Domenica 16 gennaio migliaia di giovani, sfidando un tempo gelido, hanno sfilato per le vie di Parigi manifestando per il diritto alla vita
di Antonio Mondelli
A pochi giorni dall’esame in Senato, in seconda lettura, della proposta di legge Gaillot, che intende portare il termine per il ricorso all’aborto da 12 a 14 settimane, migliaia di giovani hanno dato vita alla quindicesima edizione della Marcia per la vita.
Si definiscono la“generazione pro-vita”. Hanno tra i 18 e i 25 anni, e sono pronti a tutto pur di dimostrare che le leggi improntate a una cultura della morte, che sempre più spesso trovano spazio in Occidente, non avranno l’ultima parola.
Vera musa ispiratrice di questa “generazione pro vita” è la giovane portavoce Aliette Espieux, che con entusiasmo e leggerezza, al termine della manifestazione, ha chiuso il suo intervento con queste parole: «Cari amici, cara generazione pro-vita! Che gioia vedere così tanti di voi oggi! Voi siete la nostra luce, voi siete la nostra speranza […] voi siete la voce di quei bambini a cui è stato impedito di nascere e che avrebbero voluto anche loro essere al vostro fianco oggi qui con noi».
Ma quali sono i contenuti della proposta di legge Gaillot, contro la quale si è mobilitato tutto il mondo pro-life francese? In realtà, oltre all’allungamento dei termini di legge per l’accesso all’aborto da dodici a quattordici settimane, la proposta di legge prevede l’estensione dei termini per l’aborto domiciliare da 5 a 7 settimane di gravidanza, la pratica dell’aborto chirurgico da parte delle ostetriche fino a 10 settimane di gravidanza e, infine, l’abolizione del periodo di riflessione di 48 ore attualmente previsto per i minori.
E tutto questo mentre in Francia il numero di aborti continua a crescere, toccando nel 2019 le oltre 230.000 interruzioni di gravidanza. Così, accusa il presidente della Marcia per la Vita, Nicolas Tardy-Joubert, «invece di analizzare le cause che spingono una donna ad abortire e provare ad intervenire su queste ultime, si legifera per rendere l’aborto sempre più facile».
Ed è per questo che Domitille, 18 anni, come tanti altri giovani è scesa in piazza: «è in gioco il nostro futuro, vi è una accelerazione su tutte queste leggi mortifere e noi non possiamo permetterci di restare a casa senza fare nulla».
La vita vale più di un’uscita in discoteca o di una partita alla Play-station, ricorda la portavoce Aliette Espieux, e sembra che tanti giovani francesi l’abbiano presa in parola.
Mercoledì, 19 gennaio 2022