Che volto avrà oggi la Madonna, venerata anche come Regina Pacis? Una scultura del 1918 voluta da Papa Benedetto XV ne offre una immagine verosimile
di Aurelio Carloni
L’aggressione della Russia putiniana allo stato sovrano dell’Ucraina aggiunge una guerra in più, stavolta in Europa, alle molte che si combattono in tutto il mondo, qualche volta da decenni, come in alcune aree del continente africano, dove l’islamismo radicale vuole conquistare con la violenza interi Paesi. Non è, quello russo-ucraino, il primo e non sarà l’ultimo conflitto armato che genera morte, distruzioni materiali e tragedie umane. Post peccatum è così, e gli auspici, le preghiere e le azioni diplomatiche, quando condotte bene, aiutano ad evitare alcune guerre e a rendere meno cruente e più brevi le altre, ma di certo non le azzerano. L’uomo, posto di fronte alla libera scelta di fare il bene, spesso fa il contrario, scegliendo il male. Di qui l’importanza, che nasce dal realismo, di dotarsi di risorse armate adeguate per difendersi (contro ogni irenismo utopico), legittimamente e doverosamente, da aggressioni ingiuste. Ma questo non basta: per ottenere la pace, chi crede deve pregare con perseveranza e fede, come ricorda continuamente Papa Francesco in queste settimane di violenza in terra ucraina, violenza che si ripercuote su civili inermi, bambini, donne e vecchi. La commovente consacrazione della Russia e dell’Ucraina alla Madonna di Fatima, voluta dal Pontefice, ha un valore spirituale straordinario e pone la Santa Vergine al centro delle speranze di un mondo assalito dalla violenza delle ideologie che causano guerre, non solo armate. Basti pensare a quelle contro la vita – con l’eutanasia e l’aborto – a quelle contro la famiglia e l’educazione – con la cultura gender – a quelle contro la persona, con la liberalizzazione delle droghe. Per questo diviene sempre più urgente che i cattolici si rivolgano alla Regina Pacis, Madre misericordiosa e piena di amore, che in questo momento storico possiamo immaginare come la rappresentò lo scultore Guido Galli nella statua che si trova nella navata sinistra della Basilica patriarcale di Santa Maria Maggiore a Roma. Voluta da Benedetto XV per chiedere la fine della Prima guerra mondiale, da egli stesso definita “inutile strage”, e inaugurata il 4 agosto del 1918 in occasione della festività della Madonna della Neve, che celebra la fondazione della basilica ed è tanto cara ai romani, la Regina Pacis mostra un volto serio e affranto. Lo sguardo abbassato, quasi a voler nascondere a sé stessa gli orrori commessi dai suoi figli in quegli anni, la Vergine ha il braccio sinistro levato per chiedere con la mano risoluta la pace. Il Bambino Gesù tiene in mano un ramoscello di ulivo che una colomba, ai piedi della Madre, attende di veder cadere per poterlo portare in dote all’umanità sofferente. In questa Pasqua anche Alleanza Cattolica, con i suoi militanti e i suoi amici, pregherà per la pace e contro ogni guerra, materiale e ideologica, oggi in corso, continuando concretamente e nel proprio piccolo a rispondere alla sua vocazione di realtà di laici impegnati a diffondere la dottrina sociale della Chiesa, perché ogni uomo sia posto in condizione di vivere in pace con Dio, con gli altri e con sé stesso.
Sabato, 16 aprile 2022