
Per non dimenticare la tragedia delle foibe
di Vincenzo Pitotti
Il 25 febbraio si è concluso il percorso in alcune città italiane del Treno del Ricordo, un progettovoluto dall’attuale Governoe promosso dal Ministro dello Sport e i Giovani Andrea Abodi. Si è trattato di un treno storico, messo a disposizione dalla Fondazione FS Italiane, che, partito da Trieste il 10 febbraio u.s., ha attraversato le stazioni ferroviarie di sette città d’Italia: Trieste, Padova, Bologna, Roma, Napoli, Lecce, per concludere il percorso nella stazione di Sassari. L’evento è stato inserito nelle celebrazioni per il Giorno del Ricordo, istituito dal governo italiano con la legge del marzo 2004, al fine di onorare le vittime delle foibe e nello stesso tempo tenere viva la memoria dell’esodo che dovettero subire le popolazioni istriane, giuliane e dalmate.
Il Treno del Ricordo ha fornito l’occasione per tornare a parlare e far riflettere tutti gli italiani e in modo particolare i giovani, su quel terribile periodo della nostra storia che, purtroppo, per decenni ha patito una vergognosa congiura del silenzio, motivata da pregiudiziali ideologiche, cecità politica e convenienza internazionale. Oggi, a distanza di ventuno anni dalla legge che ha istituito il Giorno del Ricordo, quella tremenda pagina di storia non è più nascosta. Finalmente se ne parla a scuola, in conferenze pubbliche, in eventi istituzionali e anche in qualche film. Quanto sinora è stato fatto non deve però essere considerato un punto di arrivo. Anche nei prossimi anni è opportuno continuare a parlare di ciò che accadde verso la fine della Seconda Guerra Mondiale e negli anni successivi, precisamente dal 1943 al 1947, allorquando bande di partigiani comunisti jugoslavi, comandati dal dittatore Josip Broz, detto Tito, dopo aver invaso alcuni territori italiani, quali l’Istria, la Dalmazia e parte del Friuli Venezia Giulia, nel folle tentativo nazionalista di slavizzarli e, quindi, per puro odio etnico, gettarono in quegli inghiottitoi naturali carsici chiamati foibe (dal latino foves cioè crepaccio, baratro) migliaia di italiani, tutte persone innocenti che nulla ebbero a che fare con il fascismo. Fu attuata una vera e propria pulizia etnica: i partigiani di Tito prelevarono con violenza dalle abitazioni persone comuni. quali carabinieri, farmacisti, impiegati, operai, postini, semplici donne e ragazze, colpevoli soltanto di essere italiani. Tra questi anche molti religiosi e sacerdoti, tra i quali ricordiamo don Francesco Bonifacio, don Angelo Tarticchio, don Miroslav Bulesic, don Giovanni Pettenghi, don Raffaele Busi e tanti altri, torturati e poi uccisi in odium fidei. Dopo migliaia di arresti ingiusti e indiscriminati, i partigiani di Tito rinchiusero i malcapitati in orribili luoghi di prigionia, nei quali per altro subirono maltrattamenti e sevizie. In seguito gli assassini conducevano le povere vittime in gruppi sull’orlo delle foibe, per poi gettarle (in molti casi ancora vive) in quelle orride fenditure rocciose profondissime.
L’invasione di quelle terre ad opera delle truppe comuniste iugoslave, con i massacri da queste perpetrate sulla popolazione, costrinsero migliaia e migliaia di italiani a fuggire e cercare rifugio in altre regioni e città della penisola. In quei terribili giorni ebbe così origine un biblico esodo di istriani, fiumani, giuliani e dalmati mai verificatosi nella storia.
Coloro i quali hanno avuto la possibilità di visitare il Treno del Ricordonon hanno potuto non provare una certa commozione. Nelle quattro carrozze dello storico treno, attraverso un percorso multimediale provvisto di video con voce narrante, immagini di repertorio e foto, i visitatori hanno potuto conoscere e approfondire la storia di quelle ridenti terre, dall’epoca romana sino ai terribili avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale, con il lungo calvario subìto da quelle popolazioni.
Video, immagini, testimonianze, il ricordo di tanti italiani trucidati dalla folle ideologia comunista, non devono servire per riaprire vecchie ferite o rinfocolare vecchi rancori, bensì per riflettere su quanto è accaduto e far conoscere la storia alle giovani generazioni in modo sereno ed equilibrato, mettendo da parte le lenti della faziosità ideologica, affinché simili immani tragedie non si verifichino mai più.
Giovedì, 27 febbraio 2025