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Il Giubileo nel secolo XX

7 Ottobre 2011 - Autore: Alleanza Cattolica

di Marco Tangheroni

 

1. Il Giubileo del 1900

Il secolo XIX si chiude in un clima culturale dominato da una falsa e univoca concezione del progresso, che alimenta la convinzione secondo cui anche la religione, dominante nelle epoche passate, è destinata a scomparire del tutto, in particolare, e prima che altrove, nella più “evoluta” civiltà occidentale. In Italia, poi, con l’irrisolta Questione Romana (1870-1929) e l’anticlericalismo diffuso fra gl’intellettuali, l’ancor forte persistenza della morale cattolica e dell’attaccamento popolare alla Chiesa viene giudicata come un residuo da eliminare definitivamente. Già nel 1873, alla notizia dell’indizione dell’anno santo del 1875, lo scrittore livornese, di formazione mazziniana, Francesco Domenico Guerrazzi (1804-1873) si era lanciato nella seguente, fallace profezia: “Giubbileo che sia prima sapevano universalmente i cattolici, oggi meno; tra non molto formerà materia della curiosità di pochi, e così giudico, perché la storia insegna come le credenze, massime quelle create dai sacerdoti per fine d’interesse, giunte sul pendio della decadenza precipitino a rotta di collo”.

L’indizione del giubileo del 1900 è, dunque, da parte di Papa Leone XIII (1878-1903), una sfida consapevole per dimostrare insieme l’attualità della dottrina cattolica e la centralità del Papato. Essa viene vinta grazie alla confermata devozione dell’episcopato mondiale — a spese del quale è fabbricato il martello d’oro per l’apertura della Porta Santa della basilica di San Pietro —, al nuovo apporto del cattolicesimo americano e all’afflusso straordinario di pellegrini, almeno trecentocinquantamila in più rispetto al 1875. La canonizzazione di san Giovanni Battista de La Salle (1651-1719) e di santa Rita da Cascia (1381-1447) segnano, il 24 maggio di quell’anno, festa dell’Ascensione, il culmine delle cerimonie e dell’entusiasmo dei fedeli. Da parte sua, il governo italiano — nonostante i problemi causati dalle confische di numerosi beni ecclesiastici e dalla chiusura di molte strutture di accoglienza — cerca di mostrare al mondo che il Papa è rispettato e che la Chiesa gode di ampia libertà d’azione nel giovane Stato unitario.

Alcune iniziative anticlericali, imperniate sulla celebrazione dell’anniversario della morte del filosofo eretico Giordano Bruno (1548-1600) e sulla visita a quattro “luoghi santi” laici di Roma — Porta Pia, il Pantheon, il Campidoglio e il Gianicolo — rimangono sostanzialmente isolate, anche se a Ernesto Nathan (1847-1921), allora gran maestro della massoneria e più tardi sindaco di Roma, quelle quattro “basiliche” laiche sembrano “[…] certamente più maestose di quelle in cui si riversano tribù di nomadi in cerca di perdono per i loro peccati passati e futuri“. Il fascino che l’anziano Pontefice e la tradizione secolare dei riti possono esercitare anche su persone assai lontane dalla Chiesa, per idee e per vita, emerge dalle parole dello scrittore irlandese Oscar Wilde (1854-1909): “Ieri ero in prima fila con i pellegrini in Vaticano ed ho ricevuto la benedizione del Santo Padre […]. Era meraviglioso mentre sfilava di fronte a me portato sulla sua sedia gestatoria, non era né carne né sangue, ma un’anima candida vestita di bianco, un artista ed un santo […]. Non ho mai visto nulla di simile alla straordinaria grazia dei suoi modi; di tanto in tanto si sollevava probabilmente per benedire i pellegrini, ma certamente le sue benedizioni erano rivolte a me”.

 

2. I tre Giubilei di Papa Pio XI

Nel primo quarto del secolo XX hanno luogo eventi storici di enorme rilevanza e gravidi di conseguenze per l’umanità: la prima guerra mondiale (1914-1918) o, come viene chiamata in Italia, la Grande Guerra; il colpo di Stato bolscevico in Russia, del 1917, che getta le basi per la nascita del primo Stato comunista della storia, l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche; in Italia, la marcia su Roma, il 28 ottobre 1922, guidata da Benito Mussolini (1883-1945), alla testa del movimento fascista. Ma già prima, il 6 febbraio 1922, Papa Pio XI (1922-1939), appena eletto, aveva annunciato la sua intenzione di arrivare a un riconciliazione con lo Stato italiano nel quadro di un riaffermato ruolo della Santa Sede — esclusa dalla conferenza di pace di Versailles, del 1919 — sullo scenario internazionale: “Vorrei che la prima benedizione che impartirò sia un pegno per quella pace che l’umanità si attende e che andrà non solo a Roma e all’Italia, ma alla Chiesa nel suo complesso ed al mondo intero. Impartirò quindi la mia benedizione dalla balconata esterna di San Pietro”. Nella sua prima enciclica, Ubi arcano, “sulla pace di Cristo nel regno di Cristo”, del 23 dicembre 1922, il Pontefice annuncia il giubileo del 1925, segnalandone, fin da allora, il carattere spiccatamente missionario.

Durante l’anno santo del 1925, infatti, si svolge una grande “mostra missionaria”, il cui materiale costituirà poi il nucleo del Museo Missionario Etnologico, mentre precise disposizioni stimolano ordini e congregazioni a moltiplicare gli sforzi in questo campo, e cresce il numero dei vescovi e dei sacerdoti dell’Asia e dell’Africa. Come in molti anni santi precedenti, anche in quello del 1925 i momenti particolarmente significativi sono segnati da alcune canonizzazioni — santa Teresa del Bambin Gesù (1873-1897), san Giovanni Battista Maria Vianney (1786-1859), noto come il curato d’Ars, e san Giovanni Eudes (1601-1680) — e dalla beatificazione di Bernadette Soubirous (1844-1879), alla quale nel 1858, a Lourdes, nei Pirenei francesi, era apparsa la Vergine qualificandosi come Immacolata Concezione. Inoltre, le cronache del tempo si soffermano soprattutto sull’assiduità con cui il Papa s’intrattiene quotidianamente con i gruppi di pellegrini provenienti da tutte le parti del mondo.

Nel 1929 e nel 1933, riprendendo iniziative dei secoli XVI e XVII, Papa Pio XI proclama due anni santi straordinari. Il primo, nel 1929, in coincidenza con il suo giubileo sacerdotale, ha luogo nel clima favorevole creato dal Concordato e dai Patti Lateranensi, siglati con il governo italiano l’11 febbraio di quell’anno. Il secondo, motivato dalla volontà di ricordare la morte di Cristo a trentatré anni, si svolge dopo i primi significativi contrasti con il regime fascista e nell’anno in cui in Germania, con Adolf Hitler (1889-1945), s’impone il regime nazionalsocialista. Il momento culminante del giubileo straordinario del 1933 può essere individuato nella canonizzazione, di fronte a trecentomila persone, di san Giovanni Bosco (1815-1888), fondatore della congregazione dei salesiani.

 

3. I giubilei più recenti

Altri straordinari eventi ed enormi cambiamenti storici precedono il giubileo ordinario del 1950, indetto da Papa Pio XII (1939-1958): la seconda guerra mondiale (1939-1945), la divisione del mondo in due blocchi e la guerra fredda (1946-1989), in Italia la sconfitta elettorale del socialcomunismo, il 18 aprile 1948, nella quale hanno grande parte la Chiesa e le sue organizzazioni laicali. Più ancora che nei precedenti anni santi, l’enorme afflusso di pellegrini — più di tre milioni e mezzo — è caratterizzato dalla loro provenienza da ogni parte del mondo. Momenti culminanti dell’anno giubilare sono la proclamazione del dogma dell’Assuzione di Maria in cielo e la canonizzazione di santa Maria Goretti (1890-1902), avvenuta di fronte a trecentomila persone. Come il suo predecessore, il Pontefice affianca a questi atti solenni quotidiani incontri con gruppi di pellegrini, durante i quali effettua interventi che, nell’insieme, concorrono a costituire un magistero ordinario quanto mai ampio per le tematiche affrontate.

Nel successivo quarto di secolo, mentre la storia del mondo conosce grandi cambiamenti a ritmi sempre più accelerati, la storia della Chiesa è segnata dallo svolgimento del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965), indetto e aperto da Papa Giovanni XXIII (1958-1963) e chiuso da Papa Paolo VI (1963-1978). Al di là — e spesso contro — dei documenti emanati dal concilio, forti correnti perturbano, dall’interno, la vita della Chiesa, facendo appello a un presunto “spirito del Concilio” e reclamando un adeguamento a mal interpretati “segni dei tempi”. Fra le caratteristiche dell’ansia innovatrice — non di rado demolitrice — di queste correnti vanno annoverate senza dubbio polemiche insistenti contro le pratiche di devozione care al popolo cristiano. Di tali critiche fa stato il Papa Paolo VI allorché, nell’annunziare, il 9 maggio 1973, durante un’udienza a un gruppo di pellegrini italiani, l’intenzione d’indire regolarmente il giubileo del 1975, parla apertamente degl’interrogativi che si è posto: “Ci siamo domandati se una simile tradizione meriti di essere mantenuta nel tempo nostro, tanto diverso dai tempi passati, e tanto condizionato, da un lato, dallo stile religioso impresso dal recente Concilio alla vita ecclesiale, e, dall’altro, dal disinteresse pratico di tanta parte del mondo moderno verso espressioni rituali di altri secoli”. Tuttavia, il Papa prosegue affermando di aver “subito” superato tali dubbi, nella convinzione che la celebrazione dell’anno santo avrebbe contribuito “[…] allo sforzo indefesso e amoroso che la Chiesa rivolge ai bisogni morali della nostra età, all’interpretazione delle sue profonde aspirazioni ed anche alla onesta condiscendenza verso certe forme delle sue espressioni esteriori preferite”. Di qui l’appello alla conversione e alla riconciliazione contro le rotture, le disarmonie, i disordini caratterizzanti il tempo presente; di qui l’individuazione di bisogni permanenti, anzi accentuati, degli uomini: “E noi pensiamo di non errare scoprendo nell’uomo d’oggi una profonda insoddisfazione, una sazietà unita ad una insufficienza, una infelicità esasperata dalle false ricette di felicità dalle quali è intossicato”.

 

4. Il giubileo come tempo sacro

Anche l’ultimo quarto del secolo XX è stato connotato da grandi cambiamenti, come l’implosione del sistema imperiale socialcomunista sovietico fra il 1989 e il 1991 e la diffusione crescente di nuovi movimenti religiosi, la cui sola presenza testimonia il fallimento della secolarizzazione, ma anche la necessità di una “nuova evangelizzazione”, parola chiave dell’instancabile attività pastorale e dell’eccezionale magistero di Papa Giovanni Paolo II.

Questi — che nel 1983 proclama un anno santo straordinario, in occasione del millenovecentocinquantesimo anniversario della Redenzione — già nella sua prima enciclica, Redemptor hominis, del 1979, sul mistero della redenzione in Gesù Cristo, dichiara che il giubileo dell’anno 2000 sarebbe stato un “grande giubileo” e che la Porta Santa avrebbe dovuto essere “[…] simbolicamente più grande delle precedenti, perché l’umanità, giunta a quel traguardo, si lascerà alle spalle non soltanto un secolo, ma un millennio”.

Di tali parole si trova eco nella lettera apostolica Tertio millennio adveniente, del 10 novembre 1994, scritta in preparazione dell’anno santo del 2000. Il Pontefice sottolinea l’importanza del tempo per il cristianesimo: “Nel cristianesimo — ricorda con autorità — il tempo ha un’importanza fondamentale”; da questo rapporto nasce il preciso dovere della sua santificazione, che si manifesta nella diversa “qualità” dei giorni della settimana e dell’anno, tanto che “l’anno solare viene pervaso così dall’anno liturgico”. Solo “[…] su tale sfondo diventa comprensibile l’usanza dei Giubilei”, presente nella “religione dell’Antica Alleanza”, che costituisce una tradizione di cui “[…] le parole e le opere di Gesù costituiscono […] il compimento”. Il Giubileo era “un tempo dedicato in modo particolare a Dio”, “un anno di grazia del Signore”, come predicava il profeta Isaia. La Chiesa rinnova questa tradizione secondo un ritmo scandito dalle date, perché essa — scrive ancora il Pontefice — “[…] rispetta le misure del tempo: ore, giorni, anni, secoli […] rendendo consapevole ciascuno di come ognuna di queste misure sia intrisa della presenza di Dio e della sua azione salvifica”. In questa prospettiva quello del 2000 sarà un “Grande Giubileo […] di ogni altro più grande”.


Per approfondire: Piero Bargellini (1897-1980), L’Anno Santo, nella Storia, nella Letteratura e nell’Arte, Vallecchi, Firenze 1974; e Desmond O’ Grady, 25 giubilei. Storie e segreti di Roma negli Anni Santi dal 1300 al 2000, trad. it., Piemme, Casale Monferrato 1999.

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