Giovanni Cantoni nel ricordo dei suoi militanti
Marco Invernizzi, Cristianità n. 401 (2020)
Giovanni Cantoni è scomparso il 18 gennaio a 81 anni. Negli anni 1960 diede vita all’ambiente umano da cui sarebbe nata l’associazione Alleanza Cattolica (AC). Ho conosciuto Cantoni nel 1970, quando AC stava per cominciare una delle proprie prime attività pubbliche, la raccolta di firme per indire il referendum abrogativo della legge sul divorzio, da poco introdotta. AC non era e non è un’associazione specificamente pro family, ma la Provvidenza volle che proprio su questo tema cominciasse, in qualche modo, la sua avventura pubblica. Del resto, avendo come scopo la diffusione della dottrina sociale della Chiesa nella prospettiva di costruire una società cristiana, quest’ultima si edifica sul fondamento dell’istituto familiare.
Così, per almeno quattro anni, fino al referendum che si sarebbe tenuto nel 1974, l’associazione si occupò molto di matrimonio e famiglia, cercando soprattutto di occupare l’aspetto dottrinale della battaglia in corso, che rischiava, e purtroppo così accadde, di essere combattuta quasi esclusivamente sul piano emotivo, tra casi pietosi di donne maltrattate e matrimoni falliti, di divorzi finalmente liberatori di situazioni insostenibili. Quasi nessuno pensò che una legge non si occupa di curare le eccezioni, ma di dare una regola. E così oggi le statistiche forniscono dati secondo i quali i matrimoni cominciarono a diminuire proprio a partire dagli anni 1970, costantemente.
Dopo la famiglia, la sacralità della vita. Quattro anni dopo la conferma della legge divorzista nel referendum del 1974, il parlamento introdusse la legge n. 194, che di fatto legalizza il diritto di eliminare il concepito, seppure con la volontà ipocrita e capziosa di impedire che l’aborto venga usato come controllo delle nascite.
AC presentò anche in questa occasione la richiesta per indire un referendum abrogativo, anticipando la richiesta «ufficiale» del mondo cattolico che avvenne tramite il Movimento per la Vita. Quest’ultima iniziativa prevedeva due referendum, uno che mirava a cancellare integralmente la legge n. 194 e l’altro che intendeva farlo solo parzialmente. Il primo venne considerato inammissibile dalla Corte Costituzionale, in quanto contrastante con una sentenza del 1975 che dichiarava legittimo l’aborto in certe situazioni e a certe condizioni. Rimaneva così un referendum che in caso di vittoria avrebbe abrogato solo parzialmente la legge abortista e AC si impegnò allora in questa «piccola battaglia», come fu descritta sul suo organo ufficiale, il periodico Cristianità, per indicare che si trattava di combattere per il bene possibile, non certo per tutto quello auspicabile.
Conservare significa ricostruire.
Emerse in questa occasione il realismo di Cantoni, la sua ostilità ragionevole e ragionata a ogni forma di utopismo dell’azione. AC coltivava e coltiva il grande desiderio di una civiltà interamente cristiana, ma bisognava e bisogna contemporaneamente partire e tenere conto della situazione storica contingente, e quindi combattere le battaglie possibili.
Lo stesso referendum minimale, come venne definito, vide la conferma della legge abortista. Fu un episodio particolarmente importante per la storia italiana e per quella di AC. Fu infatti la conferma di quanto si era potuto osservare con la sconfitta del 1974 nel referendum sul divorzio. La rivoluzione antropologica iniziata con il Sessantotto aveva già portato frutti di devastazione culturale e sociale, soprattutto sulle giovani generazioni.
In questo mondo ci sono sempre meno istituzioni e costumi da conservare, e sempre più uomini da ricostruire, affinché possano riformare di nuovo istituzioni e costumi. Ci sono certamente uomini che si avvedono di quanto accade, anche grazie all’opera ormai cinquantennale di persone come Cantoni. Migliaia di giovani sono stati «salvati» grazie a lui e alla realtà messa in essere dalla sua attività apostolica, hanno capito che cosa stava accadendo e a propria volta hanno cominciato ad avvertire altri. In questo mezzo secolo sono nati ambienti e realtà che hanno conservato e trasmesso i suoi insegnamenti, ma contemporaneamente il principio di disgregazione ha spazzato via quel poco che ancora resisteva nelle antiche società.
In un mondo che muore, un altro si affaccia e comincia a dare segnali di vita. È il piccolo mondo di cui Cantoni è stato uno dei più grandi iniziatori e maestri fino a quando la malattia, sette anni fa, lo ha costretto a combattere una battaglia diversa, quella della sofferenza e dell’offerta di sé.