di Chiara Mantovani
«Completo nella mia carne», dice l’apostolo Paolo, spiegando il valore salvifico della sofferenza «quello che manca ai patimenti di Cristo, in favore del suo corpo che è la Chiesa» (Col 1, 24) è l’incipit della lettera apostolica Salvifici Doloris, dell’11 febbraio 1984, scritta da Papa san Giovanni Paolo II (1920-2005). È la meditazione teologicamente solida e umanamente commovente del Pontefice santo che, pur avendo iniziato il proprio calvario fisico dopo l’attentato del 13 maggio 1981, restava sempre persuaso, in ogni fibra del proprio essere, che nulla, neppure la malattia o la sofferenza, «[…] né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rm 8, 39).
Quel documento è stato fecondo non solo di riflessione, ma anche di iniziative concrete rivolte all’evangelizzazione del mondo della sofferenza. Con il motu proprio Dolentium hominum, dell’11 febbraio 1985, viene istituita la Pontificia Commissione per la Pastorale degli operatori sanitari affinché svolga il ruolo di «[…] organismo di coordinamento di tutte le istituzioni cattoliche, religiose e laiche, impegnate nella pastorale degli infermi» (cfr. n. 6). Segue, il 13 maggio 1992, la Lettera al cardinale Fiorenzo Angelini, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, con cui il Santo Padre accoglie «[…] con favore la richiesta da Lei inoltrata […] ed anche come interprete dell’attesa di non poche Conferenze Episcopali e di Organismi cattolici nazionali e internazionali» comunica la decisione «di istituire la “Giornata Mondiale del Malato”, da celebrarsi l’11 febbraio di ogni anno, memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Lourdes».
Il frutto più maturo, inteso come vertice della chiarezza e della profondità della riflessione magisteriale sulla intangibilità delle persone, anche e soprattutto nelle fasi di maggiore fragilità e malattia, è forse la lettera enciclica Evangelium vitae del 25 marzo 1995. Imprescindibile anche per l’analisi delle ricadute sociali che le diverse antropologie hanno, questa serie di documenti resta ancora oggi un tesoro di idee, di analisi, di progettualità e di linee guida per chiunque approcci il mistero della sofferenza umana.
«Vi sono, nella storia dei popoli, date emblematiche». Così il fondatore e reggente emerito di Alleanza Cattolica, Giovanni Cantoni, scrive nel saggio L’Italia tra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione ‒ premesso all’edizione italiana dell’opera più importante del pensatore controrivoluzionario cattolico Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), Rivoluzione e Contro-Rivoluzione (3a ed. it. accresciuta, Piacenza 1977) ‒ ed è una frase che da sempre commuove profondamente i militanti appunto di Alleanza Cattolica, i suoi amici e suoi simpatizzanti. A maggior titolo quando le date significative passano dalla dimensione storica a quella familiare, qui nel senso della “piccola” famiglia spirituale di Alleanza Cattolica.
È infatti nella data dell’11 febbraio, spiritualmente inginocchiata nella Grotta di Lourdes, che da alcuni anni Alleanza Cattolica rinnova il suffragio per i confratelli che sono già passati all’altra riva. In quella data cade l’anniversario della scomparsa di Marco Tangheroni (1946-2004), storico medioevista, militante di Alleanza Cattolica e suo socio fondatore. E Giovanni Cantoni, che ad Alleanza Cattolica ha insegnato a coltivare la memoria e la gratitudine per gli amici e per i maestri, lo ha indicato come giorno esemplare. Purtroppo ormai sono tanti, direbbe sant’Agostino d’Ippona (354-430), che «questi diletti […] sono passati secondo il corso del tempo», ma «non per questo si è spento l’amore» per loro: «esso invece rimane custodito nel suo prezioso scrigno e nascosto con Cristo nel Signore» (Lettera 263 a Sàpida). Pregate per noi, amici cari, e proseguite in Paradiso per parte vostra la nostra amicizia. Ottenete, per noi, qui, la perseveranza nella battaglia per una società a misura di uomo e secondo il piano di Dio.