Discorso a S. E. il Signor Stefan Frankiewicz, nuovo Ambasciatore di Polonia presso la Santa Sede, dell’11-7-1995, in L’Osservatore Romano, 12-7-1995. Titolo redazionale. Cristianità, 243-244 (1995)
La Nazione polacca, dopo anni di costrizioni e di sofferenze, subite da parte di un sistema di ideologia marxista, ha ripreso con inaudita energia, con slancio ed entusiasmo, la faticosa formazione del suo nuovo volto, la costruzione del futuro basato su principi democratici. […].
In quest’opera di rinnovamento ha svolto un ruolo determinante la tradizione della Nazione, la quale sin dagli albori è una Nazione cristiana. La sua storia fu sempre strettamente congiunta a quella della Chiesa cattolica. Roma ha sempre potuto contare sulla Polonia e mai ne è rimasta delusa. Ha sempre potuto contare sulla Polonia l’Europa cristiana. “Polonia semper fidelis”: è una definizione gloriosa, che non ha perduto nulla della sua attualità e profondità spirituale. Occorre soltanto che nella nuova realtà essa riacquisti il significato che ebbe nel passato. In essa, infatti, è contenuta tutta la verità storica sulla Nazione polacca. Si tratta dunque di continuare questa tradizione gloriosa, di scoprire nuove forze vitali, di cui essa è fonte e portatrice. Ricercare soluzioni ai non pochi problemi attuali senza solide fondamenta vorrebbe dire costruire sulla sabbia dell’incertezza e porterebbe più danno che beneficio. Non si tratta certamente di una costruzione facile, poiché bisogna superare molti ostacoli e molte difficoltà e cercare vie e risposte adatte. Bisogna tener conto anche dei pericoli derivanti dalle riacquistate libertà e democrazia, che la società ha ricevuto, ma come dei compiti da realizzare pienamente. […] come in altri Paesi della […] regione non è facile costruire dalle fondamenta un’autentica società civile e le istituzioni democratiche del nuovo stato […].
Un’autentica democrazia può svilupparsi soltanto sulla base del rispetto della libertà, unito ad un fermo riconoscimento della trascendente dignità della persona umana. “Ma la libertà è pienamente valorizzata soltanto dall’accettazione della verità: in un mondo senza verità la libertà perde la sua consistenza […]. A questo proposito bisogna osservare che, se non esiste nessuna verità ultima la quale guida ed orienta l’azione politica, allora le idee e le convinzioni possono essere facilmente strumentalizzate per fini del potere” (Centesimus annus, 46).
Si tratta, pertanto, di realizzare un modello di sviluppo in cui vengano osservate con rigore le esigenze morali, culturali e spirituali, basate sulla dignità della persona e sull’effettivo riconoscimento di tutti i suoi diritti, specialmente di quello alla vita in ogni fase dell’esistenza, dei diritti della famiglia, santuario della vita e cellula base della comunità sociale, e sul rispetto dei principi di giustizia, di solidarietà e di uguaglianza.
Desidero sottolineare qui con riconoscenza gli sforzi di tutti coloro che in Polonia si impegnano per la realizzazione d’un simile sviluppo, basato sulle esigenze dell’ordine della verità e del bene proprio dell’essere umano. Soltanto Dio, Sommo Bene, costituisce la base su cui si può edificare una società rinnovata e risolvere i complessi e gravi problemi che la scuotono (cfr Veritatis splendor, 99).
Nella nuova realtà in cui si trova la Polonia e in questa edificazione della società come casa comune, la Chiesa vuole essere presente in modo attivo, contribuendo a conferire una forma adeguata alla democrazia che sta rinascendo. […].
La Chiesa non desidera e non pretende per sé privilegi, né posti di favore nella società. Vuole essere per la Nazione mater et magistra, madre e maestra. È stata madre lungo tutta la sua storia millenaria, ha condiviso senza interruzioni le sorti della Polonia, è stata sollecita per l’uomo e ha difeso la sua dignità, sostenendo ogni aspirazione alla libertà e all’indipendenza.
Giovanni Paolo II