiocesi di Medellín. Vocato fin da giovane al sacerdozio, inizia i suoi studi ecclesiastici nel 1929 nel seminario delle Missioni Estere di Yarumal – un istituto fondato nel 1927 per lavorare nelle missioni secondo le disposizioni della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli – e vi è ordinato il 1° settembre 1940. A partire da questo momento svolge i suoi studi di teologia all’Università Saveriana per quindi dedicarsi all’insegnamento ai novizi e al rettorato del seminario di Yarumal. Vicario delegato dal 1950 al 1959, nello stesso 1959 viene nominato presidente del segretariato per i Laici. Prima dell’elezione alla Chiesa titolare di Strumnizza e della nomina a vicario apostolico di Arauca, l’11 novembre 1970, mons. Jesús Emilio Jaramillo Monsalve dirige il collegio Ferrari di Medellín e vi insegna. Riceve la consacrazione episcopale il 10 gennaio 1971 e il 21 settembre 1984 prende possesso della sede di Arauca come vescovo residenziale. Nel luglio dello stesso anno il vicariato apostolico di Arauca viene eretto in diocesi, suffraganea dell’arcidiocesi di Nueva Pamplona. E in questa diocesi – di circa quarantamila chilometri quadrati, cioè di una vastità superiore a quella dell’intero Belgio, con centosettantamila abitanti – il vescovo svolge la sua attività pastorale, non trascurando – in varie occasioni – di prendere pubblicamente posizione contro la guerriglia socialcomunista, in specie contro quella condotta nel territorio di sua giurisdizione dall’ELN, l’Ejército de Liberación Nacional, di “osservanza” castro-comunista e che negli ultimi tempi si è dedicato a sabotare l’oleodotto – la ricchezza della regione – con una perdita per lo Stato colombiano valutata in circa cinquecento milioni di dollari.
Sabato 30 settembre 1989, mons. Jesús Emilio Jaramillo Monsalve si trasferisce in autobus da Arauca a La Esmeralda e il giorno seguente è a Fortul, nella cui chiesa celebra la Messa.
Lunedì 2 ottobre, mentre viaggia su un camper Toyota con tre sacerdoti, un seminarista e la segretaria, viene fermato da tre individui in abiti militari all’altezza del ponte Caranal, sulla strada che porta da Fortul a Tame. I tre guerriglieri sequestrano il vescovo e un sacerdote e lasciano andare gli altri; poi, con i sequestrati, si dirigono prima verso nord e poi verso est. Più tardi, in un punto denominato Santa Clara, fra Santa Isabel e Panamá de Arauca, i due prigionieri sono separati e a don Elder Muñoz – il sacerdote con cui il presule era partito da Arauca – viene detto di ritornare sul posto il martedì mattina. Quando si ripresenta trova le spoglie mortali del vescovo con diverse ferite da arma da fuoco e senza la croce e l’anello d’oro che era solito portare.
Mentre reparti della II Divisione dell’esercito colombiano svolgono operazioni di rastrellamento per identificare il rifugio dei guerriglieri autori dell’assassinio, il cadavere del vescovo di Arauca è ricevuto all’aeroporto dell’intendencia Santiago Pérez Quiroz da migliaia di persone e la camera ardente viene allestita nella curia (1).
Il comunicato della Conferenza Episcopale di Colombia e il dolore del Santo Padre
La Conferenza Episcopale di Colombia rende pubblico un comunicato: “Con la più profonda tristezza – vi si legge –, la Conferenza Episcopale e la Chiesa di Colombia ricevono la dolorosa notizia del vile, spietato e sacrilego assassinio del signor vescovo, monsignor Jesús Emilio Jaramillo Monsalve, pastore della Chiesa di Arauca.
“Sembra incredibile che la crudele violenza scatenata faccia ora vittime fra gli stessi vescovi, successori degli apostoli. Monsignor Jesús Emilio Jaramillo Monsalve si consacrò in modo esemplare per diciotto anni, con cuore di autentico missionario della Comunità dei Padri Saveriani e con generosa sollecitudine, alla Chiesa di Arauca.
“Con la sua parola, infuocata dall’amore di Cristo, con forza di profeta, è sempre stato al servizio del Vangelo, della pace, della riconciliazione, della convivenza e della difesa dei sacri diritti della persona umana.
“Così lo ricorda, grato e angosciato, il suo gregge, che circonda orante le sue spoglie mortali. Così lo ricordiamo noi, suoi fratelli nell’episcopato. Vediamo nel suo sangue, ingiustamente sparso, il duro prezzo pagato dalla Chiesa.
“I violenti, quelli che calpestano la vita e che, con una mente ottenebrata dall’odio e dalla insensatezza, seminano la morte, la tragedia e l’amarezza, non trionferanno. Il bene e l’amore di Cristo vinceranno le forze del male.
“Ricordiamo le gravi pene previste nel Codice di Diritto Canonico:”Chi attenta fisicamente contro chi ha il carattere episcopale incorre nell’interdetto latae sententiae“. Cioè si incorre in questa pena per il fatto stesso del delitto commesso, in questo caso, la peggior forma di attentato, costituita dall’assassinio.
“Invitiamo i cattolici di Colombia affinché, senza lasciarsi intimidire o senza perdersi d’animo, ci siano vicini nella preghiera, nella solidarietà, convinti che gli assassini possono uccidere i corpi, ma non l’anima, come insegna il Maestro Pastore dei Pastori. Lui è il premio dell’amato monsignor Jesús Emilio Jaramillo, che ha servito il Signore nella sua Chiesa con amore, con fedeltà e con magnanimità.
“Invitiamo i fratelli vescovi a essere vicini al presbiterio e a tutta la Chiesa di Arauca in quest’ora di dolore, ma anche di speranza, con una fede rinnovata nel Signore della Vita, che ha vinto la morte, che ricompensa con abbondanza quanti lo hanno confessato e posto al centro stesso della loro esistenza. Questa è la testimonianza sigillata con il sangue che ci lascia l’illustre pastore sacrificato.
“La celebrazione prevista per domenica 15 ottobre in tutte le cattedrali e in tutte le chiese del paese – Per la Vita, la Dignità e la Fraternità Umane – sarà ora occasione per pregare per il fratello scomparso e per la nostra patria accasciata.
“L’intera Colombia chiede la pace e che questo esecrabile assassinio non resti impunito. Il sangue di questo pastore sia pegno di riconciliazione, di pace e di speranza” (2).
Alla Conferenza Episcopale di Colombia – attraverso il segretario di Stato, cardinale Agostino Casaroli – fa pervenire un messaggio di condoglianze il Santo Padre Giovanni Paolo II auspicando “l’eterno riposo per l’anima esemplare del Pastore zelante, che ha dedicato tutta la sua vita al servizio del popolo di Dio predicando riconciliazione e amore cristiano”, “vittima di una violenza ingiustificabile”, che costituisce uno dei “reiterati attacchi alla pacifica convivenza e alla tradizione cristiana” del popolo colombiano (3).
La “seconda” morte del vescovo di Arauca
Da allora, una pesante e fitta cortina di silenzio è scesa sull’episodio, al quale, per altro, anche lo spazio immediatamente dedicato dai mezzi di comunicazione sociale è stato – per dire il meno – di una sconcertante esiguità.
Vorrei poter ipotizzare altra spiegazione adeguata per questa sorta di secondo martirio, ma purtroppo non ne trovo, e quella che, allo stato, mi appare come maggiormente verosimile è di una semplicità agghiacciante: la damnatio memoriae che grava sulla testimonianza del sangue offerta da S.E. mons. Jesús Emilio Jaramillo Monsalve M.X.Y. è attribuibile al fatto che il presule è stato assassinato da un commando dell’ELN, il citato Ejército de Liberación Nacional, un gruppo guerrigliero di sinistra.
Se non bastasse, ricordo che il gruppo in questione ha stretti legami con il regime cubano.
Ma non è ancora tutto: del vertice del gruppo sovversivo fanno parte almeno tre sacerdoti non colombiani – l’argentino A. Rivera e gli spagnoli Alfredo de la Fuente e Manuel Pérez – (4), che non sono gesuiti, come si è affrettata a comunicare la Curia generalizia della Compagnia di Gesù (5), cioè non sono discepoli di sant’Ignazio di Loyola, ma sono certamente sulla via aperta in anni passati – e nello stesso gruppo terrorista – dai famigerati preti guerriglieri Camilo Torres, colombiano, e Diego Lain, spagnolo, figure di precursori “esemplari”, fra altri, dei “teocrati della liberazione” che tiranneggiano il Nicaragua.
Giovanni Cantoni
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(1) Per tutte le informazioni, relative sia alla vita del presule che all’accadimento della sua morte, cfr. i quotidiani colombiani El Tiempo, 4-10-1989, e El Espectador, 5-10-1989; cfr. anche Avvenire, 4, 5 e 11-10-1989; L’Osservatore Romano, 5-10-1989; e Lucio Lami,Agli ordini del gesuita i killer del vescovo, in il Giornale, 7-10-1989. Per i dati relativi alla diocesi di Arauca, cfr. Agenzia Internazionale Fides, n. 2841, 7-10-1989.
(2) El Tiempo, cit.
(3) L’Osservatore Romano, cit.
(4) Cfr. Catolicismo, anno XXXIX, n. 459, marzo 1989, p. 7. La presenza dei tre è stata denunciata da Manuel Reyes, un guerrigliero catturato dall’esercito colombiano.
(5) Cfr. Avvenire, 11-10-1989.