Preghiamo non solo per chi ha fame e freddo, ma anche per chi non potrà celebrare il Natale nella pace perché costretto a combattere o a tacere.
di Marco Invernizzi
Fra pochi giorni celebreremo il Natale del Signore. E’ tempo di speranza perché il Salvatore nasce, come ogni anno, e porta la speranza che possa nascere anche nel nostro cuore e in quello di tutti gli uomini della terra, cristiani e non cristiani, perché anche in loro in qualche modo si possa accendere la luce della fede.
Vorrei così portare gli auguri miei e di tutta la famiglia spirituale di Alleanza Cattolica a ogni uomo che abita la terra, ma in particolare a chi ha maggior bisogno della pace di Cristo.
Comincio dai bambini, innanzitutto da quei milioni che anche quest’anno sono stati uccisi prima che potessero nascere, ormai nell’indifferenza di quasi tutto il mondo occidentale, abituato dalla legalizzazione dell’aborto a non vedere questo crimine contro la giustizia e contro la vita che si perpetua da decenni e che oggi, per esempio nella Costituzione francese, viene addirittura riconosciuto come il “diritto” di dare la morte all’innocente.
Ma ci sono anche altri bambini che soffrono in modo particolare. Sono gli almeno ventimila bambini ucraini che sono stati rapiti dall’esercito russo, che ha invaso l’Ucraina, sottraendole anche i suoi figli, rapiti e portati in Russia per essere educati come cittadini e soldati russi. Si sono mossi il Papa e il presidente della Conferenza episcopale italiana perché venissero restituiti, ma fino a ora soltanto una piccola parte, meno di duemila, hanno potuto fare ritorno a casa.
Vi sono poi interi popoli che soffrono per la mancanza della libertà. Sono quelli che stanno sotto regimi totalitari, come in Cina e Corea del Nord, altri dove è impossibile esprimere il dissenso, come in Russia e in Iran, senza perdere la vita o la libertà, altri ancora dove manca completamente la libertà religiosa, come nei Paesi islamici che hanno applicato la sharia.
Vi sono poi quelli che combattono e sacrificano la vita per la libertà e per la propria patria. Pensate al milione di ucraini che combattono al fronte contro l’esercito russo che ha invaso il loro Paese. Praticamente li abbiamo dimenticati, anzi non abbiamo mai mostrato loro una minima forma di solidarietà. In Occidente non si sono viste manifestazioni di sostegno, appelli per aiutarli o almeno ricordarli. Questa vergognosa mancanza di solidarietà è alimentata da una stampa che preferisce gli invasori perché sembrano più forti e vincenti e non perde occasione per denunciare quanto ci costi la difesa di un popolo aggredito. Questa mancanza di speranza nella giustizia e questa complicità con la violenza dei più arroganti esprime l’«ideologia del declino» da cui sembra afflitta la nostra Europa, vecchia, senza figli e senza valori, che viene sfidata dal “dispotismo orientale” dei Paesi alleati contro l’Occidente e non trova ancora il coraggio e la forza di rivolgersi a quelle radici classiche e cristiane che sole potrebbero restituirle un’identità forte per cui vale la pena di vivere e anche di morire.
C’è ancora, anzi è aumentato, “quell’odio di sé” di cui parlava il cardinale Ratzinger molti anni fa a proposito dell’Europa, una sorta di sindrome suicidaria che paralizza e spinge molti ad auspicare la morte del malato, invece della sua cura per la guarigione.
Tuttavia, a Natale il Bambino nasce, come sempre è accaduto anche nei momenti peggiori della storia, durante le due guerre mondiali del Novecento, durante gli Anni di piombo dell’epoca del terrorismo, durante quella rivoluzione antropologica che ha allontanato le due generazioni dopo il 1968 dalla vita cristiana. E nasce anche oggi, nell’epoca della “dittatura del relativismo”, nel tempo in cui il diritto internazionale sembra essere stato sostituito dalla violenza dei più forti. Non perdiamo la speranza, non lasciamoci sopraffare dalla tristezza demoniaca che genera ansia e depressione, i mali della nostra epoca senza Dio.
E’ anzitutto nella preghiera che ritroveremo fiducia e autostima, consapevolezza delle nostre radici e la certezza che il Signore non abbandona chi lo invoca. Maria continua ad accompagnare l’umanità verso il trionfo del Suo Cuore Immacolato, da Fatima a Medjugorje: il Rosario, l’adorazione eucaristica, la contemplazione sono le armi più significative di questa battaglia contro il male, non smettiamo di usarle soprattutto in questi giorni confusi, ma illuminati dalla venuta del Bambino che ha salvato il mondo.
Lunedì, 22 dicembre 2025
