Il nostro mondo è caratterizzato non solo dal peccato personale, ma anche da vere e proprie strutture di peccato. Non possiamo voltare le spalle ad una tale realtà.
di Daniele Fazio
Da quando il male fu introdotto nel mondo a causa della scelta libera dei primi uomini di rifiutare il progetto di Dio, sedotti da satana, il peccato non riguardò semplicemente le singole persone, ma il suo effetto negativo si riversò immediatamente sulle relazioni interpersonali e sociali. Adamo incolpò la moglie Eva e il loro figlio Caino uccise il fratello Abele. Da quel momento la storia deve sopportare la spirale – più o meno intensa – di disordine morale e sociale.
Dio, tuttavia, non abbandonò al peccato e al male l’umanità, ma preparò i tempi della salvezza, donata dal sacrificio del suo Figlio Unigenito. Quest’opera della redenzione, che sconfigge il male in radice, non riguarda solo i singoli, ma anche le relazioni che questi intessono con gli altri uomini, in quanto esseri sociali. La “salvezza” che si rivolge ai gruppi umani e alle società vuole dunque guarire i rapporti perversi che gli uomini – irretiti dal peccato – spesso instaurano, dando vita ad una società in cui vige la sopraffazione, soprattutto nei confronti dei più deboli.
Il Magistero pontificio, in riferimento soprattutto alla società contemporanea – quale esito ultimo del processo di scristianizzazione – ha più volte affermato che non solo ci si ritrova in presenza di un peccato personale, ma anche e soprattutto innanzi a vere e proprie “strutture di peccato” che determinano contesti sociali in cui l’uomo, con molta difficoltà, può rispondere alla propria vocazione alla felicità e la tanto agognata pace diventa un miraggio.
Le strutture di peccato – evocate da San Giovanni Paolo II (1978-2005), ad esempio, nell’Esortazione Reconcilatio et Paenitentia (1984)e nell’Enciclica Sollicitudo rei socialis (1987) – sono quelle condizioni, leggi, istituzioni in cui il peccato viene innalzato ad orientamento dell’agire dell’uomo, come ad esempio, le leggi che permettono la soppressione di un innocente e non promuovono la famiglia naturale.
Proprio per tal ragione, il laico cattolico non può voltare le spalle alla situazione di peccato sociale e cercare in tutti i modi di capirne l’origine spirituale e culturale per porne rimedio. In questo senso, ha a disposizione la Dottrina sociale della Chiesa, quale orientamento di morale sociale per guarire ed educare gli uomini al bene personale e comune. Papa Francesco di recente ha affermato che la Dottrina sociale della Chiesa è il modo in cui «la nostra tradizione sociale cattolica può aiutare la famiglia umana a guarire questo mondo che soffre di gravi malattie» (Udienza generale, 5 Agosto 2020) .
I cristiani si devono interessare della società e delle leggi che in essa vengono promosse proprio perché ne va della salvezza propria e del prossimo, che hanno il dovere di amare come se stessi. Le leggi, infatti, che promuovono il male, non solo sono cattive in sé, ma promuovono una mentalità sempre meno sensibile al peccato e di fatto “normalizzano” il male, giocando sull’equivoco tra legalità e moralità.
Contribuire a sradicare le strutture di peccato è una missione che Alleanza Cattolica ha fatto propria sin dalla sua origine. Il prossimo Corso online di Dottrina sociale della Chiesa è un momento importante di questo servizio che l’Associazione, fondata da Giovanni Cantoni, ad un anno dalla sua scomparsa, vuol continuare ad operare nella piccola storia in cui è chiamata ad agire.
Domenica, 10 gennaio 2021