di Daniele Fazio
In questa immagine qualcosa di terribile e al tempo stesso di consolante attrae lo sguardo. È come una sorta di calamita che in un colpo solo incolla l’attenzione al “punto” bianco, che in realtà sarebbe periferico. Quell’uomo fa irresistibilmente sbiadire tutto il resto. Strano. Dovrebbe essere infatti la maestosità paganeggiante dell’Altare della Patria baciato dal sole ad attrarre. E invece è come se la luce venisse da quel vegliardo e da quel gesto che, sorprendendo tutti, ha compiuto domenica scorsa. È sceso nelle strade della Città eterna, facendosi pellegrino per implorare, a beneficio dell’umanità, il Signore crocifisso e la sua santa Madre. Chiedendo misericordia e protezione. Il suo incedere è incerto, claudicante, ma ostinato. È un cammino controcorrente, quello del pellegrino vestito di bianco, rispetto non solo agli altri, ma anche alla storia dell’uomo occidentale che, abbandonato Dio, si reputa autosufficiente. “Uscire”, e lo ha fatto; non essere un “don Abbondio”, e lo ha dimostrato. Da medico dello spirito vuole sanare le ferite del popolo con la medicina della preghiera affinché il male che ci affligge, fisico e morale, possa essere arrestato da Chi solo lo può, sia direttamente sia indirettamente attraverso i medici chi gli tengono testa.
È una foto semplice che rivela un senso soprannaturale apocalittico ed escatologico più di mille parole e più del solo raziocinio che traballa. Una immagine che può essere intercettata con il cuore e contemplata dallo spirito come un simbolo che disvela l’agonia di questi giorni trepidanti. Solo colui che è ponte fra Cielo e Terra poteva, con questo gesto, dare la risposta di vicinanza e di consolazione al popolo di Dio. Senza garantire alcun happy ending, ma indicando la via, mettendosi egli stesso sulla via nella speranza di essere seguito.
Quella foto sprigiona la giusta dimensione di quanto la storia di questi giorni sta realizzando: l’umanità ha bisogno di salute, ma soprattutto ha bisogno di salvezza, e quest’ultima viene dall’Alto e deve essere implorata. I pellegrini medioevali proprio questo cercavano, incarnando plasticamente ciò che la vita dell’uomo deve essere: un venire da Dio e a Dio tornare. Così come Mosè con le mani alzate intercedeva per il popolo d’Israele, oggi Papa Francesco intercede per il suo popolo. Lo ha fatto nella “forma” di pellegrino non per sostituirsi al nostro pellegrinaggio personale, ma per indurci a prendere coscienza che senza Dio tutto è perso e per indurre i Pastori della Chiesa a non farsi ingabbiare da preoccupazioni “umane troppo umane”.
Da qui, per chi avrà la ventura di poter custodire nel proprio cuore questo gesto e contemplare questo segno, riparte una fase nuova nell’affrontare l’emergenza pandemia. E i frutti si vedranno quando e come il Signore vorrà, consapevoli che le nostre briciole di generosità saranno moltiplicate infinitamente da Lui.
Venerdì, 20 marzo 2020