Molti vivono nel terrore, in un mondo iperconnesso, di non essere richiamati, di diventare un fantasma. Santi come Francesco di Sales e Teresa di Lisieux ci offrono piccoli suggerimenti per far ritrovare loro il sorriso
di Aurelio Carloni
Con l’estate arriva il momento dei saluti, del “buone vacanze”, del “ci si vede a fine agosto” e così via. Perché si stacca per un po’ dalla solita vita e spesso dai soliti rapporti. Ma così non è quando scatta il “Ghosting”. “Dov’è finita?”, “Perché non risponde e non si fa sentire?”, “Che cosa le ho fatto?” sono le domande angosciate, il più delle volte senza risposta, delle persone soggette appunto al “ghosting”, termine che sembra appaia per la prima volta nel 2006 sul dizionario online Urban Dictionary, dedicato ai neologismi e ai modi di dire inglesi. È il fenomeno che, nato a seguito della travolgente crescita dei siti di incontri tra sconosciuti, trasforma in fantasmi di sé stessi agli occhi di (ormai ex) partner, fidanzati, amici. Subendo la brusca e inspiegabile rottura di una relazione affettiva o di amicizia da un momento all’altro e senza un perché, con conseguenze psicologiche ed esistenziali non di rado drammatiche per il “fantasmato”.
Questo fenomeno rappresenta l’ultima fase, per il momento, di quel processo di dissoluzione dell’umano che trova la sua prima importante e diffusa manifestazione in Occidente con la rivoluzione del ’68, definita dalla scuola contro-rivoluzionaria di Plinio Correa de Oliveira “Quarta Rivoluzione”, in quanto esito di un processo che va dalla prima, la Rivoluzione protestante, contraddistinta dalla dissoluzione del rapporto con Dio e con la religione, alla seconda, la Rivoluzione in Francia, con la dissoluzione del rapporto con le autorità e quindi con la politica che governa la società, per approdare alla terza, la Rivoluzione socialcomunista bolscevica che distrusse il rapporto dell’uomo con le cose e i beni posseduti.
Un processo di allontanamento da Dio apparentemente inarrestabile, come parrebbero dimostrare le condizioni sociali e morali della società occidentale, e non solo. Eppure, una via, faticosa e piena di cadute per chi la percorre, c’è. È quella di ricucire con pazienza e un po’ alla volta il tessuto dilacerato delle microcomunità e delle macro-comunità di cui siamo parte. Il fondatore di Alleanza Cattolica, Giovanni Cantoni, riprendendo san Francesco di Sales, ricordava decenni fa che «la buona educazione è già mezza santità». E che la tristezza e la “coriandolizzazione” della società, come il sociologo Giuseppe De Rita la definì, si combatte salutando con il sorriso il vicino di casa, che magari non è simpatico, o domandando alla signora di fianco, che si sa essere influenzata, se ha bisogno di medicine o della spesa. Così, diceva, si ricuce quel tessuto strappato di un mondo che vive come se Dio non esistesse. Lo stesso Papa Francesco durante il suo pontificato non ha mancato di ricordare più volte quanto fosse ricca di senso l’espressione di san Francesco di Sales e come nei rapporti famigliari e affettivi fosse fondamentale usare le parole “permesso”, “grazie”, “scusa”, che «aprono la strada per vivere bene nella famiglia, per vivere in pace».
Il ghosting si vive non solo però attraverso la rottura traumatica e incomprensibile di un rapporto esistente, ma anche sempre più spesso nelle relazioni quotidiane tra famigliari, colleghi, amici. Quante volte capita di porre domande a persone che sebbene siedano accanto a te non rispondono, rapite come sono dalla luminosità del video dello smartphone, che “scrollano” senza interruzioni per divorare un video dietro l’altro, vittime della cosiddetta zombie syndrome? O perché prese dalla registrazione di vocali oramai interminabili (e quindi impossibili da ascoltare)? E quante telefonate vanno perdute perché “adesso non posso, ma domani di sicuro richiamo”? Cantoni ricordava anche a proposito dell’uso del tempo: «fai oggi quello che potresti fare domani» che nient’altro è se non la versione rigorosa e tendenzialmente santificante del detto “non rinviare a domani quello che puoi fare oggi”. Nei nostri giorni spesso, invece, si deve rincorrere il prossimo perché faccia quello che dovrebbe fare senza alcuna sollecitazione. Tutto sommato, ad una società a misura d’uomo e secondo il piano di Dio basta relativamente poco: un saluto, la risposta al telefono, l’offerta di un facile servizio a chi ne ha bisogno. È la lezione di santa Teresina di Lisieux, che nel piccolo di ogni giorno, al chiuso di un Carmelo, trovò il modo per rendere il mondo migliore.
Martedì, 19 agosto 2025
