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José Sánchez del Río: martire di Cristo e della libertà religiosa

17 Ottobre 2016 - Autore: Oscar Sanguinetti

Fra il 1926 e il 1929 il Messico è insanguinato da una drammatica guerra civile che contrappone il governo massonico e laicista al mondo cattolico. Un decreto-legge federale ha ristretto drasticamente la libertà religiosa fino a vietare l’apostolato e a ridurre il sacerdozio a una sorta di impiego pubblico; ha limitato a poche unità la presenza del clero in mezzo alla popolazione; ha espropriato chiese e templi; ha iniziato la persecuzione dei religiosi che non si sottopongono alle norme anticlericali. I vescovi, per reazione, hanno indetto uno sciopero del culto cui il governo ha risposto con la chiusura forzata delle chiese e con la repressione militare. Lo shock nel popolo messicano, profondamente cattolico, è enorme. In alcune zone, davanti all’uso della forza da parte dei governativi, scoppiano insurrezioni, che in breve dilagano. Negli Stati centrali della Repubblica intere zone cadono nelle mani dei guerriglieri cattolici che in breve diventano un esercito: l’Esercito di Liberazione, che i governativi chiameranno sprezzantemente i “cristeros”.

Un giovanetto, nato il 28 marzo 1913, José Sánchez del Río, originario della cittadina rurale di Sahuayo, nello Stato di Michoacán, di famiglia simpatizzante per gl’insorti, riesce dopo non pochi sforzi a entrare come alfiere in un reggimento cristero. Preso prigioniero in una imboscata delle truppe federali, viene incarcerato da un manipolo di miliziani irregolari facenti capo a un notabile locale filo-governativo, fra l’altro suo padrino. Questi vorrebbe risparmiarlo, ma, davanti all’intransigenza del giovane, che ostinatamente si rifiuta di abiurare la causa cristera, continua a intonare con tutte le forze il grido degl’insorti “viva Cristo Re!” e rinfaccia al parente il fatto di essere imprigionato in una chiesa da lui ridotta a pollaio, decide di eliminarlo. Nella notte del 10 febbraio 1928 José viene torturato alle piante dei piedi e quindi condotto camminando al locale cimitero, dove gli fanno scavare la fossa e tentano di sopprimerlo a pugnalate; poi, rivelatasi l’operazione troppo lunga, decidono di finirlo con un colpo di pistola alla testa. Quindi ne rotolano il corpo nella fossa.

Sale così al cielo il piccolo cristero, campione e martire di Cristo Re e della libertà di religione nel Messico del secolo scorso. Fin da subito il suo culto si diffonde fra i cristeros e nel popolo. Papa Benedetto XVI lo ha beatificato nel 2005 e il 16 ottobre 2016, canonizzandolo, Papa Francesco ha esteso il suo culto alla Chiesa universale.

 

Oscar Sanguinetti

 

(*Foto di José Sánchez del Río per la sua prima comunione)

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