Giovanni XXIII, Cristianità n. 13 (1975)
Enciclica Pacem in terris, in Grandi encicliche sociali, a cura di p. Reginaldo Iannarone O. P., Edizioni Domenicane Italiane, Napoli 1972, 6ª ed. ampliata, rifatta e aggiornata, p. 418.
Nelle Comunità Nazionali di tradizione cristiana, le istituzioni dell’ordine temporale, nell’epoca moderna, mentre rivelano spesso un alto grado di perfezione scientifico-tecnica e di efficienza in ordine ai rispettivi fini specifici, nello stesso tempo si caratterizzano non di rado per la povertà di fermenti e di accenti cristiani.
È certo tuttavia che alla creazione di quelle istituzioni hanno contribuito e continuano a contribuire molti che si ritenevano e che si ritengono cristiani; e non è dubbio che, in parte almeno, lo erano e lo sono. Come si spiega? Riteniamo che la spiegazione si trovi in una frattura nel loro animo fra la credenza religiosa e l’operare a contenuto temporale. È necessario quindi che in essi si ricomponga l’unità interiore; e nelle loro attività temporali sia pure presente la Fede come faro che illumina e la Carità come forza che vivifica.
Ma pensiamo pure che l’accennata frattura nei credenti fra credenza religiosa e operare a contenuto temporale, è il risultato, in gran parte se non del tutto, di un difetto di solida formazione cristiana. Capita infatti, troppo spesso e in molti ambienti, che non vi sia proporzione fra istruzione scientifica e istruzione religiosa: l’istruzione scientifica continua ad estendersi fino ad attingere gradi superiori, mentre l’istruzione religiosa rimane di grado elementare. È perciò indispensabile che negli esseri umani in formazione, la educazione sia integrale e ininterrotta: e cioè che in essi il culto dei valori religiosi e l’affinamento della coscienza morale proceda di pari passo con la continua sempre più ricca assimilazione di elementi scientifico-tecnici; ed è pure indispensabile che siano educati circa il metodo idoneo secondo cui svolgere in concreto i loro compiti.
GIOVANNI XXIII